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				L'inferiorità morale di Toni 
				Capuozzodi Cristina Missiroli
 [06 apr 06]
 
 C’è qualcosa di agghiacciante e anche molto umiliante nella 
				brutta pagina di giornalismo che è stata scritta ieri a 
				Mediaset. I fatti sono noti perché ce li hanno propinati in 
				tutte le salse: colpa dell’autoreferenzialità spinta della 
				categoria che pensa di essere sempre molto interessante. In 
				breve, per chi si fosse distratto, è accaduto questo: il 
				magazine del TG5, “Terra!”, guidato da Toni Capuozzo ha in 
				programma un faccia a faccia tra i due candidati premier. Si 
				tratta del settimanale di approfondimento della maggior testata 
				giornalistica televisiva privata e, a quattro giorni dalle 
				elezioni, sembra un’idea perfino banale.
 
              L’operazione, 
				però, si rivela impossibile. Il candidato del centrosinistra, 
				Romano Prodi, declina l’invito. E’ nel suo pieno diritto e, 
				sondaggi alla mano, fa parte della sua strategia elettorale. 
				Prodi è in vantaggio: a questo punto meno appare, meno voti 
				perde. Anche questa è, politicamente, una banalità. Arnaldo 
				Forlani sosteneva che solo un politico molto, ma molto bravo 
				riusciva a limitare i danni e perdere pochi voti negli ultimi 
				comizi elettorali. Tacere, se si è in vantaggio, è spesso 
				un’ottima idea. Anche perché le regole della par condicio 
				impediscono all’altro candidato di andare in tv senza 
				contraddittorio.
               
              Di fronte al 
				“no” di Prodi, per non lasciar sfumare la sua trasmissione, 
				Capuozzo tenta di metter su una squadra di intervistatori che 
				possano rendere interessante un’ora di dibattito con Silvio 
				Berlusconi. E qui scatta il regime. Interno ed esterno 
				all’azienda Mediaset. Da una parte il sindacato unico dei 
				giornalisti ammonisce: “nessun giornalista si presti 
				all’operazione berlusconiana”. E tutti si piegano al diktat. 
				Dall’altra parte il comitato di redazione del TG5 minaccia lo 
				sciopero se Berlusconi sarà mandato in video senza un 
				avversario. 
              Nessuno ha il 
				coraggio di opporsi agli ordini della corporazione. Berlusconi 
				rinuncia. Capuozzo ripiega su una trasmissione un po’ mesta in 
				cui si ripercorrono le polemiche della giornata e si spiega la 
				decisione di autocensurarsi. Al suo fianco il suo vice, Sandro 
				Provvisionato che dice di essere perfettamente d’accordo con il 
				cdr.
               
              E qui viene 
				l’aspetto, tra i tanti, più triste e umiliante. E una serie di 
				domande. Che cosa ha Enrico Mentana che Toni Capuozzo non ha? 
				Perché il conduttore di Matrix ha potuto intervistare da solo il 
				presidente del Consiglio senza che nessuno si opponesse? A 
				Mentana, qualche giorno fa, è bastato spiegare al pubblico di 
				essere solo di fronte al premier e garantire per l’imparzialità 
				dell’intervista con la sua professionalità. Come si permettono i 
				giornalisti del TG5 di dubitare preventivamente della 
				professionalità del più importante dei loro inviati? E perché 
				Toni non ha mandato al diavolo tutti i suoi colleghi?
 06 apr 2006
 
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