L’arcipelago delle libertà
di Stefano Caliciuri, Barbara Mennitti, Cristiana
Vivenzio
da Ideazione, gennaio-febbraio 2005
A sentire un luogo comune, il centrodestra italiano vivrebbe da sempre
un deficit di appeal culturale. Tutti attratti da una certa
superficialità dell’essere, le donne e gli uomini che ogni santa
elezione appongono il loro voto su uno dei simboli dei partiti della
Casa delle Libertà stampigliati sulla scheda elettorale, avrebbero nelle
loro case, a voler essere compiacenti, libri acquistati non per essere
letti ma per ben figurare sulle riviste di arredamento d’interni. La
cultura? Tutta a sinistra. Ma che si tratti, appunto, soltanto di un
luogo comune è facilmente dimostrabile osservando la nascita e la
crescita di una miriade di istituzioni, giornali, riviste, siti internet
e blog che, più o meno da dieci anni, rende l’emisfero culturale e
mediatico della destra ricco di vivacità. Si fa ormai quasi fatica a
tener conto delle nuove iniziative, specie nel settore telematico dove
l’effervescenza dei blog sfugge spesso ad una conta aggiornata. Insomma,
a destra la cultura è divenuta pane quotidiano e la cultura politica,
complice anche la necessità di elaborare le coordinate ideali di partiti
nuovi e ridefinire i contenuti dei partiti tradizionali, fa la parte del
leone.
Il problema, decisivo, è quello della loro visibilità mediatica, della
capacità di “bucare” sui media nazionali, di imporre i temi e le parole
d’ordine elaborate su riviste e convegni nel dibattito culturale del
paese. Non è, appunto, problema di poco conto, ed è forse qui la
differenza più evidente con il mondo dei think-tank americani. Ma
intanto un arcipelago c’è già e sarebbe un buon punto di partenza
cominciare a metterlo in rete. Dove sono, come si chiamano e come
operano, dunque, le Heritage Foundation italiane? Come sono strutturate
e quali sono i rapporti che intercorrono tra di loro? Chi sono gli
uomini che le hanno fondate, e chi quelli che lavorano al loro interno?
Quali rapporti hanno, infine, con la politica e con i partiti che
operano sul terreno del confronto quotidiano con i problemi del paese? A
queste domande abbiamo tentato di dare una risposta, spingendo tuttavia
l’indagine anche oltre. Abbiamo provato a ridisegnare, su scala
nazionale, un panorama che fosse il più possibile vicino a quello
americano raccontato nella parte iniziale di questa sezione. Per questo,
non abbiamo limitato l’analisi alle sole fondazioni o agli istituti di
ricerca, ma l’abbiamo allargata anche alle riviste, ai quotidiani, ai
siti Internet e, laddove possibile, anche alle radio e alle televisioni
(non quelle generaliste pubbliche o commerciali, ma solo quelle nate con
un progetto editoriale dichiaratamente schierato).
Qualche avvertimento è necessario, nel momento in cui ci apprestiamo a
tracciare per la prima volta una mappa tanto impegnativa. Innanzitutto,
come tutte le buone mappe che si rispettino, essa apparirà in qualche
modo incompleta. Ce ne scusiamo fin d’ora con gli interessati,
denunciando i limiti di questo lavoro che, avendo in qualche modo il
centro politico come sfondo di riferimento, ha il difetto di essere un
po’ troppo “romanocentrico”. Esistono realtà culturali locali che sono
sicuramente sfuggite al nostro rapporto: una buona occasione per
approfondire successivamente questo versante della battaglia culturale,
scendendo più in dettaglio sul territorio. In secondo luogo, i
riferimenti e i legami sono stati delineati così come sono apparsi alla
nostra personale indagine: inevitabile questa prospettiva soggettiva,
della quale ci assumiamo tutta la responsabilità. In terzo luogo, la
differenza con la realtà americana appare subito dalle dimensioni delle
strutture e dalla ricchezza del badget finanziario di cui esse
dispongono. La replica del modello americano è dunque, in parte, una
forzatura giornalistica, anche se al di là dell’Atlantico sono al
culmine di un percorso più che quarantennale; al di qua raccontiamo un
processo appena avviato, descriviamo un mondo che ha appena iniziato il
suo percorso in mare aperto. Come dire, buon vento.
