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      Europeismo e Urss, figli della stessa ideadi Fabrizio Amadori
 
 Si può veramente parlare di crisi odierna delle ideologie? Questa è la 
      domanda che si pone il sovietologo Robert Conquest, autore de “Il grande 
      terrore”. Per capire se le ideologie siano morte Conquest utilizza il 
      linguaggio medico. Che parla di “-iti” per indicare affezioni gravi e di 
      “-osi” per indicare stati morbosi più lievi, ma pur sempre capaci a loro 
      volta di degenerare. “Ideiti” e “ideosi” potrebbero indicare 
      rispettivamente le ideologie estreme dei regimi totalitari e certe idee 
      ossessive dei paesi occidentali. Una medesima origine le accomuna. Ci 
      troviamo nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo: il filosofo 
      empirista John Locke sta per mettere in moto un processo incontrollabile. 
      La sua deduzione di regole formali, effettuata a partire dal modo degli 
      inglesi di intendere la libertà, non aveva chiaramente alcun cattivo 
      scopo. Quando da tale deduzione derivò un vasto processo di 
      razionalizzazione, il mondo della cultura non si allarmò, tutt’altro. Il 
      metodo razionale, infatti, sembrava destinato a grandi successi. Non ci si 
      accorse così che esso limitava il mondo ideale. E una simile 
      semplificazione toccò la realtà politica e sociale allorché essa sembrò 
      riconducibile a pochi principi generali. Fu in nome di tale pretesa che 
      nacquero le ideologie moderne.
 
 Poco dopo Hume (tesi su causa e effetto) e Kant (alcune antinomie della 
      ragione pura) avevano messo in guardia dal riduzionismo. Ma si era 
      trattato di richiami isolati che nulla potevano contro ciò che le 
      ideologie estreme dopo Locke osarono assicurare: la conoscenza piena della 
      società umana, che a quel punto si poteva reinventare (e quindi 
      migliorare). Questo era ciò a cui gli “ideiti” avevano sempre mirato, 
      realizzare l’utopia sulla terra. Prima di Locke tali aspirazioni avevano 
      usato il gergo della teologia. Dopo di lui poterono utilizzare quello 
      assai più efficace della ragione e delle scienza. Col passare dei secoli 
      la situazione non migliorò: siamo nell’Europa del Novecento, ed è ancora 
      un terribile riduzionismo, paragonabile alla contrapposta dottrina 
      irrazionalistica hitleriana, a dominare in Unione Sovietica. Quando, alla 
      fine degli anni Ottanta, l’Urss crolla esso scompare dal nostro continente 
      (scompare cioè l’“ideite”). La sua versione più moderata continua però a 
      sopravvivere e, secondo Conquest, genera addirittura l’Idea stessa 
      dell’Unione europea. Anche se, da brava “ideosi” qual è, l’Idea Europa non 
      intende realizzare alcuna utopia, continua a parlare un gergo pericoloso, 
      quello della ragione. Essa è infatti il frutto di un progetto a tavolino, 
      ma il dato storico che la democrazia non sia il risultato di 
      un’elaborazione teorica dovrebbe far riflettere.
 
 In breve sono in molti a capire che l’Unione è il prodotto di un’Idea e 
      basta. Infatti i suoi maggiori responsabili spiegano i successi come la 
      dimostrazione degli assunti di base e le difficoltà come la dimostrazione 
      che bisogna insistere con più determinazione. Proprio come era già 
      successo in Unione Sovietica, alla quale non a caso l’Ue assomiglia, 
      soprattutto per lo sviluppo ipertrofico della burocrazia. Dimostrata così 
      l’esistenza di un’“ideosi” europea che basterebbe da sola a negare la 
      supposta crisi delle ideologie, Conquest rileva che invece l’unificazione 
      americana non degenerò mai in malattia. Forse perché molti aspetti vennero 
      lasciati all’indeterminatezza, affidati all’iniziativa delle generazioni 
      successive.
 
 L’Idea europeista, con il suo enorme, sempre più complesso apparato 
      assomiglia alla costruzione di un monumento che il principe di una storia 
      di H.G.Wells volle per la sua amata sposa defunta. La tomba della giovane 
      sarebbe stata il cuore del magnifico tempio. Il principe si immerse subito 
      nell’opera di edificazione. “Durante i lavori di costruzione, di anno in 
      anno le sue idee si fecero più ambiziose ed egli ordinò una serie di 
      modifiche che portarono ad un risultato sempre più perfetto. Finché un 
      giorno entrò nell’edificio insieme ai suoi architetti e si guardò intorno, 
      ancora insoddisfatto. Uscì, rientrò, passò in rassegna con lo sguardo ogni 
      cosa e alla fine puntò il dito verso la tomba e ordinò: “Togliete quella 
      roba!”. Analogamente l’Idea europeista, come prima quella comunista, è 
      stata costruita attorno al concetto di crescita sociale ed economica. Ma 
      purtroppo la forma continua ad esercitare il suo fascino sebbene il 
      contenuto sia stato in gran parte rimosso o rischi, peggio ancora, di 
      degenerare.
 
      
      7 aprile 2004
 Robert Conquest, "Il secolo delle idee assassine", Mondadori, Milano, 
      2001, pp.351
 
 
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