| 
      
      Il Sudafrica secondo Coetzeedi Carlo Roma
 
 David Lurie è un professore universitario come tanti. Non è mosso 
      dall’ambizione e non mostra una grande passione per il suo lavoro di 
      ricerca. Anche se ha in cantiere alcuni progetti editoriali, per i quali 
      trascorre molte ore nella ricca biblioteca della sua facoltà, non sembra 
      essere soddisfatto della sua attività di studioso. Attività che resta 
      nell’ombra, ferma ad uno stato iniziale, informe e nebulosa. Per quanto 
      serio e scrupoloso, vive di rendita facendo leva sulle pubblicazioni che 
      gli hanno consentito di raggiungere la docenza. Sempre presente nelle aule 
      a disposizione degli studenti, Lurie è però stanco e solo. Le sue lezioni 
      non sono granché apprezzate dai suoi allievi. I segnali che riceve 
      dall’uditorio, annoiato e perplesso, non lo fanno sentire a suo agio: 
      avverte, intorno a sé, un senso vago di scetticismo e disincanto. Eppure 
      va avanti, come un bravo ed attento impiegato, nella sua opera educativa.
 
 In realtà, il rispetto dell’etica e la violenza compiuta su chi non ha gli 
      strumenti per difendersi sono alla base di “Vergogna”, il libro con il 
      quale il Nobel per la letteratura del 2003, il narratore sudafricano 
      Coetzee, si è aggiudicato nel 1999 il Booker Prize. La vita di David si 
      macchia di una colpa infamante. Reduce da due divorzi, a cinquantadue anni 
      suonati, egli fa i conti con la mancanza d’amore. Da ragazzo è stato 
      piuttosto scaltro nell’accompagnarsi a donne diverse, passando da un 
      tenero abbraccio ad un altro, senza mai fermarsi in modo duraturo e 
      stabile. Alla ricerca del suo equilibrio, con l’andar degli anni non 
      disdegna neanche i rapporti mercenari. Si incontra, infatti, ogni 
      settimana con l’arrendevole Soraya. Nella camera ovattata e silenziosa 
      della prostituta, scelta fra una serie di accompagnatrici, David soddisfa 
      i suoi desideri. E’ contento della compagnia di Soraya. Si è abituato, in 
      fondo, alla presenza della donna nelle sua esistenza solitaria. La 
      disponibilità di Soraya, tuttavia, è a termine. Quasi d’improvviso, la 
      lunga frequentazione si interrompe. David si trova, nuovamente, a caccia 
      di emozioni. La vergogna comincia ad insinuarsi nelle pieghe della sua 
      vita. “Senza gli interludi del giovedì, la settimana è spoglia come un 
      deserto. Ci sono giorni in cui David non sa che fare di se stesso”. Come 
      spendere il suo tempo libero? Come coprire il vuoto che si è aperto dopo 
      la fine dei suoi appuntamenti? Ed ecco la risposta: “Un venerdì pomeriggio 
      – racconta Coetzee – rientra facendo il giro lungo, che passa attraverso i 
      giardini del vecchio college, e davanti a sé, sul sentiero, vede una delle 
      sue studentesse.”
 
 Si tratta della piccola e magra Melanie Isaacs. Vestita in modo 
      appariscente, con una minigonna invitante, la ragazza si lascia andare 
      alle lusinghe del suo professore. Con un po’ di leggerezza e semplicità 
      accetta l’invito di David. Accetta di seguirlo a casa sua e di 
      assecondarne la volontà perversa. Lurie è conscio di commettere un grave 
      errore. Dopo aver subito una denuncia per molestie, chiamato a rispondere 
      delle sue colpe di fronte ad una commissione universitaria composta da 
      colleghi, Lurie ammette subito di aver sbagliato. Rifiutando, però, 
      un’ammissione pubblica della sua responsabilità, viene allontanato 
      dall’insegnamento.
 
 Comincia, così, per David una nuova stagione. Cerca una forma di 
      espiazione riparatoria attraverso la quale purificarsi una volta per 
      tutte. Si trasferisce in campagna presso la fattoria della figlia Lucy. 
      Scopre una realtà difficile fatta di incomprensioni tra diverse etnie, 
      invidie sottili e striscianti, violenza barbara ed inutile. Coetzee, 
      insomma, cambia prospettiva d’osservazione. Lascia emergere l’anima più 
      oscura del Sudafrica rurale. Un’anima nella quale si continua ad agitare 
      lo spirito di rivalsa delle classi sociali più deboli e tartassate pronte 
      a conquistare, con ogni mezzo, spazi di potere scalzando i vecchi 
      proprietari terrieri. Lucy, ad esempio, scende a patti con 
      l’amministratore delle sue terre al quale cede parte della sua proprietà. 
      Un passaggio di consegne che simboleggia un mutamento incombente nella 
      distribuzione della ricchezza in tutto il Sudafrica. A David, contrariato 
      ed in rotta di collisione con la figlia, non resta altro che adeguarsi 
      alle regole imposte da Lucy.
 
 In “Vergogna”, molto più che in “Elizabeth Costello”, l’ultima opera di 
      Coetzee pubblicata da Einaudi, è possibile saggiare lo stile scarno ed 
      asciutto adottato dallo scrittore australiano. È possibile anche mettere a 
      fuoco l’immagine di un paese lontano del quale spesso ci sfuggono i 
      contorni e i riferimenti essenziali. Il tema della colpa, d’altra parte, 
      si gioca tutto sulla modalità tramite la quale ottenere l’espiazione. La 
      responsabilità personale, unita a quella di natura morale, rappresentano 
      il vero il banco di prova per il professore. David non vi sfugge. Sceglie 
      di confrontarsi con il suo misfatto senza remore e senza paura. Coetzee 
      segue il suo lungo percorso di ravvedimento: non lo giudica, ma lo lascia 
      agire liberamente.
 
      
      25 marzo 2004
 J. M. Coetzee, “Vergogna” , Einaudi, pagg. 229, 10 euro
 
        |