Liberal-conservatori, il mondo di Ideazione
Partiamo dunque dalle istituzioni culturali, che spesso fungono da
contenitore di più iniziative: dagli studi di settore alla convegnistica
alla pubblicazione editoriale. E per risolvere subito l’evidente
conflitto d’interessi con la testata che ospita questo articolo,
togliamoci il dente e parliamo di Ideazione che rappresenta una realtà
ricca e complessa, capace di articolare su più piani l’attività
politico-culturale. Tutto nasce nel 1994 attorno alla rivista bimestrale
fondata da Domenico Mennitti, fresco dell’esperienza organizzativa di
Forza Italia creata da Silvio Berlusconi e destinata a sconvolgere e poi
a determinare gli equilibri politici del decennio successivo. Ideazione
è il primo “centro di raccolta” dell’intellighenzia moderata: i suoi
numeri, anno dopo anno, contribuiscono a formare il corpo della
riflessione politica di quello che in maniera spregiativa viene
all’inizio considerato “un partito di plastica”. Si consolida
l’impostazione liberale e conservatrice che guarda all’esperienza
anglosassone per una semplificazione del quadro istituzionale, un
rafforzamento degli organi decisionali, robuste riforme liberiste in
campo economico. I convegni a margine della presentazione dei numeri,
poi dei libri della casa editrice, formano l’embrione di un’attività
istituzionale che, attraverso la costituzione nel 1997 di un Centro
culturale, sfocia nel 2000 nella Fondazione Ideazione. Presieduta da
Domenico Mennitti – che, rientrato in politica prima come parlamentare
europeo, poi come sindaco di Brindisi, ha nel frattempo lasciato la
direzione del bimestrale – la Fondazione sviluppa ricerche su cinque
filoni principali: il dibattito culturale, la politica estera, le
riforme economiche, la politica energetica, il Mezzogiorno. Il comitato
scientifico, presieduto dal filosofo Vittorio Mathieu, è composto da
studiosi e politici che negli ultimi dieci anni sono passati attraverso
la collaborazione al bimestrale. Ruolo rilevante rivestono i
responsabili delle attività editoriali di Ideazione (Pierluigi Mennitti,
direttore del bimestrale, Alessandro Campi, direttore delle collane
editoriali, Andrea Mancia, caporedattore del bimestrale), a
testimonianza di un progetto complessivo che si compendia nell’attività
della Fondazione. Negli ultimi anni l’attività si è mossa su un terreno
più istituzionale, meno legato ai partiti e più attento al dibattito
culturale. Massimo Lo Cicero è il direttore dell’Osservatorio sul
Mezzogiorno, che incide con provocatoria originalità nel dibattito
meridionalista contemporaneo (la Fondazione ha anche contribuito alla
stesura dello statuto regionale della Puglia). La Fondazione ha una sede
centrale a Roma e una regionale in Puglia (Bari-Brindisi), due
biblioteche tematiche aperte al pubblico, un sito internet aggiornato,
una serie di monografie sui temi oggetto delle ricerche. Organizza
convegni e presentazioni librarie. Momenti qualificanti: i convegni di
Gubbio su politica estera ed energetica, i convegni di Bari
dell’Osservatorio sul Mezzogiorno, i convegni di Roma dedicati alle
riflessioni di cultura politica, le ricerche sulla riforma pensionistica
e sulla politica energetica. L’attività editoriale di Ideazione si è nel
frattempo sviluppata anche sul web con un quotidiano on-line
(Ideazione.com) al quale si sono aggregati negli ultimi tempi dei blog
tematici e il mensile di geo-economia Emporion.
Dal terzismo a Forza Italia l’evoluzione di
Liberal
Un percorso non troppo dissimile è quello della Fondazione Liberal,
fondata nel 1995 per iniziativa di Ferdinando Adornato (attuale
presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati). Nata
anch’essa attorno all’omonima rivista mensile, ha seguito nei primi anni
il progetto “terzista” di favorire l’incontro dei valori etici e
politici del pensiero liberale laico e cattolico. è della prima fase
l’appoggio di personaggi come Carlo Azeglio Ciampi, Mino Martinazzoli,
Ernesto Galli della Loggia, Giorgio Rumi, Sergio Romano, Cesare Romiti e
Marco Tronchetti Provera. Successivamente, Adornato ha trovato più
spazio per sviluppare il suo progetto dentro la Casa delle Libertà.
Trasformato prima in settimanale, poi in bimestrale, Liberal ha
sviluppato le attività della Fondazione, stringendo i rapporti con il
partito di Silvio Berlusconi. Ha rafforzato il comitato scientifico che
funge anche da Consiglio di indirizzo di Forza Italia, ha elaborato la
costituzione della Carta dei Valori degli “azzurri” e ha intensificato
l’attività convegnistica sui temi della politica nazionale e
internazionale. La sede è a Roma, ma l’attività è articolata sul
territorio nazionale, giacché la Fondazione Liberal ha aperto una serie
di club nelle principali città italiane. Momento qualificante: il
convegno di inizio anno a Todi, nel quale Adornato raduna quelle che
potremmo definire le “teste d’uovo” dell’intellighenzia moderata per una
riflessione puntuale sul dibattito politico del momento. La dimensione
internazionale della politica, oltre che sulle pagine di Liberal, trova
spazio in una nuova pubblicazione, il trimestrale di geopolitica Risk
che raccoglie firme autorevoli del giornalismo internazionale.
Economia e mercato, la Free Foundation
Più orientata verso le tematiche economiche è la Free Foundation (dove
Free sta per Foundation for Research on European Economy) presieduta in
origine da Renato Brunetta, economista e europarlamentare di Forza
Italia, e Franco Frattini, neo vicepresidente della Commissione europea
e commissario per Giustizia, libertà e sicurezza. La Fondazione, ora
completamente diretta da Brunetta, si descrive come uno strumento di
servizio «rivolto a quanti in Italia operano per promuovere una moderna
economia di mercato, nel quadro di uno Stato autorevole e leggero,
orientato ai principi della sussidiarietà e del federalismo». Operando
in rete con associazioni europee analoghe, Free elabora analisi e
previsioni sulle tendenze dell’economia italiana, europea e
internazionale con un occhio particolare alla riforma dello Stato
sociale. Grazie al suo centro di raccolta, elaborazione e diffusione di
informazioni statistiche ed economiche, pubblica ogni quattro mesi un
Rapporto di analisi e previsione economica. Come ogni fondazione,
inoltre, organizza incontri tematici, seminari e convegni.
