| 
        
		Nato: “Ucraina un solo candidato, la democrazia”
		di Alessandro Gisotti
 
 Bruxelles. Al Comando Nato la loro presenza non passa 
		inosservata. Nove delegazioni in visita, oggi. Ma è quella dei leader 
		religiosi ucraini a catalizzare l’attenzione di diplomatici e militari. 
		E non certo per gli abiti talari. Nel bel mezzo della crisi ucraina con 
		metà del paese che grida al complotto euro-americano e l’altra metà 
		decisa a recidere la longa manus moscovita, l’arrivo della delegazione 
		ucraina nel cuore della potenza militare occidentale suscita più di una 
		domanda.
 
 “Ma no, è solo una coincidenza”, si affretta a precisare Robert Pszczel, 
		uno dei portavoce dell’Alleanza Atlantica. “La settimana scorsa – 
		aggiunge – è stato qui anche il portavoce del ministero della Difesa 
		russo”. Poi confida: “Certo il segretario generale sarà contento di 
		incontrarli”. Dunque, qual è la posizione della Nato sul rompicapo 
		ucraino? “Kiev – sottolinea Pszczel – si è impegnata a rispettare degli 
		standard democratici. Per noi, non è stato un piacere ma un dovere dire 
		al governo ucraino che sulle elezioni non ha mantenuto quelle promesse 
		di correttezza che si era impegnato a rispettare tanto con il popolo 
		quanto con la comunità internazionale”.
 
 Gli avversari di Yushenko, gli facciamo notare, lo dipingono come un 
		burattino dell’Occidente. La Nato si sente chiamata in causa? “Noi non 
		abbiamo alcun candidato – precisa – abbiamo un solo interesse: che la 
		voce degli ucraini sia ascoltata”. Poi risponde al quotidiano britannico 
		“The Guardian” che ha ipotizzato per l’Ucraina uno “scenario americano”. 
		Una riedizione della vicenda georgiana. “Io sono polacco – spiega 
		Pszczel – e ricordo che già per la Polonia nel 1981 si parlò di 
		“scenario americano”. In realtà i polacchi si espressero con chiarezza 
		su ciò che volevano. Insomma, le teorie del complotto vanno molto di 
		moda. Ma sull’Ucraina – tiene a rimarcare il portavoce – c’è stata 
		un’unanimità di giudizio tra i paesi della Nato. Noi abbiamo relazioni 
		con l’Ucraina e vogliamo continuare ad averle. Ma vogliamo un’Ucraina 
		libera e democratica”.
 
        
        30 novembre 2004 |