Il “che fare” dell’opposizione
di Giuliano Ferrara
da "Il Foglio" dell'11 maggio 2006
Quando Berlusconi, Casini e Fini avranno smesso di raccontare balle
sulla prodigiosa operazione Quirinale, forse torneranno a fare il lavoro
per cui sono stati eletti, anche da noi. Non particolarmente versati
nelle intese politiche utili, a quanto pare, i nostri principi della
scheda bianca ora dovranno scrivere qualcosa per il futuro
dell’opposizione. Forse bisogna risolvere la questioncella preliminare:
ci si riconosce in questo quadro legale ma non lo si considera
legittimo? Il paradosso dei perdenti-vincitori va forse riformulato come
un’opinione piana e semplice? La destra è cioè un vincitore che si batte
contro gli usurpatori? Oppure l’insurrezione è a giorni alterni, dipende
dall’umore o giù di lì?
In attesa della linea, il gruppo di “Ideazione” ha ripreso la nostra
trama analitica sull’America come Right Nation, dal titolo del libro che
ha spiegato la nascita oltre Atlantico di una forte nazione moderata e
conservatrice, ma sempre in movimento e con il cervello che funziona, e
l’ha adattata a un primo interessante bilancio post elettorale. Il senso
del loro ragionamento è che, certo, le battaglie che conteranno saranno
innanzitutto sul fronte del governo e del Parlamento, le leggi e le
tasse, le finanziarie e la politica estera, ma c’è il referendum
costituzionale e prima le battaglie di Milano, Napoli e Palermo, però
tutto questo non basta. C’è da consolidare, fare esprimere e guidare una
“maggioranza strutturale” (così la chiamano) che è stata messa sotto da
una minoranza sociale con il collante dell’antiberlusconismo.
A Vicenza in effetti è accaduto qualcosa, e il Cav. Ha evocato con la
sua lombaggine spettri promettenti. Il primo problema è il Nord, che è
popoloso, ricco , pieno di buonsenso, e vuole pesare con i voti che ha
dato, non con quelli immaginari che avrebbe dato senza i brogli, come si
è visto con le limpide dichiarazioni di Fedele Confalonieri sulla
cosiddetta battaglia del Quirinale e su D’Alema. Il Nord sarà la bestia
nera del governo Prodi, e deve essere il drago dalle narici fumanti di
un’opposizione che si attrezzi per sondarlo, capirlo, interpretarlo, e
dare voce alla sua voglia di afferrare la ripresa, di cambiare la
politica, di tornare a un buon livello di azione significativa dopo
tanta inconcludenza interrotta da una buona campagna elettorale, che
ovviamente non poteva bastare e non è bastata. La scheda bianca è un
buon inizio per restare immobili. Per muoversi ci vuol altro.
11 maggio 2006
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