Tutti gli uomini del presidente, la Fondazione
Magna Carta
Ultima nata, ma già molto attiva e con prospettive di ampio respiro, è
la Fondazione Magna Carta, riconducibile al presidente del Senato
Marcello Pera che ne è il presidente onorario. Il presidente operativo,
invece, è Gaetano Quagliariello, professore alla Luiss di Roma e
consulente culturale di Pera. Quagliariello si muove da tempo negli
ambienti culturali liberal-conservatori: è stato negli anni Novanta tra
le anime principali della rivista Ideazione, ne ha fondato la casa
editrice, funge da raccordo con la casa editrice liberale Rubbettino, ha
raccolto attorno a sé un folto gruppo di docenti liberali che oggi
compongono l’ossatura di Magna Carta. La Fondazione si caratterizza per
un profilo più istituzionale. Orientata sull’analisi delle transizioni,
si dedica allo studio delle possibilità di riforma di quattro grandi
aree tematiche: istituzioni, politica estera, ricerca e istruzione,
welfare e regole di mercato. Molto attiva sul terreno delle riforme
istituzionali, la fondazione ha inciso nel recente dibattito sulla
riforma federalista dello Stato con convegni e tavole rotonde.
Negli ultimi mesi ha accentuato la convegnistica sulla politica estera,
soprattutto sull’analisi del conflitto di civiltà tra Occidente e mondo
islamico e sui temi della laicità e della religiosità. Sull’onda del
dialogo istituzionale che ha visto confrontarsi il cardinale Joseph
Ratzinger e il presidente del Senato Marcello Pera, la Fondazione Magna
Carta ha organizzato a dicembre un importante convegno romano sul tema
“Cristianesimo, laicità e valori liberali”. La stuttura della Fondazione
è assai articolata e ricalca quella dei think-tank americani: a ciascuna
delle aree di studio corrisponde un board composto da circa venticinque
esperti, per lo più esponenti del mondo universitario, giornalistico e
di quello politico. Nomi di rilievo, sia tra i ricercatori e gli
esperti, sia tra i finanziatori. La sede è a Roma.
La Destra liberale, l’Osservatorio Parlamentare
Un po’ più a destra si colloca l’Osservatorio Parlamentare fondato da
Adolfo Urso, deputato di An e viceministro con delega al Commercio
estero. Garanti dell’attività sono anche il senatore dell’Udc Francesco
D’Onofrio, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il
ministro della Difesa Antonio Martino. L’Osservatorio, fondato nel 1996,
si prefigge di dare voce alle fonti cattoliche, liberali e nazionali
della cultura politica. Viene considerato il laboratorio liberale
all’interno di Alleanza Nazionale ma l’attività svolta negli ultimi
anni, anche di supporto alla specifica attività governativa del suo
fondatore, l’ha spinto ad abbracciare con grande impegno tematiche di
tipo internazionale. L’Osservatorio diede un grande apporto allo studio
delle transizioni politiche ed economiche nell’Europa centro-orientale,
organizzando a Roma, sul finire degli anni Novanta, importanti convegni
con la partecipazione di uomini politici dei paesi dell’allargamento
europeo. Lo sguardo al futuro si nota anche nell’attenzione alla
formazione dei giovani: intensa è l’attività finalizzata alla crescita
di una nuova classe dirigente ed alla elaborazione di programmi di
governo per la modernizzazione sociale, economica ed istituzionale. I
corsi di formazione politica che annualmente si tengono assieme al
Centro Studi del Pantheon, sono un punto di riferimento costante e
consentono ai partecipanti anche visite dirette alle istituzioni
nazionali ed europee.
Deus ex machina dell’Osservatorio è Federico Eichberg che ne è il
direttore operativo. La sede centrale è a Roma, quelle periferiche a
Padova, Vicenza, Bologna e Catania. Tra le attività, da segnalare il
centro studi legislativo articolato in 14 commissioni, la rivista
mensile Charta Minuta, una biblioteca aperta al pubblico, un sito
Internet aggiornato con gli articoli del mensile in versione integrale,
una collana di atti che raccoglie le ricerche elaborate dall’istituto.
Momento qualificante: il seminario estivo annuale all’Abbazia di
Vallombrosa, divenuto un punto di riferimento classico per il dibattito
giovanile fra le anime del centrodestra.
