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        Spagna: Capello e il Generalissimodi Enzo Reale*
 [10 feb 06]
 
 Calcio e politica, un binomio praticamente inscindibile nella storia 
        della Spagna moderna. Franco e le vittorie del Madrid, Cruyff e il 5-0 
        del Barcellona al Santiago Bernabeu, la repressione politica e le 
        rivincite sportive. Barça-Madrid non si è mai giocata solo dentro gli 
        stadi. Il
        
        tackle scivolato di Capello era di 
        quelli destinati a far male ma, tutto sommato, la botta è stata ben 
        assorbita. Anche perché quando il tecnico bianconero parla di calcio è 
        un vate, ma quando si addentra nelle oscure contrade della storia e 
        della politica spagnola è solo uno dei tanti che confondono l'efficienza 
        con l'autoritarismo. La versione capelliana della quasi quarantennale 
        dittatura ricalca un po' il nostalgico "i treni arrivavano in orario" 
        di mussoliniana memoria ma mal si applica alla realtà iberica. E' vero 
        che l'educazione privata gestita da ordini religiosi affonda le sue 
        radici nel franchismo ma nel frattempo la democrazia ha portato con sé 
        ben quattro riforme scolastiche che hanno profondamente modificato le 
        fondamenta dell'istruzione. Quanto all'agilità della burocrazia, la 
        Spagna deve molto di più alla concretezza dell'era Aznar che alle 
        pastoie di un regime in decadenza. Idem per la pulizia nelle strade (a 
        Barcellona Capello cambierebbe idea); quanto al rispetto, non c'è nulla 
        di meno istituzionalizzabile.
 
 Sarà per quello che la stampa spagnola ha abbozzato, più che cadere 
        nella polemica frontale, ha usato l'ironia, più che la clava. El País 
        (ovvero il quotidiano dell'intelligentsia izquierdista) ha notato 
        che Madrid è conosciuta all'estero non tanto per l'ordine quanto per la
        movida e le tapas. El Mundo e ABC 
        (centrodestra) si sono limitati a riprendere le dichiarazioni iniziali e 
        le successive rettifiche all'interno delle pagine sportive, senza 
        ulteriori ricami. Come prevedibile, le reazioni più veeementi sono 
        arrivate da Barcellona: quale ordine - ha tuonato il rappresentante dei 
        Verdi catalani, Raul Romeva -, Capello dovrebbe studiare meglio la 
        storia. E, non contento, ha portato il caso all'attenzione della 
        Commissione Europea: sarebbe come se un deputato di Alleanza Nazionale 
        facesse un'interrogazione parlamentare ogni volta che Lucarelli segna un 
        gol. El Mundo Deportivo, il più antico quotidiano sportivo 
        spagnolo, ne approfitta per attaccare il Real Madrid: ecco qual era 
        l'ambiente madridista durante la presidenza Sanz, osserva un editoriale, 
        la transizione dalla dittatura alla democrazia non era ancora stata 
        compiuta. Calcio e politica, sempre insieme. Sport, anch'esso 
        catalano, affida l'indignazione alle lettere dei lettori: dov'è stato 
        Capello nel suo anno spagnolo? Venga a Barcellona e gli insegneremo 
        qualcosa dell'ordine rigoroso di Franco. Pochi cenni dalle televisioni 
        (evidentemente Capello non serve l'agenda del governo), sparuti 
        dibattiti sulle radio nazionali. Si parlava del Real, sì, ma perché 
        mercoledì ne aveva presi sei a Saragozza. Di ordine in campo nemmeno 
        l'ombra.
 
 10 febbraio 2006
 
        * Enzo 
		Reale è il titolare del blog 
		1972, 
		
        
        Cina e dintorni, 
		
        
        Dossier Pyongyang 
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