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        Cilecca referendariadi Davide Giacalone
 
 L’ennesima tornata referendaria ha fatto cilecca, e sarà bene non 
        prendersi in giro sulle ragioni di tanto disinteresse. Non si dica, ad 
        esempio, che ha scarseggiato l’informazione. Forse può essere vero per 
        la questione degli elettrodotti, frutto della sterile fantasia di una 
        forza politica alla ricerca di qualche cosa da dire, ma non per 
        l’articolo 18. Se n’è parlato, e tanto. Si sono fatti molti spot 
        televisivi, che se fossero serviti a reclamizzare un prosciutto appena 
        decente se ne sarebbero venduti a quintali. Né si può sostenere che i 
        temi fossero astrusi. Ancora una volta, questo vale per gli 
        elettrodotti, ma non per una norma che riguarda la (presunta) sicurezza 
        del lavoro per milioni di persone. No, gli italiani non sono andati a 
        votare perché sanno che è inutile. I referendum sono inutili.
 
 Sono inutili per due ragioni. La prima si trova proprio nei quesiti: non 
        hanno senso. Da quando si è disgraziatamente aperta la via ai referendum 
        propositivi per via abrogativa (collocandosi così fuori dal dettato 
        costituzionale) i quesiti sono divenuti sempre più lunghi, astrusi, 
        incomprensibili, ed impossibili da risolversi con un “Sì” o con un “No”. 
        Ma questa ragione, da sola, non basta a spiegare la diserzione di massa, 
        giacché la propaganda potrebbe ben sopperire alle contorsioni descritte 
        sulla scheda. Serve la seconda ragione: votare è inutile, tanto nessuno 
        terrà conto del risultato.
        Dalla responsabilità dei magistrati al ministero dell’agricoltura, gli 
        elettori hanno detto con chiarezza quel che desideravano, ed il 
        Parlamento non li ha neanche presi in considerazione. Votarono (votammo) 
        in massa per chiedere che i magistrati rispondessero dei loro errori, e 
        ci ritroviamo con una categoria d’irresponsabili del tutto fuori da 
        qualsiasi tipo di controllo. Provate oggi a parlare di responsabilità: 
        vi diranno che siete un golpista. Un golpista con la stragrande 
        maggioranza degli italiani alle spalle, però.
 
 Fatto si è che quel voto fu inutile. Le ultime tornate referendarie cui 
        gli italiani diedero ascolto furono quelle sui temi elettorali. Allora 
        votai con la minoranza degli italiani, ed ancora oggi sono convinto che 
        quei referendum erano illegali. Ma è un fatto che si chiamarono gli 
        elettori a pronunciarsi a favore del sistema maggioritario, promotore 
        della diminuzione dei partiti e di governi di legislatura. Risultato: i 
        partiti sono aumentati di numero; i governi sono durati non di più che 
        con il proporzionale, sono sempre di coalizione e non si sa cosa sia, a 
        questo punto, il maggioritario; nessuno sa più chi sia il parlamentare 
        per il quale sta votando.
        Non sono fra quanti si strappano i capelli per il crescere 
        dell’astensionismo, che, in determinate circostanze, è un segnale di 
        fiducia nel sistema. Per i referendum, poi, non sarebbe inopportuno 
        eliminare il quorum. Ma questo non ha nulla a che vedere con quel che è 
        successo ieri, quando si è, ancora una volta, misurato il vuoto della 
        politica. Non basterà un tricolore quirinalizio a colmarlo.
 
 20 giugno 2003
 
 giac@rmnet.it
 
 (da L’opinione del 17 giugno 2003)
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