Le battaglie culturali, il Circolo e il Domenicale
Un’altra iniziativa a cavallo fra cultura e politica nata
dall’esperienza di Forza Italia è l’associazione Il Circolo, fondata nel
1999 a Milano da Marcello Dell’Utri, per creare sedi di dibattito e di
approfondimento per i cittadini che si riconoscono nell’area politico
culturale del centrodestra. Il primo circolo fu fondato a Milano in via
Marina 1; oggi ne esistono novanta, dieci dei quali “giovani”, sparsi
per tutto il territorio nazionale. Organizzano convegni, tavole rotonde
e corsi di formazione. Particolarmente effervescente è l’attività dei
circoli giovanili che, un paio di volte l’anno, riuniscono i loro
comitati direttivi per meeting nazionali. Due siti Internet – uno del
circolo principale di Via Marina, l’altro che raggruppa i circoli
giovani – pubblicizzano le attività. Nella stessa struttura trova
ospitalità la redazione del settimanale Il Domenicale, l’unico periodico
esclusivamente culturale che il centrodestra possa annoverare. Diretto
da Angelo Crespi e animato da Marco Respinti, l’elegante settimanale
milanese si arricchisce spesso di inserti tematici e fa dello studio del
conservatorismo americano e della polemica contro l’egemonia della
sinistra in Italia due cavalli di battaglia. Nuova di zecca la
“Biblioteca di via Senato Edizioni”, una raffinata casa editrice che ha
pubblicato a dicembre i suoi primi titoli.
La Milano da pensare, tra Kirk e Nova Res Publica
Marco Respinti dà vita a Milano al Centro Studi Russell Kirk, un
istituto di teoria politica dedicato al padre del conservatorismo
tradizionalista americano. Il Centro costituisce l’appendice italiana
del Russell Kirk Center for Political Renewal che ha base a Mecosta,
Michigan, e realizza convegni internazionali un po’ in tutta Italia con
il fine di approfondire le comuni radici occidentali che legano Europa e
Stati Uniti. Sempre a Milano opera Nova Res Publica, presieduta dal
ministro ai Beni culturali Giuliano Urbani, che si definisce una
fondazione insolita: non è un centro studi ma una “fondazione
promotrice”. Organizzando momenti di confronto e strumenti di
comunicazione, Nova Res Publica intende dare vita ad un luogo di
dibattito che diffonda la cultura politica liberale nella società
italiana, promuovendo, in particolare, una nuova idea di Stato. I
coordinatori del comitato scientifico sono Angelo Maria Petroni,
direttore della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Roma
e consigliere d’amministrazione della Rai, e Carlo Sechi, rettore
dell’Università Bocconi di Milano.
La Destra sociale, tutto attorno ad Area
Non è un mistero che l’area culturale che oggi si riconosce nella destra
sociale di Alleanza Nazionale sia stata tradizionalmente molto attenta
alla dimensione culturale della politica. Tale tradizione si rinnova
oggi con l’Associazione culturale Area, fondata nel 1996 dall’attuale
ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno e dal governatore del
Lazio, Francesco Storace. Come accade spesso per le istituzioni
culturali vicine all’area di An, il legame con le strutture di partito è
più forte che altrove, a testimonianza del fatto che An mantiene una
salda struttura di partito e che le correnti interne, oltre che
competere per gli organigrammi interni, competono anche per la
supremazia culturale.
Come per l’Osservatorio Parlamentare di Urso, anche l’Associazione Area
è dunque direttamente riconducibile a due esponenti di primo piano del
partito, come Alemanno e Storace. L’associazione nasce anche in questo
caso attorno a una rivista, il settimanale Area diretto da Marcello De
Angelis, battagliero periodico di intervento politico e di riflessione
culturale, protagonista di molte battaglie giornalistiche che hanno
suscitato un dibattito non confinato all’interno della destra. La cifra
“sociale” dell’associazione si ricava dalle priorità che si propone: la
valorizzazione e la diffusione della cultura popolare, comunitaria,
tradizionale e nazionale, dei valori della civiltà italiana,
mediterranea ed europea e delle forme espressive delle diverse identità
comunitarie. Comunitarismo e non liberalismo, dunque, la dimensione
nella quale si muove il gruppo di Area, attento alle questioni sociali
dell’economia e del lavoro, alla definizione di valori forti per la
politica, ad una visione della politica estera più nazionale ed
eurocentrica rispetto al sostanziale filo-atlantismo della maggioranza
delle altre istituzioni del centrodestra. L’attività principale è legata
alla convegnistica che si sviluppa su tutto il territorio nazionale
grazie a una fitta rete di circoli. Grande attenzione per le tematiche
giovanili, specie quelle legate al disagio sociale. Un sito Internet
ricco (ma da perfezionare in alcuni link) permette di conoscere in tempo
reale le manifestazioni organizzate a Roma e nelle altre sedi locali
aperte in questi anni dall’associazione.
Sulle orme dei Libertarian, l’Istituto Bruno Leoni
Dai comunitari ai libertari, il salto non potrebbe essere più lungo. E
tuttavia, come negli Stati Uniti, un raggruppamento ampio raduna al suo
interno posizioni anche assai differenti, che dialogano e si confrontano
e si scontrano tra di loro anche con grande impeto polemico. Sugli Ogm,
ad esempio, il ministro Alemanno è incalzato da una piccola e agguerrita
istituzione torinese, l’Istituto Bruno Leoni. Fondato nel 2003 grazie a
una donazione della famiglia del grande economista liberista pavese, il
Bruno Leoni ha l’ambizione di divenire il punto di riferimento della
cultura antistatalista in Italia. Convinti che gran parte dei problemi
di cui soffrono il nostro paese e l’Europa siano dovuti alla mancanza di
un forte punto di vista liberale, Carlo Lottieri, accademico e saggista,
e i due giovani ricercatori Carlo Stagnaro e Alberto Mingardi hanno
deciso di colmare il vuoto. Il loro Istituto, il cui presidente onorario
è Sergio Ricossa, intende studiare, promuovere e diffondere gli ideali
del mercato e della libertà di scambio con il fine ultimo di costringere
lo Stato a fare molti passi indietro.
