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        La Heritage e i suoi fratellidi Paolo Zanetto
 
 "Un'Università senza studenti": ecco cos'è un think tank secondo Kent 
        Weaver, studioso del fenomeno e ricercatore della Brookings Institution 
        di Washington. Il rapporto sulla libertà economia curato dalla Heritage 
        Foundation è solo uno di tanti esempi del ruolo fondamentale che questi 
        pensatoi hanno saputo conquistarsi all'interno del sistema politico 
        americano. Il Congresso, il governo, la stessa Casa Bianca ricercano ed 
        ascoltano con attenzione il consiglio dei think tank per tutte le 
        decisioni strategiche più importanti, specialmente in merito alla 
        politica estera. E i consiglieri, che sono nel business del vendere 
        idee, sono ben felici di collaborare. Le ragioni che hanno portato a 
        questo legame sono molte, spesso di carattere storico, anzitutto la 
        forma "leggera" dei partiti politici e la grande disponibilità di fondi 
        e donazioni da parte del settore privato. In questo ambiente flessibile, 
        i pensatoi sono prosperati, specie negli ultimi decenni. Solo cinquant'anni 
        fa il termine "think tank" indicava tutt'altro: le stanze super-protette 
        dove, durante la Seconda guerra mondiale, i generali americani si 
        riunivano per le decisioni militari più delicate.
 
 Eppure questi "serbatoi di idee" esistevano già da tempo. Il titolo di 
        primo think tank moderno spetta al 
        Carnegie Endowment for International 
        Peace, nato nel 1910 per volontà del magnate dell'acciaio Andrew Carnegie. Negli anni successivi sono fiorite altre grandi 
        organizzazioni ancora oggi ben radicate, come la 
        Hoover Institution, 
        legata all'università di Stanford, da cui proviene ad esempio il 
        consigliere per la sicurezza nazionale di Bush, Condoleezza Rice. Negli 
        stessi anni venne fondata anche la 
        Brookings Institution, rinomato pensatoio progressista. Queste strutture 
        vennero fondate da studiosi e ricercatori provenienti dall'ambito 
        privato o accademico, avendo come priorità la pubblicazione di materiale 
        di ricerca di qualità. Era una fase ancora iniziale dell'affermazione 
        dei think tank nella società Usa: non puntavano ancora a influenzare le 
        decisioni politiche, ma solo a educare e informare i decisori.
 
 La vera spinta all'evoluzione dei pensatoi arrivò nel dopoguerra, quando 
        l'America si trovò a dover definire il suo ruolo di protagonista nel 
        nuovo mondo bipolare. Le alte sfere dell'amministrazione Truman avevano 
        bisogno di analisi approfondite, di lungo periodo, sullo scenario 
        internazionale. Nel 1948 nacque così 
        RAND, che il 
        Pentagono incaricò di studiare i teatri militari mondiali. Era l'inizio 
        di una nuova generazione di pensatori, molto legati al governo e al 
        settore pubblico, dedicati allo studio di temi specifici. Ma bisogna 
        attendere gli anni Settanta per veder nascere gli "advocacy think tank", 
        i pensatoi aggressivi, dedicati a far vincere le loro idee nel dibattito 
        pubblico. Heritage Foundation e il
        CATO Institute rappresentano un passo in avanti nell'evoluzione di 
        queste strutture: il loro scopo non era solo di studiare la politica 
        estera, ma di influenzare e convincere i decision-maker di Washington. 
        Questo marketing delle idee ebbe subito presa anche sugli altri 
        pensatoi, che entrarono presto in una competizione serrata. Anche sui 
        media: è facile ricordare le sfilate di esperti dei più importanti think 
        tank sugli schermi della CNN nelle ore e nei giorni dopo la strage 
        dell'11 settembre.
 
 I serbatoi di idee non esistono solo negli Usa: paesi come Gran Bretagna 
        e Germania - basti pensare alla 
        Fondazione Adenauer - hanno 
        una tradizione di strutture simili, e oggi il fenomeno diventa sempre 
        più globale. Ma è proprio in America che i think tank hanno assunto un 
        ruolo così centrale, grazie alla loro capacità di partecipare, anche 
        direttamente, alla definizione delle linee politiche. Si stima che negli 
        Usa esistano oltre 2.000 think tank, dai giganti come RAND (mille 
        dipendenti, un budget superiore ai 100 milioni di dollari all'anno) ai 
        piccoli centri di influenza come l'Institute for Policy Studies (una 
        dozzina di persone, un budget attorno al milione di dollari). La loro 
        capacità di influenza è indubbia, seppur in modi diversi: Heritage ha 
        forgiato l'attuale dibattito politico sulla difesa missilistica, mentre 
        RAND continua ad essere il più ascoltato consigliere del Pentagono sugli 
        armamenti. Ma il segnale più evidente del loro potere è forse il 
        continuo ricambio di studiosi che passano dai think tank alla politica, 
        o viceversa: l'attuale presidente di Brookings è Strobe Talbott, ex 
        sottosegretario di Stato e sovietologo di Bill Clinton, mentre uno dei 
        maggiori esponenti del think tank conservatore Heritage, Kim Holmes, è 
        stato appena nominato al Dipartimento di Stato. Probabilmente tra 
        qualche tempo tornerà al suo vecchio impiego di ricercatore. Ma intanto 
        può trasformare le sue idee in decisioni politiche.
 
 6 dicembre 2002
 
 zanetto@tin.it
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