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              Batman Begins: un eroe contro il vuoto dei 
              valoridi Giampiero Ricci
 [15 
              lug 05]
 
 Dopo il successo di critica di Memento e Insomnia il regista 
              inglese Christopher Nolan si cimenta su un controverso supereroe 
              oramai giunto oltre i sessanta, il Batman di Bob Kane. Chi ha 
              ancora in mente quello buonista di Adam West, in calzamaglia e con 
              qualche chilo di troppo o quello di Tim Burton, non disprezzabile 
              ma stretto nei panni di un Miachel Keaton poco adatto al ruolo, 
              guardando il film di Nolan verrà travolto dalle ragioni del 
              fascino leggendario del Cavaliere Oscuro.
 
 Per Nolan, come nella migliore tradizione di successo del fumetto 
              targato DC Comics, il personaggio di Batman non è per niente 
              divertente. Il miliardario disincantato Bruce Wayne, dopo lo shock 
              subito da bambino per aver assistito all’assassinio dei suoi 
              genitori, non è esattamente e semplicemente un uomo interessato a 
              fare del bene: è mosso soprattutto dal bisogno di fare giustizia, 
              di farsi giustizia. Il fatto è che questa sua giustizia è quella 
              di un Vigilantes che ha assunto le sembianze di uomo-pipistrello e 
              che non ha nessuna intenzione di seguire un codice di 
              comportamento politically correct. Da mezzanotte alle quattro del 
              mattino, la giustizia di Batman è quella di uno psicopatico alla 
              ricerca di vendetta.
 
 Il cast d’eccezione annovera un ottimo Christian Bale nella parte 
              di Bruce Wayne, Michael Caine, Liam Neeson, Morgan Freeman, Rutger 
              Hauer, Gary Oldman e Katie Holmes. Le pedine del fumetto vengono 
              interpretate al meglio dagli attori e anche un purista batmaniano 
              concederà alla bravura di Nolan la capacità di essere riuscito ad 
              inserire due personaggi nella sceneggiatura, quelli di Morgan 
              Freeman e Katie Holmes, senza per nulla intaccare la coerenza e le 
              suggestioni della storia. Il film è girato utilizzando molto 
              spesso soggettive e camera a mano. Splendide sono le sequenze dei 
              disordini nell’isolotto sul fiume di Gotham, un affresco surreale 
              che regge magnificamente il confronto con il meglio della comic 
              art e che il regista ha realizzato ispirandosi probabilmente alla 
              graphic novel “Arkham Asylum” di Grant Morrison e Dave Mc Kean (in 
              Italia Edizioni Play Press, 1997).
 
 Bruce Wayne dopo l’apprendistato in Tibet torna in una Gotham 
              City, non solo paesaggio urbano oscuro ma metropoli che vive una 
              decadenza senza speranza, nell’abbandono e nel degrado, causate 
              dalla corruzione di rapporti sociali finti e ispirati ad 
              un’apparenza senza etica. Lo sguardo critico con cui i media 
              tacciano subito Batman di essere un pericoloso fanatico 
              fascistoide e la contemporanea indulgenza verso criminali cui si 
              cerca per forza di tirare fuori il lato umano anche quando non 
              c’è, non può non risultare una sottolineatura ad interrogativi 
              inquietanti per l’attualità che viviamo. E Batman, il più umano 
              dei supereroi non fosse altro perché superpoteri non ha, vuole 
              scuotere e dare coraggio alla città. Ma attorno c’è il vuoto.
 
 Per il fumetto di Batman, così come viene interpretato da Nolan, 
              il vero nemico da combattere è questo vuoto pneumatico di moralità 
              e contenuti nella vita quotidiana. E non è difficile scoprire, ad 
              esempio tra le pieghe del personaggio Spaventapasseri, criminale 
              dal volto di un giovane e rampante psicologo in giacca e cravatta, 
              una certa frecciata al modello di stile liberal. L’abbraccio del 
              grande schermo al Comic World in popular editon degli ultimi anni, 
              fortemente legato al successi di Tarantino, sta piano piano 
              portando alla luce la straordinaria stagione fumettistica 
              statunitense degli anni Ottanta, allorché i supereroi della Marvel 
              e della DC, inossidabili e verginali, diventano incarnazioni della 
              giustizia, di rabbia vendicativa cieca ed oscura come l’ambiente 
              metropolitano in cui le vicende sono ambientate, adottando un 
              linguaggio fatto di “tagli” e stilemi del tutto cinematografici e 
              guadagnandosi così il giusto credito di status letterario senza 
              più se né ma.
 
 Nonostante l’orizzonte spalancato dall’implementazione tecnologica 
              dell’industria degli effetti speciali, non sempre però i risultati 
              delle trasposizioni cinematografiche sono stati all’altezza delle 
              graphic novel cui si ispiravano come accade invece questa volta 
              per “Batman Begins”. La bellezza del film al di là della perizia 
              con cui sono stati utilizzati gli effetti speciali, della bravura 
              degli attori e della solida sceneggiatura che si traduce in 
              dialoghi profondi e mai scontati sta nel riuscire a trattare 
              paura, rancore, vendetta, giustizia, sentimenti molto umani, senza 
              mai scendete nel banale e lasciando il giusto alla teatralità che 
              necessariamente un produzione di questo genere deve prefiggersi. 
              Un film da non perdere.
 
 15 luglio 2005
 
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