La rivincita del quasi-Vip
di Paola Liberace
L’ultima parola sul falso televisivo (a parte qualche ironia su
Bonolis in Rai) è tornata a Mediaset: non da un’aula di tribunale,
ma in una delle trasmissioni comico-satiriche ad oggi più longeve,
“Mai dire domenica”. Nel programma della
Gialappa’s è stato infatti ancora
una volta evocato il tarocco, la sòla – come la chiamava qualche
tempo fa lo stesso Bonolis – ma stavolta, coraggiosamente, per
farsene beffe, o meglio per farsi beffe dei suoi implacabili
investigatori, dagli inviati di “Striscia la notizia” alle
“Iene”.Il personaggio di Bum Bum Picozza, impersonato da Fabio De
Luigi, cerca di farsi assumere come Iena e come alter ego di
Staffelli, senza troppo successo; ma intanto, cimentandosi nelle
“scomode” inchieste che hanno reso famosi gli inviati
“non-convenzionali”, colleziona figuracce, imitandone modi e
stili, in maniera nemmeno troppo velatamente caricaturale.
Che di tali inviati si cominci a sentire la sazietà? Le stoccate
più godibili sono dirette proprio alla smania dello
smascheramento: quella che ha animato la polemica tra Striscia e
Affari Tuoi, della quale, francamente, in un panorama televisivo
come quello esistente, non si scorgeva il senso. Perché stupirsi
delle origini “celebri” di protagonisti dei quiz e degli show,
infatti, quando intere trasmissioni – nate dal rovesciamento della
formula iniziale del reality hsow – sono ormai basate proprio sul
“comparsismo”? Sono forse meno Vip i concorrenti di Bonolis che i
testimoni di “Forum” o i sopravvissuti de “L’isola dei famosi”?
Che male c’è a riportare allo spettacolo chi dallo spettacolo
viene, spesso dalle fasce più basse, che dimostrano spesso di
essere quelle professionalmente più ferrate? E non vale nemmeno la
pena di prendere in considerazione, dopo i “soliti noti” del
GF4, l’ennesimo caso del
fenomeno, gli isolati de “La
Talpa”, che sono costati la conduzione su Rai Due ad
Amanda Lear.
La caricatura di Fabio De Luigi coglie nel segno, con il finto
smascheramento di Franco Oppini a Passaparola, perché ricorda a
noi tutti che, oltre ai Vip e agli sconosciuti, esiste una terza
categoria televisiva, che al momento va per la maggiore: quella
del “quasi-Vip”, proveniente dal sottobosco dello show business,
spesso una “meteora” o una comparsa, la cui presenza in video non
passa tanto inosservata da non scatenare le ire dei censori del
piccolo schermo, né suscita tanto clamore da rompere la continuità
tra il pubblico ed il personaggio. Nessuna netta distinzione tra
il cantante demodé e la soubrettina riciclata come inquilina della
Casa, tra la nobile sconosciuta che diventa più nota dei suoi
compagni già celebri e il concorrente professionista del quiz al
cardiopalma. In fondo, il quasi-Vip è l’evoluzione naturale dello
spettatore, la figura che tutti i teledipendenti potrebbero,
vorrebbero diventare. E allora, perché prendersela, protestando in
nome di una televisione virginale dallo scomodo pulpito di
(tele)predicatori navigati?
3 febbraio 2004
pliberace@yahoo.it
|