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        An, la destra del "riformismo sociale"di Luciano Lanna
 
 Con il Congresso di Bologna An sembra aver fornito quelle risposte che 
        analisti e mondo politico reclamavano da tempo. Chiarezza e coerenza 
        nella coalizione, collocazione "a destra" contro qualsiasi scorciatoia 
        centrista-moderata, specifico ruolo politico-sociale, impegno nella 
        costruzione dell'Europa e sintesi unitaria all'interno del partito: con 
        questi paletti Alleanza nazionale si avvia a procedere nella sua seconda 
        fase, dopo la "svolta di Fiuggi" e il protagonismo governativo 
        dell'ultimo anno. Per cominciare sono state definitivamente archiviate 
        le velleità sul "partito unico" del centro-destra, l'eccessiva 
        insistenza sulle riforme istituzionali e gli equivoci su un'evoluzione 
        "moderata" in grado di affrancare il partito dal rapporto con gli 
        alleati. Le parole di Fini sono state chiare. An intende porsi come 
        elemento centrale e determinante del bipolarismo. "Gli anni che vanno 
        dal 1995 al 2001 sono stati - ha spiegato il leader di An - gli anni 
        delle prove tecniche di ritorno alle vecchie tentazioni e logiche 
        consociative, della proliferazione di gruppi e gruppetti parlamentari 
        nati con il solo scopo di condizionare le maggioranze governative grazie 
        al potenziale ricatto della propria manciata di voti". Dopo il 2001, 
        invece, grazie al ruolo consapevole di An, questa fase di è 
        definitivamente chiusa. Anche perché il partito guidato da Fini si 
        colloca senza tentennamenti e senza distinguo "a destra". Lo hanno 
        ribadito e spiegato tutti i dirigenti del partito, da Francesco Storace 
        (con il suo "destra, destra, destra", declinato nelle precise opzioni e 
        scelte politiche) a Ignazio la Russa (che ha scollegato la destra a ciò 
        che questa collocazione rappresenta in tutto l'Occidente dopo l'11 
        settembre), da Maurizio Gasparri (che ha ricordato la cultura "di 
        destra" del Novecento) ad Adolfo Urso (la destra europea e occidentale 
        come cornice della politica di An).
 
 Ma di quale destra si tratta, nello specifico della politica che An 
        intende svolgere nell'Italia di oggi? L'identikit della destra oggi al 
        governo così come prefigurato al Congresso è stato ben individuato da 
        Ferdinando Adornato: esso "non è certo quello di un partito 
        conservatore. Partito nazionale (ma non nazionalista), d'ispirazione 
        cristiana (ma non confessionale), popolare (ma comunitario, non liberal). 
        Così il presidente di An ha disegnato a Bologna il volto di una forza 
        politica che aspira a conquistare un ruolo di primo piano nel 
        bipolarismo europeo". E Adornato usa, giustamente, l'espressione 
        "riformismo sociale". Un'espressione che è forse la più efficace nel 
        qualificare la destra di Fini: una destra sicuramente diversa dai 
        modelli gollisti cui era stata avvicinata qualche anno fa. Semmai una 
        destra che - in nome del "riformismo sociale" - operando nel richiamo 
        alla tradizione europea dell'economia sociale di mercato intende 
        determinare una nuova sintesi tra "dovere riformista del governo" e 
        indispensabile rispetto del "dialogo sociale".
 
 E' questo, del resto, il senso, del documento sul conflitto sociale di 
        Alemanno e Storace, fatto proprio da tutto il partito, e dell'accenno di 
        Urso al "riformismo solidale". Ed è questa la grande novità. Sottolinea 
        ancora Adornato: "Nel momento in cui Fini allontana definitivamente dal 
        suo partito ogni sospetto di conservatorismo o di statalismo succede 
        che, pur partendo da impostazioni politico-ideali nettamente distinte, 
        le relazioni con il popolarismo liberale di Forza Italia e con le 
        identità degli altri alleati, si fanno ancora più strette, come hanno 
        dimostrato gli interventi prima di Berlusconi e poi di Bossi e Casini". 
        Tutto questo, unito alla volontà di essere determinanti nella 
        costruzione dell'Europa, al progetto di elaborare e approfondire una 
        cultura di governo sempre più all'altezza delle nuove sfide e 
        all'impegno di costruire un rapporto nuovo con il mondo della cultura e 
        gli intellettuali, costituisce il miglior lascito del Congresso al di là 
        della ricostituita unità interna tra le correnti, dei ritualismi 
        retorico-mediatici e del nuovo organigramma. An ha finalmente chiarito 
        qual è il valore aggiunto che intende rappresentare nella coalizione: 
        la destra del "riformismo sociale".
 
 12 aprile 2002
 
        
        lucianolanna@hotmail.com 
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