Il modo di lavorare ricalca quello della statunitense Heritage
Foundation con la quale i giovani “leoniani” hanno intrecciato proficui
rapporti (i paper dell’Istituto ricalcano volutamente, anche nella
grafica, quelli della Heritage). Assai snella è la struttura: sede
nominale a Torino, base operativa a Milano. Intensissima è
l’organizzazione di convegni, dibattiti e tavole rotonde soprattutto
sull’asse Milano-Roma, così come straordinari sono i rapporti che
l’Istituto tiene con fondazioni e strutture accademiche europee,
statunitensi e sudamericane, a testimonianza di una vocazione globale
che trova su Internet puntuale riscontro. A ciò si affianca la
pubblicazione di libri, l’elaborazione di brevi studi e briefing papers
e la diffusione di articoli sulla stampa nazionale e internazionale.
Liberalismo classico, il Cidas di Torino
Sempre a Torino opera un’istituzione di lungo corso, nata addirittura
negli anni Settanta. è il Cidas (Centro Italiano Documentazione Azione
Studi) fondato nel 1970 quando il Partito comunista “forniva passaporti
di libera circolazione nel mondo culturale” a intellettuali, artisti e
giornalisti di provata fede marxista. Coraggiosamente il Centro, che
annovera fra i suoi “buoni maestri” Sergio Ricossa e Enrico di Robilant,
sfidò l’ostracismo intellettuale, continuando, nonostante tutto, a
promuovere la cultura liberale. Diretto da Natale Molari, il Cidas ha
all’attivo oltre cinquanta pubblicazioni e non ha mai smesso una serrata
attività convegnistica, iniziata con il “1° Congresso per la difesa
della cultura – Intellettuali per la libertà” del 1973, al quale aderì
anche il commediografo Eugène Ionesco. Nella sua sede, inoltre, è aperta
al pubblico una biblioteca formata dalle raccolte personali di Bruno
Leoni e Sergio Ricossa.
Cattolicesimo tradizionalista, Alleanza Cattolica
e Lepanto
Di ispirazione cattolico-tradizionalista sono due associazioni che
operano da lungo tempo nel campo culturale. La prima è Alleanza
Cattolica, un’associazione di laici cattolici che si propone lo studio e
la diffusione della dottrina sociale della Chiesa: con sedi in tutta
Italia, organizza convegni, conferenze e seminari sia su temi di cultura
politica naturale e cristiana, sia su fatti storici e di cronaca. Temi
ricorrenti: «spiritualità, dottrina sociale, bioetica, senso del dolore
e della morte, contraccezione, aborto, eutanasia e fecondazione
artificiale». Pubblica la rivista bimestrale Cristianità, fondata nel
1973, diretta da Giovanni Cantoni, punto di riferimento della battaglia
anti-comunista negli anni Settanta e Ottanta, si occupa oggi di libertà
religiose, nuova evangelizzazione e movimenti religiosi. Completa la
produzione una casa editrice che ha pubblicato testi del sociologo
Massimo Introvigne e del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano.
La seconda è il Centro culturale Lepanto, associazione europea di
«difesa dei valori tradizionali e familiari», fondata nel 1982 e
presieduta da Roberto De Mattei, allievo di Augusto Del Noce,
consigliere per le questioni istituzionali di Gianfranco Fini. Oltre
all’attività associativa e convegnistica, Lepanto pubblica
Corrispondenza Romana, un’agenzia di stampa settimanale su temi politici
e religiosi.
Un laboratorio fusionista, la rivista Percorsi
Molte fondazioni e associazioni, come si è visto, sono nate attorno a
una rivista. La stessa cosa accadde negli anni Cinquanta, su un versante
culturale differente, con il Mulino. Ma il panorama della destra
pensante è ricco di altre riviste che mantengono come unica attività
quella editoriale. Accade soprattutto nell’area della destra
conservatrice e tradizionalista, dove spiccano personalità che da sempre
spendono il loro nome sul versante culturale. È il caso di Gennaro
Malgieri, deputato di Alleanza Nazionale e per dieci anni direttore del
quotidiano di partito Il Secolo d’Italia, che dirige anche la rivista
mensile Percorsi, un bel laboratorio politico e culturale impegnato
negli ultimi tempi a ridefinire le ragioni ideologiche e identitarie
della coalizione di centrodestra. Percorsi è pubblicata dall’Editoriale
Pantheon che ha affidato allo stesso Malgieri la direzione della collana
di saggistica politica Agorà. La rivista promuove anche una vivace
attività convegnistica.
