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        Addio a Vitali, il maestro delle statistichedi Giuseppe Pennisi
 [15 lug 05]
 
 Sulla lapide tombale di Ortega y Gasset c’è una scritta molto semplice: 
        “In ricordo delle battaglie che ha combattuto”. Un’incisione analoga 
        dovrebbe essere posta sulla tomba di Ornello Vitali, professore di 
        Statistica economica all’università di Roma La Sapienza, dove per anni 
        ha diretto il dipartimento di analisi quantitative per le scelte 
        politiche alla facoltà di Scienze politiche. Editorialista del 
        quotidiano economico ItaliaOggi, nonché ideatore e coordinatore delle 
        periodiche indagini sulla qualità della vita nelle province italiane 
        condotte per Ideazione. Infatti, come i veri grandi, Ornello vorrà 
        essere ricordato per tutte le battaglie che ha combattuto. Non per 
        quelle che ha vinto. Oppure per quelle che ha perso.
 
 Ci conoscevamo da molto tempo. Ero al corrente, sin dagli anni Settanta, 
        delle sue battaglie per il miglioramento della qualità dei dati, 
        strumento essenziale per qualsiasi politica economica. La loro eco mi 
        giungeva negli Stati Uniti, a Washington, negli ambienti della Banca 
        Mondiale. Ornello le combatteva, prima in Istat , poi nelle Università, 
        specialmente quella di Ancona e della Sapienza di Roma (dove ha creato 
        vere e proprie scuole). La ha riprese in Istat (nella veste di 
        consigliere di amministrazione) e più di recente nella apposita 
        Commissione del sistema statistico nazionale. Avevo anche avuto modo di 
        apprezzare i suoi lavori davvero fondamentali in materia di contabilità 
        economica nazionale, matrici di contabilità sociale, indicatori e numeri 
        indici per misurare la qualità della vita.
 
 La nostra conoscenza professionale diventò un’amicizia molto stretta 
        quando il governo dell’Italia venne affidata ad un esecutivo che non era 
        espressione del Parlamento (quello “tecnico” guidato da Lamberto Dini). 
        Allora cominciammo a lavorare fianco a fianco non solamente per 
        criticare con rigore quantitativo parte delle scelte effettuate (ad 
        esempio, molti aspetti tecnici della riforma della previdenza varata nel 
        1995) ma anche e soprattutto per contribuire a mettere a punto quelli 
        che sarebbero stati i programmi di un’alternativa non dirigista per le 
        elezioni politiche del 1996 e del 2001. Nel 1996, gli esiti elettorali 
        furono, per Ornello Vitali, motivo di ancora maggiore rigore per aiutare 
        gli amici impegnati in politica attiva nell’elaborare i programmi 
        economici per le elezioni del 2001. Un punto di riferimento furono i 
        molti giovani entusiasti in quell’Osservatorio parlamentare che allora 
        iniziava ad operare e nei seminari annuali all’Abbazia di Vallombrosa 
        con (allora) trentenni accomunati (al di là delle differenze politiche) 
        nella disciplina delle libertà e nella convinzione che l’avventura umana 
        di ciascuno è solamente un episodio in una più vasta e più profonda 
        trascendenza. In quegli anni, gli suggerì di iniziare una strada per lui 
        nuova: quella del giornalismo nella vesta di editorialista . Da uomo di 
        dati e di cifre diventò il polemista entusiasta ed entusiasmante che i 
        lettori di Ideazione hanno conosciuto.
 
 Con la Casa delle Libertà al governo, Vitali avrebbe potuto essere 
        chiamato ad incarichi pubblici di grande prestigio. Preferì continuare a 
        combattere , principalmente nell’università, per il miglioramento della 
        disciplina a cui aveva dedicato la vita e impegnare il suo tempo a 
        individuare e tirare su giovani colleghi che, come lui, dessero più 
        importanza al merito, ai contenuti, delle loro battaglie che ai 
        risultati puntuali di ciascuna di esse.
 
 15 luglio 2005
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