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        Con l’Italia la Conferenza Intergovernativa è 
        in ottime maniintervista a Hans-Gert Poettering di Barbara 
        Mennitti
 
 “L’Italia è sempre stata promotrice dell’integrazione europea e sono 
        sicuro che sotto la Presidenza italiana la Cig è in ottime mani“. Così 
        Hans-Gert Poettering, presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo 
        al Parlamento di Bruxelles, stigmatizza le critiche al nostro governo 
        che in questi giorni assume la Presidenza di turno dell’Unione. In 
        questa intervista, inoltre, ripercorre la storia e i principi che hanno 
        ispirato il più saldo, numeroso ed europeista dei partiti europei, il
        Ppe, che proprio a Strasburgo ha festeggiato i suoi primi 
        cinquant’anni di vita.
 
 Signor Presidente, il compimento di cinquant'anni 
        è per un partito politico un appuntamento di grande prestigio, 
        soprattutto in tempi così mutevoli per la politica. Ancora di più se si 
        tratta di un partito transnazionale, che ha dovuto amalgamare esperienze 
        politiche differenti. Può indicarci, a bilancio dei primi cinquant'anni, 
        quali sono stati a suo avviso i momenti essenziali della storia del Ppe?
 
 I cristiano-democratici come Alcide de Gasperi, Konrad Adenauer e Robert 
        Schuman, giustamente chiamati “padri fondatori dell’Europa”, hanno 
        modellato la Comunità europea. Senza il loro contributo oggi l’Unione 
        europea avrebbe un volto molto diverso. I cristiano-democratici, quindi, 
        sono stati fin dall’inizio la forza politica che ha guidato 
        l’unificazione e l’integrazione europea. Il Ppe è stato all’altezza di 
        questi alti standard durante i suoi cinquantanni di esistenza. Le pietre 
        miliari del nostro percorso politico sono state soprattutto 
        l’istituzione del mercato unico, il progressivo ampliamento dei poteri 
        del Parlamento europeo nelle varie riforme del Trattato: oggi, infatti, 
        il Parlamento è colegislatore insieme al Consiglio dei ministri e ha 
        pieni poteri di bilancio. Durante gli ultimi dieci anni la nostra 
        priorità è stata l’allargamento, che oggi siamo quasi riusciti a portare 
        a termine. La Convenzione e la stesura di una Costituzione europea sono 
        sviluppi recenti, che possono essere considerati una pietra angolare 
        dell’evoluzione politica europea, e anche in questo caso i 
        cristiano-democratici hanno dato un contributo importante al suo 
        successo.
 
 Costruzione del Ppe e costruzione dell'Europa: un 
        percorso inevitabilmente comune. Dal suo punto di vista privilegiato di 
        Presidente del gruppo P\arlamentare europeo, come il consolidamento 
        dell'esperienza politica del Ppe ha rafforzato il processo di 
        unificazione del Continente?
 
 Uno dei principali contributi dei cristiano-democratici all’integrazione 
        europea è rappresentato dal fatto che la Comunità europea si fonda su 
        valori cristiani: l’importanza dell’individuo, la solidarietà e la 
        sussidiarietà e l’economia sociale di mercato. Questi principi hanno 
        influenzato profondamente lo sviluppo della Comunità europea. Nella 
        nuova bozza di Costituzione, per esempio, è stato introdotto il concetto 
        dell’economia sociale di mercato e sono state definite più chiaramente 
        le competenze dell’Unione europea, nei fatti un’applicazione concreta 
        del principio di sussidiarietà.
 
 Con la caduta del Muro di Berlino il panorama 
        politico dell'Unione si è andato rapidamente modificando. Lo stesso Ppe 
        da partito di matrice esclusivamente democratico-cristiana si è ampliato 
        fino a inglobare partiti di ispirazione moderata, conservatrice, 
        liberale. Come è cambiata la base ideologica del Ppe negli anni Novanta 
        e a che punto è questo processo?
 