Tra filosofia e De Felice, le riviste Palomar e
Nuova Storia Contemporanea
E' pubblicato a Firenze, dalla casa editrice Le Lettere guidata da
Giovanni Gentile, figlio dell’omonimo filosofo, il trimestrale Palomar,
rivista di cultura e politica diretta da Daniela Coli, ricercatrice al
dipartimento di Filosofia dell’Università fiorentina. Palomar è una
dotta rivista di riflessione che predilige un approccio problematico ai
temi politici: «Argomentare uno stesso problema da punti di vista
diversi, lontana dal genere profetico ed esoterico tanto amato
nell’apocalittico Ventesimo secolo, senza moralismi o censure, perché le
savant a l’esprit douteux». Anche in questo caso la rivista sviluppa
dibattiti e incontri. Le Lettere edita anche ogni due mesi la rivista
Nuova Storia Contemporanea, diretta da Francesco Perfetti, ordinario di
Storia delle relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma e
allievo di Renzo De Felice. E proprio all’insegnamento del grande
storico del fascismo si richiama questo bimestrale dal taglio non solo
accademico, che si presenta come «una rivista di impostazione liberale
nell’accezione più ampia del termine, aliena da ogni tipo di ostracismo
preconcetto e solo preoccupata della serietà e della scientificità,
formale e sostanziale, dei contributi ospitati nelle sue pagine».
Geopolitica e Storia, la Destra, Imperi, Nova Historica
All’editore Lucarini fanno capo altre tre riviste di area conservatrice.
La prima è una testata storica, La Destra, tornata in edicola ogni mese
sotto la direzione di Fabio Torriero. La seconda è invece una novità: si
tratta del quadrimestrale di geopolitica Imperi, affidato alle cure di
Aldo Di Lello, responsabile anche delle pagine culturali del Secolo
d’Italia che sintetizza così le coordinate della rivista: «L’ispirazione
viene dall’insegnamento di Carl Schmitt, il grande giurista che teorizzò
i grandi spazi imperiali. Oggi non possiamo più parlare di un unico
impero mondiale. All’idea di universo contrapponiamo la concezione del
pluriverso, inteso come una ripartizione della Terra in grandi aree
politiche in cui confluiscono gli stati nazionali». Il terzo prodotto ha
un taglio storico, si chiama Nova Historica, ed è diretto da quel
Roberto De Mattei che abbiamo già incontrato alla presidenza del centro
culturale Lepanto. Un’ulteriore novità di Lucarini è la collana
editoriale Le nuove idee che ha di recente pubblicato un provocatorio
saggio del polemista statunitense Michael Ledeen sull’attualità di
Machiavelli.
I pensatoi dei partiti, le Formiche e l’editoria padana
Alle virtù del bimestrale crede oggi anche l’area cattolica vicina
all’Udc che ha messo in campo la rivista Le Formiche, diretta e curata
da Michele Guerriero e Paolo Messa. Editoriale di Marco Follini nel
primo numero e una inchiesta critica, con tanto di sondaggio, sul
progetto degli alleati forzisti di costituire un Ppe italiano. Sul
versante federalista, a farla da padrone sono iniziative legate
direttamente alla Lega di Umberto Bossi che, pur privilegiando una
comunicazione di tipo più immediato (sono gli unici ad aver compreso e
sfruttato il ruolo incisivo di radio e tv) non hanno fatto mancare
pubblicazioni stampate come i Quaderni Padani, bimestrale di cultura
federalista pubblicato dalla Libera compagnia padana e acquistabile solo
in abbonamento, che rappresentano lo strumento di approfondimento
ideologico e culturale: l’attuale direttore editoriale è Gilberto Oneto,
autore di “L’invenzione della Padania”, edito da Foedus, considerato uno
dei manifesti ideologici della Lega; è anche collaboratore del
settimanale d’area Sole delle Alpi. Distribuito a Roma e in Piemonte,
Veneto e Lombardia è il nuovo settimanale Il Federalismo, diretto da
Stefania Piazzo, impegnato sul tema delle riforme istituzionali e della
filosofia federalista.
La galassia libertaria, Enclave, élite, Liberi
Libri e Rubbettino
Libertà, difesa della proprietà privata, apertura dei commerci,
antistatalismo sono i temi affrontati sul trimestrale libertario
Enclave, diretto da Leonardo Facco, l’editore che ha appena lanciato gli
audiolibri e pubblica due collane in collaborazione con l’Ibl, e da
Carlo Stagnaro. Periodicità trimestrale ha invece élite, rivista diretta
da Mauro Maldonato. Nella piccola ma vivace galassia libertaria, merita
una menzione la Libreria Dal Ponte di Guglielmo Piombini, presente anche
in rete, che offre ampia scelta di libri liberali, libertari e
anarco-capitalisti. Come detto in precedenza, il mondo libertario può
oggi far riferimento all’intensa attività dell’Istituto Bruno Leoni che
ne amplifica tutte le tematiche. Sul piano dell’editoria vanno aggiunte
le pregevoli edizioni di Liberi Libri di Macerata che ha riproposto ai
lettori italiani autori come Murray Newton Rothbard, Michael Novak, Ayn
Rand e Frédéric Bastiat e le collane di teoria economica dell’editore
calabrese Rubbettino (in collaborazione con l’Ibl). La saggistica di
Rubbettino non si ferma però solo al versante libertario ma abbraccia
l’ampio spettro della pubblicistica liberale italiana ed europea.
La forza della comunicazione, quotidiani, radio e
televisione
Fondazioni e riviste scavano nel fondo della società italiana, allargano
lo sguardo ai grandi cambiamenti internazionali, studiano ed elaborano
le teorie che sostanziano le battaglie culturali e politiche nel nostro
paese. Ma chi davvero incide nel mondo della comunicazione sono
giornali, radio e tv. Quel tessuto di media popolari che raggiunge un
numero di lettori più ampio e influenza con maggiore efficacia le idee e
le azioni della classe dirigente, politica ed economica. Su questo piano
il centrodestra italiano appare più debole: la stampa nazionale a larga
diffusione conta redazioni prevalentemente orientate a sinistra, la
presenza televisiva e radiofonica pubblica sconta una lunga tradizione
di occupazione clientelare (ed evidentemente è una strada poco
producente quella di contrapporre “clientela a clientela”), la tv
privata vive sotto il giogo del conflitto d’interessi e lascia larga
parte dell’intrattenimento intelligente (talk show, cabaret, nuovi
format) nelle mani di uomini di sinistra. Come scriveva qualche tempo fa
Giuliano Ferrara sul Foglio, «in Italia la tv è intrinsecamente de
sinistra». Quanto alla radio, a destra sembra davvero che nessuno abbia
voglia di imparare la lezione di Rush Limbaugh, l’estroso conduttore
radiofonico che negli Usa ha inventato la radio de destra. O, guardando
più a casa nostra, quella di Radio Radicale, il prototipo di una radio
culturale e politica in grado di tenere 24 ore su 24 i propri
ascoltatori incollati alla radiolina per seguire avvenimenti politici,
dibattiti culturali, rassegne stampa e interventi sui maggiori
avvenimenti del paese. Uniche eccezioni sul versante leghista, con la
dinamicità di Radio Padania e gli esperimenti di Tele Padania e
Antennatre. Anche la tv satellitare si è piegata al palinsesto di
sinistra, nonostante non avesse più molto da suggerire in termini di
innovazione. Il caso Sky Tg 24 è emblematico. Se negli Stati Uniti il
magnate conservatore Rupert Murdoch ha trovato a destra il terreno
fertile per imporsi con la sua Fox News, la tv all-news, in Italia ha
ritenuto di seguire sentieri già sperimentati: e così Sky Tg 24 persegue
nei tg una linea editoriale blandamente di centrosinistra e nella gran
parte degli approfondimenti una più decisa linea di sinistra che sfiora
le posizioni no-global sui temi di politica ed economia internazionale.
Pare che gli ascolti ne soffrano. E d’altronde la tv italiana è piena di
informazione di questo genere e allora perché non preferire gli
originali?
Potrebbe sembrare un paradosso che a destra si punti più su Murdoch che
su Berlusconi, nonostante la proprietà di tre reti private. Ma il
conflitto d’interessi è un vaso di Pandora nel quale trovano posto tutte
le ipocrisie di questo nostro paese bizantino: Berlusconi controlla,
come è ovvio, le sue tv – e questo non fa bene a una equilibrata
democrazia occidentale – ma le sue tv trasmettono il più efficace
prodotto politically correct del paese. Emilio Fede escluso.
Distrazione? Pare difficile. Ma se un brillante conduttore come Giuliano
Ferrara trova spazio solo sulla rete concorrente de La 7, qualche cosa
che non va, evidentemente, deve esserci.
Il terzismo prudente della grande stampa borghese
Tuttavia, il panorama della stampa quotidiana è, oggi, meno uniforme.
Alcuni grandi giornali aprono di tanto in tanto le loro pagine dei
commenti ad opinionisti non di sinistra. È il caso del Corriere della
Sera che si affida a una schiera di editorialisti come Ernesto Galli
della Loggia, Piero Ostellino, Angelo Panebianco, Giuliano Zincone i
quali, pur rientrando in un’area che si autodefinisce “terzista” e che
non può essere confusa con posizioni più schierate politicamente,
tuttavia hanno un orientamento culturale liberal-democratico distante
dal terreno del politicamente corretto. Sullo stesso quotidiano milanese
c’è stato il lavoro di Paolo Mieli (oggi tornato alla guida del
Corriere) nella rubrica delle Lettere che fu di Montanelli. Pierluigi
Battista è una delle firme più lette della Stampa. Più espliciti Il Sole
24 Ore, con le analisi dell’economista Renato Brunetta e di Giuliano
Cazzola, e il Messaggero, dove trovano spazio le opinioni di Gaetano
Quagliariello. I giornali del gruppo Riffser (il Giorno, Resto del
Carlino e La Nazione) mantengono una linea editoriale nel complesso
moderata e sul versante cattolico si distingue Avvenire. Eppure queste
prudenti aperture non eguagliano la provocazione dei grandi giornali
liberal americani come il New York Times e il Washington Post, che hanno
tra le loro fila commentatori fieramente conservatori.
