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        Quando Forza Italia camminerà con le sue gambedi Gianni Baget Bozzo
 
 Le elezioni supplementari del collegio di Pisa non sono in sé 
        significative: ma che Forza Italia perda rispetto alle politiche il 16 
        per cento e, con la crisi della sinistra, il Ds acquisti il 12 per cento 
        rispetto alle politiche è un segno che fa pensare perché esso viene dopo 
        il non buon esito delle elezioni amministrative.
 Nella elezioni politiche vi è stato il fattore Berlusconi, che è stato 
        l'asso pigliatutto, ma Berlusconi non sarà in lista sino alle politiche. 
        E sino allora Forza Italia dovrà camminare con le sue gambe.
 
 La riforma federalista della sinistra dà molto potere a Regioni, 
        Provincie, Comuni: non è una buona riforma, una riforma che non 
        distingue in modo tassativo le competenze. Ciò intasa di ricorsi le 
        regioni rosse e la Corte Costituzionale può incidere sulle grandi opere. 
        Il ministro La Loggia ha sottolineato la gravità di questo problema. E 
        solo l'identità di partito e di coalizione che garantisce la 
        governabilità. Ora sul terreno locale il fattore B non basta, anche se è 
        indispensabile; occorre che esista un partito locale: e soprattutto che 
        esista un partito nazionale in grado di alimentare e sostenere la vita 
        locale.
 
 Occorre cioè che esista un corpo politico con una affectio a Forza 
        Italia e a Berlusconi; non è che esso vada creato, Forza Italia ha sia 
        alla base che a livello locale personale motivato, lo ha tanto più 
        quando si scende a livelli delle rappresentanze istituzionali e al 
        livello dei militanti e dei simpatizzanti. Forza Italia è un'idea che ha 
        visto nascere attorno a sé un corpo politico, ma ora ha il compito di 
        dargli continuità. Tra l'altro, il punto più interessante è la 
        generazione degli under 30, coloro la cui adolescenza è stata vissuta 
        dopo la fine dell'Unione Sovietica e sono tanto spontaneamente liberali 
        perché vivono la stagione del lavoro variabile e precario, legato 
        all'iniziativa privata e non al danaro pubblico, quella che ho chiamato 
        la Berlusconi generation. Essa ha affollato il convegno di Gubbio, 
        promosso dalla decisione di Sandro Bondi, ed animerà quello giovanile di 
        Cortona.
 
 Questo è tanto più necessario in quanto gli alleati di Forza Italia sono 
        partiti strutturati; ed uno strutturato in modo efficace con il fascino 
        della memoria quello dei centristi, può pensare di penetrare, non tanto 
        la base, quanto gli eletti di Forza Italia. Nessuno ritiene più Forza 
        Italia un partito di plastica, ma ora si pensa ancora che sia un partito 
        disgregabile e variabile, in cui ciascuno gioca a modo suo. Che sia un 
        cartello elettorale, ma non una forza politica. E Forza Italia una forza 
        politica lo è, essa ha dato a tutti gli alleati l'identità elettorale 
        trasformando leghisti. alleati nazionali e centristi. Forza Italia è il 
        sale della coalizione; se essa non si fa sentire come corpo politico, è 
        tutta la coalizione che si disgrega.
 
 Non si può vivere con il quaranta per cento dei coordinamenti 
        provinciali commissariati, senza la certezza di un congresso nazionale, 
        di congressi locali. Speriamo che l'ottimo coordinatore nazionale 
        Roberto Antonione possa presto dedicarsi interamente al partito, 
        promuovere i congressi locali e il congresso nazionale del 2003, cinque 
        anni dopo il grande congresso di Assago in cui anche Berlusconi trasse 
        spunto per la grande iniziativa di mandare all'aria la bicamerale di 
        D'Alema. Non c'è un problema di statuto o di grandi riforme: basta 
        rendere funzionante quello che c'è..
 
 8 novembre 2002
 
        (da
        
        www.ragionpolitica.it) 
        
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