 Negli ultimi anni il Ppe è diventato la forza politica più importante 
        del centro politico europeo e dal 1999 il gruppo Ppe-De è di gran lunga 
        il più grande del Parlamento europeo. Il Ppe ha definito chiaramente i 
        suoi obiettivi politici nel suo programma che si fonda sui valori 
        cristiano-democratici che ho appena menzionato. Ogni nuovo partito 
        membro del Ppe sottoscrive questi valori, che, quindi, rimangono le idee 
        guida del nostro lavoro. E’ una cosa alla quale attribuiamo molta 
        importanza. Tenendo saldo questo punto, è comunque ovvio che vi siano 
        diverse tradizioni politiche nei vari Stati membri e che l’obiettivo del 
        Ppe, e in particolare del gruppo Ppe-De, nel Parlamento europeo sia 
        quello di integrare e raccogliere le forze politiche che condividono i 
        nostri valori, non quello di escluderle. Questa strategia si è rivelata 
        efficace. Con 302 membri, compresi gli osservatori dei nuovi Stati, il 
        nostro gruppo è oggi quello più grande del Parlamento europeo. E, salvo 
        alcune eccezioni che capitano in tutti i gruppi per varie ragioni, siamo 
        riusciti a mantenere la coesione del gruppo nelle votazioni. Ritengo che 
        oggi il nostro gruppo possa raccogliere le sfide del futuro e penso che 
        quella di integrare forze politiche più estesamente nell’Unione europea 
        sia stata una strategia di successo.
 
 Dall'allargamento dell'Unione all'allargamento del 
        Ppe. Il vostro partito è stato fra i primi a porsi il problema delle 
        relazioni con i partiti affini dell'Europa centrorientale. A che punto 
        sono i rapporti con questi nuovi partiti, specie con quelli dei paesi 
        che il prossimo anno entreranno a far parte dell'Unione? Quali problemi 
        permangono? E quali sono i programmi politici del Ppe per l'Europa 
        centrorientale?
 
 E’ stata un’iniziativa del gruppo Ppe-De che gli osservatori dei nuovi 
        Stati prendessero parte ai lavori del Parlamento europeo fin dalla firma 
        dei Trattati nel maggio di quest’anno, perché pensiamo che sia 
        importante integrare i nuovi membri il prima possibile. Abbiamo sempre 
        attribuito grande importanza ai rapporti con i partiti politici dei 
        nuovi Stati membri, perché essi avranno un ruolo chiave nell’attuazione 
        di tutte le misure concrete che determineranno la riuscita 
        dell’integrazione dei loro paesi nell’Unione europea. Ora abbiamo ottimi 
        rapporti con un gran numero di partiti in questi paesi. La prova 
        migliore di questo è che 69 osservatori su 162 si sono uniti al nostro 
        gruppo nel Parlamento europeo. Molti lo hanno fatto perché fanno parte 
        di partiti già membri del Ppe, ma altri lo hanno deciso su basi 
        individuali. Il nostro gruppo ha sempre sostenuto l’allargamento e sarà 
        una sua priorità politica continuare a lavorare insieme ai nuovi 
        colleghi perché l’allargamento sia un successo per il futuro 
        dell’Europa.
 
 Ppe e Convenzione. Quali sono gli aspetti che 
        ancora non vi soddisfano della bozza presentata dal Presidente Valérie 
        Giscard d'Estaing?
 
 Il risultato della Convenzione è un equilibrato compromesso generale ma, 
        naturalmente, su alcuni aspetti noi avremmo preferito andare oltre. In 
        particolare, avremmo voluto estendere il voto a maggioranza alla 
        politica estera comune e sostenevamo di includere esplicitamente 
        l’eredità cristiana nel preambolo. Ma con l’inclusione della Carta dei 
        diritti fondamentali, il riferimento all’eredità religiosa e la 
        disposizione dell’articolo 51 sullo status delle chiese nell’Unione 
        europea, abbiamo già raggiunto importanti risultati.
 
 Dal 2 luglio la presidenza di turno dell'Unione 
        europea sarà assunta dall'Italia, che è guidata da un premier che è fra 
        i leader del Ppe. Cosa vi attendete da questa presidenza?
 
 Il gruppo Ppe-De si augura in particolare che la Presidenza italiana 
        concluda entro la fine dell’anno e senza ritardi la Conferenza 
        Intergovernativa. Altrimenti si rischierebbe di far saltare il 
        compromesso generale sulla Costituzione europea, mettendo in pericolo 
        l’intero progetto. La Cig deve concludere i lavori senza ritardi. 
        L’Italia è sempre stata promotrice dell’integrazione europea e sono 
        sicuro che sotto la Presidenza italiana la Cig è in ottime mani.
 
 Il Ppe entra così nei suoi secondi cinquant'anni. 
        Cosa farà dunque il Ppe nell'età matura?
 
 Al suo cinquantesimo compleanno il gruppo Ppe-De è sicuramente maturo, 
        ma è anche giovane e dinamico, come si nota dai membri che provengono 
        dai nuovi paesi. L’allargamento darà al nostro gruppo politico nuovo 
        dinamismo e nuove idee. