Cosa succede a un sogno
di Roberto Festa
Einaudi, Torino, 2004
pp. 261,
15
 

Marmellata liberal in stile no-global
di Cristina Missiroli
[17 nov 04]

Cosa accade se un giornalista italiano tenta di applicare agli Usa lo schema politico-psicologico della sinistra italiana? Accade che Einaudi gli pubblichi un libro (una simpatica raccolta di saggi radical e liberal) e che la stampa italiana ci costruisca sopra una parvenza di teoria politica. Il ragionamento è semplice. Primo: in Italia l’odio verso Silvio Berlusconi funziona ormai da dieci anni come collante per una coalizione di anime che più diverse non si può. Secondo: in quanto a detestabilità progressista George W. Bush si avvicina parecchio al Cavaliere. Ergo: se si accatastano insieme tutti quelli che odiano Bush forse non si vincono le elezioni, forse non si lancia una nuova cultura politica. Di certo si può vendere in Italia un bel libro con un titolo intrigante e politicamente corretto. L’intuizione è di Roberto Festa, giornalista vicino alla sinistra italiana (Radio Popolare, l’Unità, Diario, eccetera) e profondo conoscitore delle cose americane. Quest’estate, in libreria, potete trovare l’antologia che recentemente ha messo a punto e che porta il titolo di Cosa succede a un sogno. Le nuove tesi dei “neoprog” Usa.

Ma chi sono questi “neoprog”? Sono (o meglio dovrebbero essere) il contraltare dei “neocon” ovvero il gruppo di pensatori “neoconservatori” della destra repubblicana americana che costituisce uno dei think tank che ha influenzato almeno una fase della politica estera dell’amministrazione Bush. Il nome “neoprog” (che sta naturalmente e simmetricamente per neoprogressisti) è certamente meno noto. E c’è anche un perché. Non solo infatti i neoprog sono da poco balzati alla ribalta delle cronache. Non solo sono quasi più noti come etichetta in Italia che negli Usa. Ma soprattutto assomigliano molto più ad una furba montatura mediatica che ad un vero e proprio pensatoio.

Già, perché a ben vedere, che cosa accomuna tra loro i neoprog? Il “sogno americano” – dice l’autore dell’antologia – il simbolo dei diritti e delle possibilità, che oggi si scontra contro «quello stato di shock che ha colpito l’America e il mondo dopo l’11 settembre». Uno shock che ha determinato guerre in Afghanistan e in Iraq, non per colpa del terrorismo ma per colpa di una amministrazione «tra le più conservatrici della storia americana, terrorismo e attacco ai diritti civili, garanzie sociali sempre più flebili, un senso generale di apocalisse che si fa strada fra guerre infinite, bombe, visioni di religioni ed eserciti che purificano il mondo». Ed è proprio questa spiegazione che rivela il vero collante dei neoprog. Al di là dei proclami. Non il “sogno americano”, ma ancora una volta, l’odio nei confronti di Bush e dei famigerati neocon. Il presidente americano infatti è il vero nemico a cui si oppone ognuno degli autori selezionati per questa antologia di Einaudi. «L’ambizione di tutti – ammette Festa nella sua introduzione – è superare le contingenze della politica per ricostruire le basi di una strategia democratica e di sinistra in tempi di war on terror e di neocon». A parte il nemico comune, ben poco unisce gli autori d’area liberal e radical scelti da Festa. Gli interventi sono aperti dal saggio di Michael Walzer, chiaramente schierato sul fronte liberal, e chiusi da Howard Zinn, attivo pacifista radical, aprendo un ampio ventaglio intellettuale e politico nel quale si giocano i destini dell’opposizione e la sua velleità di rovesciare la preminenza dei neocon nella politica interna ed estera Usa.
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