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        L'equivoco del multiculturalismo. Meglio 
        l'integrazioneintervista a Ernesto Galli della Loggia di Cristiana Vivenzio
 
 Questione immigrati: in Europa crescono il disagio, il rifiuto, la 
        protesta. Si manifestano ed esplodono proprio in quei paesi dove 
        l’integrazione sembrava un fenomeno consolidato, il multiculturalismo un 
        dato di fatto. Ad essere colpiti sono soprattutto gli strati più deboli 
        della società, quel ceto medio che vive nelle periferie suburbane, le 
        classi più povere della popolazione, che fanno i conti quotidianamente 
        con il problema di una mancata regolamentazione degli afflussi. Più 
        indifferenti alla realtà del fenomeno le classi ricche, che non 
        conoscono i problemi della convivenza, dell’integrazione. E 
        l’immigrazione diviene un problema di classe, l’elemento di distanza tra 
        i cittadini e la politica, il terreno del confronto e della protesta 
        sociale. “I cittadini, non si sentono capiti dal sistema”. E’ quanto 
        sostiene Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della 
        Sera. “I mezzi di comunicazione non interpretano le istanze reali, e 
        ancora di meno quelle istanze, quei problemi vengono compresi e fatti 
        propri dal sistema politico. Matura così una sorta di protesta nei 
        confronti della sfera della politica che, alle volte – ma mi sembra 
        eccessivo generalizzare il fenomeno – viene raccolta da movimenti 
        estremi. Parlare di ‘Olanda piena’, o della ‘necessità di evitare che la 
        Danimarca divenga a maggioranza islamica’ significa dare voce, 
        corrispondenza a paure reali”.
 
 Ma il problema dell’immigrazione si lega anche a 
        quello della salvaguardia delle identità nazionali, e questo, se fatto 
        oggetto di una cattiva strumentalizzazione, non rischia di provocare 
        atteggiamenti di xenofobia?
 
 Esiste un problema di identità prodotto dall’arrivo degli stranieri. E 
        molto spesso ciò che ha a che fare con i conflitti identitari suscita 
        violenza. Ma la xenofobia, il razzismo sono l’aspetto estremo della 
        questione. Non sono la questione. Il problema vero riguarda la non piena 
        accettazione degli immigrati da parte dei cittadini.
 
 Eppure il problema immigrati è scoppiato con una 
        virulenza quasi inaspettata…
 
 Una delle maggiori responsabilità di quanto accade è della stampa, che 
        ha creato un quadro in bianco e nero di questo fenomeno. Ma non è 
        affatto vero che rispetto al problema degli immigrati o si è pro o si è 
        contro. I mezzi di comunicazione divulgano solamente i fatti più 
        eclatanti, quelli maggiormente notiziabili, ma che spesso interpretano i 
        problemi in controluce, senza coglierne le sfaccettature. Ma la maggior 
        parte della gente non è xenofoba, e tanto meno razzista, più 
        semplicemente manifesta la propria difficoltà ad ammettere 
        un’accoglienza indiscriminata per tutti.
 
 Si parla tanto di società multiculturali, si fa 
        del multiculturalismo un cavallo della battaglia politica eppure mai 
        come di fronte agli episodi dei giorni scorsi questa prospettiva appare 
        lontana…
 
 Credo che parlare di società multiculturale significhi incorrere in una 
        contraddizione in termini. Bisogna far partire questo genere di 
        considerazioni da più lontano. Chiarire innanzi tutto che cosa si 
        intenda per società. Se una società è qualcosa che viene tenuto insieme 
        da legami, il multiculturalismo richiama in causa uno specifico legame, 
        che è quello culturale. Ecco, io ritengo che i legami culturali siano 
        costituiti dal retaggio storico di un popolo. Com’è possibile che 
        culture tanto diverse e lontane tra loro, con un retaggio storico 
        completamente differente, convivano all’interno della stessa società?
 
 Ma questo non risolve il problema...
 
 Certamente. E’ per questo che non voglio parlare di multiculturalismo, 
        ma di integrazione. Sono gli immigrati che devono diventare, nel nostro 
        caso, italiani. Ma perché ciò avvenga prima di tutto devono esserci 
        norme prescrittive chiare.
 
 Prendiamo il caso italiano, quali potrebbero 
        essere queste norme?
 
 Innanzi tutto è necessaria una larga legge sulla cittadinanza e una 
        politica dell’accoglienza che sia intelligentemente selettiva, e che si 
        realizzi anche grazie alla nostra partecipazione. Poi sarebbe utile 
        favorire tutte le forme di integrazione: per esempio sarebbe un bene che 
        si favorissero le unioni tra immigrati di diverse nazionalità, sotto il 
        vincolo legislativo italiano. Questo rappresenterebbe un buon modo di 
        predisporre alla nazionalizzazione le coppie di nuova formazione, 
        rendendo italiani i figli delle coppie straniere. Un altro elemento che 
        favorisce l’integrazione è la lingua: promuoviamo corsi di lingua 
        italiana agli stranieri. Ovvero ancora, cerchiamo di rendere quanto più 
        facilmente comprensibili le norme vigenti nel nostro paese.
 
 10 maggio 2002
 
 c.vivenzio@libero.it
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