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        Tutto il potere a… le ipotesi in campodi Cristiana Vivenzio
 
 Semi-presidenzialismo alla francese, premierato all’inglese, 
        cancellierato alla tedesca: si susseguono le “soluzioni alla straniera” 
        per sciogliere il nodo istituzionale italiano. Mentre non sembrano 
        esserci dubbi sulla necessità di arrivare ad una riforma costituzionale 
        che rafforzi di diritto i poteri dell’esecutivo (facendo così cadere uno 
        degli ultimi tabù dell’ideologia dell’antifascismo), la classe politica 
        italiana è ancora in alto mare sulla strada migliore da percorrere. La 
        commissione Affari costituzionali è già al lavoro, anche se tutto sembra 
        subordinato alla realizzazione della riforma federalista e alla 
        costituzione del Senato delle Regioni. Il dibattito si è comunque 
        aperto, tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno dei singoli 
        schieramenti. Nella Casa delle Libertà – dove Berlusconi richiama i suoi 
        alla concordia e cerca il dialogo con l’opposizione, soprattutto in casa 
        Prodi – sembra prevalere l’ipotesi semi-presidenzialista, una soluzione 
        su cui potrebbero convergere sia Forza Italia sia il partito di Fini, 
        sia - ma in subordine alla devolution - la Lega di Bossi; si discostano, 
        invece, da questa opzione, con una preferenza che va al premierato alla 
        Blair, i cattolici dell’Unione di centro. All’interno dell’opposizione 
        le posizioni ufficializzate fanno propendere per la soluzione 
        Ds-Margherita, che dall’ultimo vertice Ulivo ha manifestato al 
        premierato all’inglese il suo favore – per contro, la componente di 
        sinistra dell’Ulivo spinge per il cancellierato.
 
 Ma entrando nel dettaglio, quali sono le proposte messe in campo? Il 
        semi-presidenzialismo francese vuole che siano i cittadini ad eleggere 
        il presidente della Repubblica. La scelta e la designazione del capo del 
        governo spetta al presidente, che nomina come primo ministro il capo del 
        partito di maggioranza parlamentare. Si tratta della forma di governo 
        che meglio contempera due elementi: il rafforzamento dell’esecutivo e il 
        ruolo del Parlamento. La responsabilità politica del governo rimane 
        infatti nelle mani del legislativo ma l’elezione popolare del presidente 
        della Repubblica attribuisce a quest’ultimo poteri forti, come la 
        possibilità di chiedere le dimissioni del capo dell’esecutivo e la sua 
        sostituzione, di indire referendum o addirittura nuove elezioni. Il 
        potere esecutivo è di natura dualistica, in quanto accanto al presidente 
        è il governo a determinare la politica nazionale e il primo ministro a 
        dirigerne l’azione. Ciò è tanto più vero quando la maggioranza 
        parlamentare è di opposto orientamento rispetto a quello presidenziale. 
        In quel caso i poteri del presidente vengono di fatto ridotti, pur 
        continuando egli a giocare un ruolo di primo piano nelle scelte di 
        politica estera e di difesa.
 
 La Legge fondamentale tedesca adotta una forma di governo parlamentare, 
        che conferisce però al primo ministro (Cancelliere) un ruolo 
        determinante all’interno del sistema politico. Il Bundestag tedesco 
        elegge a maggioranza assoluta il Cancelliere. La designazione può 
        avvenire su indicazione del presidente federale e, nel caso di mancata 
        elezione, la scelta può ricadere su persona diversa. In terza votazione 
        viene eletto chi ottiene più voti. La legittimazione parlamentare 
        consente al capo del governo tedesco – che non è, come nel caso 
        italiano, primus inter pares –di scegliere e revocare i ministri, e di 
        far valere, sulla base della legittimazione parlamentare amplissima di 
        cui gode, una direzione politica del governo sua propria. Il capo dello 
        Stato interviene piuttosto quando la maggioranza in Parlamento non è 
        assoluta (o nel caso in cui il Cancelliere ponga una questione di 
        fiducia al Bundestag non approvata dalla maggioranza). In simili 
        situazioni può decidere di sciogliere il Bundestag o proclamare il 
        cosiddetto “stato di emergenza legislativa” che consente ad un governo 
        minoritario di poter continuare a realizzare il suo programma. Uno dei 
        punti di maggior interesse per il nostro dibattito attuale sul 
        cancellierato investe la cosiddetta mozione di sfiducia costruttiva, in 
        base alla quale la camera elettiva tedesca può votare la sfiducia al 
        cancelliere solo nel caso in cui elegga contestualmente a maggioranza 
        assoluta un nuovo cancelliere. I vantaggi della sfiducia costruttiva 
        sono evidenti, primo fra tutti evitare di spezzare la continuità 
        dell’azione di governo.
 
 La monarchia costituzionale inglese vuole, invece, che sia il sovrano 
        (mutatis mutandis, il capo di Stato) a nominare capo di Gabinetto – un 
        comitato ristretto costituito da venti ministri dei circa cento che 
        costituiscono il Consiglio dei ministri – il leader del partito di 
        maggioranza. Il premier svolge un ruolo fondamentale nelle funzioni di 
        guida politica, nella nomina e revoca dei ministri ed essendo stato 
        legittimato di fatto dal popolo attraverso l’esercizio del voto non è 
        soggetto ad alcun voto di fiducia, ma si limita, insieme ai suoi 
        ministri, ad esporre il proprio programma di governo annualmente, 
        tramite il discorso della Corona. Così già nel 1867 Walter Bagehot 
        limitava a tre i diritti della corona: il diritto di essere consultato, 
        il diritto di incoraggiare e il diritto di ammonire”.
 
 17 gennaio 2003
 
 vivenzio@ideazione.com
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