La stampa di centrodestra: Giornale, Foglio,
Libero, Tempo, Opinione, Roma, Indipendente
Ma le novità più interessanti vengono proprio dai giornali che
dichiarano esplicitamente la loro posizione culturale e politica. Negli
ultimi dieci anni, anzi, la stampa quotidiana a destra ha conosciuto
un’insospettabile ripresa. Tanto che non si fa poi troppa fatica a
sovrapporre la flottiglia dei giornali di centrodestra italiani a quella
degli omologhi conservatori americani. E se il Giornale diretto da
Maurizio Belpietro mantiene la leadership della diffusione, forte anche
di una tradizione quasi trentennale che potrebbe rinforzare puntando
all’autorevolezza di un Wall Street Journal, il Foglio di Giuliano
Ferrara può essere avvicinato alle raffinate edizioni del New York Sun,
con il suo gusto per le battaglie culturali e per la scrittura elegante
e la sua capacità di influenzare l’establishment nazionale (cosa
piuttosto rara a destra). È stata l’invenzione che ha avuto il maggior
numero di imitazioni nell’ultimo decennio, quattro fogli (ma oggi sono
molti di più) di testo fitto, opinioni, analisi, commenti e prese di
posizione nette che suscitano sempre discussione. E una capacità (anche
questa piuttosto rara a destra) di imporre un linguaggio che detta i
toni del dibattito culturale. Uno dei recenti numeri di Libero, il
battagliero quotidiano di Vittorio Feltri, riportava una prima pagina
del New York Post, aggressivo tabloid newyorkese che accomuna inchieste
politiche, cronaca, tanto sport e una efficace batteria di polemisti di
rango: sembra la descrizione dello stesso Libero, giornale popolare di
grande efficacia che il suo direttore getta nelle polemiche più accese
senza riguardi per nessuno, neppure per i partiti di riferimento. È
tornata a buoni livelli anche una storica testata moderata romana, Il
Tempo, cui il direttore Franco Bechis ha restituito lo smalto di un
tempo dopo anni di grigia sopravvivenza: alla diffusa informazione
parlamentare, uno dei tradizionali punti di forza, Bechis ha aggiunto la
sua naturale predisposizione allo scoop politico e una maggiore
attenzione alle novità dell’economia italiana.
Una fucina di giovani giornalisti è stata in questi dieci anni
L’opinione di Arturo Diaconale: si può dire senza smentita che
l’ossatura della nouvelle vogue giornalistica di destra provenga tutta
da questa piccola redazione romana. Segno che Diaconale sa seminare bene
e che il piccolo quotidiano politico di area liberale (venne fondato
nell’Ottocento da Camillo Benso di Cavour) va sempre tenuto d’occhio,
soprattutto oggi che alla diffusione cartacea aggiunge un dinamico sito
Internet. Al deputato di Alleanza Nazionale Italo Bocchino va
riconosciuta una certa predisposizione per l’editoria. A lui fanno capo
due testate quotidiane: il Roma di Napoli, giornale mito della destra
napoletana che visse i suoi anni d’oro sotto le cure di Achille Lauro e
che oggi, con la direzione di Antonio Sasso, è tornato a rappresentare
l’alternativa locale al Mattino; e il giovane Indipendente, tornato in
edicola con la linea libertaria di Giordano Bruno Guerri in formato
“quattro pagine”.
A metterli in fila, questi giornali d’opinione superano di gran lunga
quelli di sinistra, a testimonianza di una effervescenza intellettuale
che, se ancora non è tracimata nei grandi quotidiani d’informazione
indipendenti (sic), gioca apertamente la sua sfida all’establishment
giornalistico. E, sia detto per inciso, è anche una sfida generazionale,
perché queste redazioni (come anche quelle delle riviste) sono piene di
giovani. Per completezza si devono inserire i giornali di partito,
rinnovati rispetto al passato e capaci di andar oltre le ristrette
notizie di bandiera, avviando dibattiti culturali che spesso rimbalzano
sui mezzi d’informazione esterni: il Secolo d’Italia per Alleanza
Nazionale, la Padania per la Lega, la Discussione per l’Udc, l’Avanti
per i socialisti confluiti nella Casa delle Libertà.
Right Nation prossima ventura, la frontiera di
Internet
Una nuova frontiera della comunicazione è rappresentata da Internet.
Abbiamo citato, nel corso di questa lunga cavalcata attraverso il mondo
culturale del centrodestra italiano, quelle realtà che hanno puntato sul
web per potenziare la propria produzione editoriale e convegnistica. La
rete ribolle di iniziative e un’analisi specifica meriterà un nuovo
articolo. Si può dire che, dopo un’iniziale distrazione che ha permesso
alla sinistra una presenza tuttora dominante, la destra si è rimessa in
movimento, comprendendo le potenzialità del mezzo che permettono di
aggirare le barriere ormai poste a difesa dei media più tradizionali. Ai
siti si vanno aggiungendo mese dopo mese i blog tematici e personali,
che creano tra di loro un fitto reticolato di collegamenti. È davvero
materia che meriterà uno spazio approfondito in uno dei prossimi numeri
di Ideazione (o magari sull’edizione on-line del nostro giornale) anche
perché potrebbe venire da qui una delle spinte più incisive per
ribaltare le posizioni acquisite.
23 febbraio 2005 |