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Le
confessioni di Max Tivoli
di Andrew Sean Greer
Adelphi, Milano, 2004
pp. 312, €18
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Storia di un bambino già vecchio
di Carlo Roma
[27 gen 05]
Cosa succede se, a causa di un bizzarro ed incredibile gioco del
destino, la vita di un poppante inizia al contrario? Come potrebbe
cambiare la sua infanzia se si rendesse conto di essere nato già
vecchio, di avere le movenze, la corporatura e le caratteristiche
di un uomo fatto? Cosa vorrebbe dire per lui essere costretto ad
invertire le lancette biologiche del suo organismo e vestire i
panni che non gli competono né in virtù dell’età anagrafica né in
virtù del suo livello di maturazione? Non è facile confondersi fra
i grandi quando si è ancora piccoli. Non è semplice corrispondere
agli sguardi vigili ed interessati di signore affascinanti e
vogliose attratte da un fisico che confonde le acque, nascondendo
la vera età e le reali condizioni di un gentiluomo ancora bambino.
Anche se si sente pronto a prender moglie, infatti, lo sfortunato
è consapevole di avere l’esperienza e la forza di un
diciassettenne. Lo sfortunato al quale facciamo riferimento ha un
nome ed un cognome. Ha affidato la sua storia alle pagine di un
diario intimo lasciato alla donna che ha amato per tutti i suoi
tristi giorni. In realtà, è questo il dramma nel quale è immerso
il protagonista de “Le confessioni di Max Tivoli”, l’ultima fatica
dello scrittore americano Andrei Sean Greer, appena pubblicata
dalla Adelphi.
Max Tivoli nasce negli Stati Uniti nel 1871. Ha settant’anni. E’
brutto ed informe. Desta, fin da subito, l’orrore e la perplessità
di chi lo circonda. La pazienza e la solidarietà della madre e
della donna in servizio presso la sua casa, però, attenuano la sua
sofferenza e gli danno la spinta necessaria ad affrontare le tante
sfide che lo attendono al varco. Il consiglio che, più di ogni
altro, lo sostiene è quello che ha sentito in famiglia: “Cerca di
essere sempre – le ricorda proprio la madre - quello che gli altri
pensano che tu sia”. Max asseconda, dunque, il suo strano destino.
La sua immagine, naturalmente, non manca di stupirlo.“Diciassette
anni appena compiuti, un metro e ottanta, con una folta chioma
castana e una bella barba brizzolata, sembravo il presidente degli
Stati Uniti”, dice di se stesso. Ecco come egli appare agli amici
che ne conoscono la sventura con i quali si può confessare più
liberamente. Ed anche, a maggior ragione, come lo vedono quanti lo
ritengono un interlocutore serio e capace. Max conosce
perfettamente l’anno in cui, tornato bambino, morirà. La sua
esistenza è, in fondo, un lento ma incessante conto alla rovescia.
Ogni anno che passa, ogni cambiamento che avverte nel suo strano
corpo, sono dei segnali terribili che lo pongono di fronte alla
sua triste malattia.
Una malattia inconfessabile con la quale convive in piena
solitudine senza potersi sfogare con nessuno. Eppure, mettendo in
pratica i suggerimenti di quei pochi che lo hanno accettato, Max
cerca di farsi strada nel mondo con i suoi modi un po’ goffi e
inconsueti. Incontra l’amore e ne resta folgorato. La piccola
Alice, fresca e curiosa, sarà la sua ossessione. Da giovane,
apparendo un adulto avanti negli anni, non gli è consentito
neanche avvicinarla. Dopo molti tempo che se ne è separato, la
rincontra: la sua passione, immutata nonostante gli anni trascorsi
senza di lei, esplode nuovamente con lo stesso ardore delle
stagioni giovanili. Ora, cambiando identità, può finalmente
coronare il suo sogno benché per un periodo limitato, irto di
difficoltà, contraddistinto da grandi bugie e animato dalla
sensazione opprimente che il suo segreto possa essere scoperto. E’
soltanto in questo brevissimo lasso di tempo, nel quale l’età
anagrafica coincide con quella biologica, che Max Tivoli sembra
prendere vigore: la sua vita pare seguire il ciclo delle stagioni
come quella dei suoi simili.
Si tratta, però, di una felicità fugace, e fragile dietro alla
quale si nasconde il marchio beffardo di un destino ineluttabile.
E’ la figura di Alice con la sua semplicità ma anche con il sua
bellezza a segnare, in modo indelebile, tutta la narrazione. La
vicenda umana di Max Tivoli si gioca sulla ricerca incessante
della sua fiamma adolescenziale. La serenità, a lungo desiderata e
solo in piccola parte assaporata, corrisponde in fondo alla
conquista della sua Alice. Una conquista che diventa sempre di più
una speranza tramite la quale riuscire ad emanciparsi e a
camminare sui sentieri della vita senza doversi vergognare. Andrei
Sean Greer ha il merito di dipingere il ritratto di un mostro
gentile a caccia di un’esistenza impossibile. A metà strada fra la
farsa ed il dramma, “Le confessioni di Max Tivoli” mettono a nudo
le ansie, le aspettative e la volontà di riscatto che forse
attraversano ciascuno di noi. Speranza e dolore: sono questi, in
verità, i due fuochi che guidano la penna di Sean Greer. D’altra
parte John Updike, mostro sacro della letteratura a stelle e
strisce, ha sottolineato che le confessioni “hanno il fulgore
della poesia e il richiamo incantato del dolore”. |