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      Amministrative. Occhi puntati su Trieste e 
      Siciliadi Paolo Zanetto
 
 Il vento a Trieste lo conoscono bene. Sferza la città, soffia per le 
      strade. E raramente è stato forte come in questi giorni. A soffiare sulla 
      città sono due bei tipi. Due uomini di potere, businessmen d’assalto, alla 
      conquista dell’Italia. Hanno i capelli brizzolati e quel tono rampante 
      quanto basta. Un look a metà tra lo spregiudicato Flavio Briatore e il 
      saggio Claudio Martelli. Il primo è Alessandro Profumo, amministratore 
      delegato di Unicredit, che concretizza la sua scalata alle assicurazioni 
      Generali. Il secondo è Riccardo Illy, che Trieste l’ha guidata da sindaco 
      per tutti gli anni Novanta. Al giovane banchiere va stretta la sua stanza 
      milanese di piazza Cordusio, e punta a prendere il controllo di 
      Mediobanca. Il non più giovane imprenditore-politico ha fatto capire alla 
      Margherita che il seggio da deputato non gli basta, e si candida alla 
      presidenza della Regione Friuli.
 
 Non è facile ripararsi dalla bora triestina. E’ un vento freddo, entra nei 
      vestiti, non basta coprirsi. Se n’è accorto Vincenzo Maranghi in piazzetta 
      Cuccia. E se ne accorge la Casa delle Libertà, che in Friuli ha consumato 
      almeno un paio di drammi. Prima la lite per la candidatura alla presidenza 
      della Regione, consegnata alla leghista Alessandra Guerra, a prezzo 
      dell’addio a Forza Italia da parte del presidente uscente Renzo Tondo e di 
      importanti esponenti azzurri. Poi l’arrabbiatura del coordinatore 
      nazionale di Forza Italia, Roberto Antonione, che viene da Trieste ed è 
      stato presidente della Regione. Uno che la bora la conosce bene, e non ha 
      apprezzato certe scelte. Poi è arrivato Berlusconi, e ha messo a posto la 
      situazione. Ma molti da sinistra guardano all’estremo Nord Est per sperare 
      in una rimonta il giorno del voto.
 
 Grazie alla legge sull’election day, in Italia ogni anno dopo Pasqua 
      vengono le elezioni. Quest’anno tocca solo alle amministrative. Le 
      regionali sono in Friuli e nella piccola Val d’Aosta. Votano i comuni di 
      Brescia (uscente centro-sinistra) e Vicenza (uscente centro-destra), due 
      città cattoliche e difficilmente rappresentative del complesso e vasto 
      Nord Italia. In Toscana votano Massa Carrara e Pisa, dove il risultato non 
      è molto incerto. Vota la provincia di Roma, dove il presidente uscente 
      Silvano Moffa affronterà una prova di popolarità che riguarda più che 
      altro il presidente della Regione, Francesco Storace. Poco lontano vota il 
      comune di Pescara. Al Sud vota la provincia di Foggia. Ecco tutto. Chi 
      paragona la rilevanza di questa tornata elettorale alle elezioni regionali 
      del 2000, in seguito alle quali Massimo D’Alema si dimise da capo del 
      governo, non ha mai letto l’elenco degli enti al voto.
 
 In effetti manca qualcosa in questo quadro. Gli ulivisti più ottimisti 
      dimenticano che l’amata bora triestina difficilmente arriverà fino al 
      profondo Sud. In Sicilia infatti ci sono le elezioni provinciali, più il 
      voto per il sindaco a Messina e a Ragusa. Una terra amica del 
      centro-destra, di cui la sinistra preferisce non tener conto. Ma il 
      risultato delle prossime amministrative sarà ampiamente influenzato dal 
      voto di questi quattro milioni di elettori siciliani. Il dato più 
      interessante che proverrà dall’isola è il risultato dei partiti di centro: 
      se sarà un trionfo per le formazioni centriste, qualcuno a Roma 
      rispolvererà qualche progetto politico di nostalgia diccì. In sintesi: 
      occhi puntati su Friuli e Sicilia, ai due estremi d’Italia. Ma stavolta 
      non c’è granché nel mezzo.
 
 14 marzo 2003
 
 zanetto@tin.it
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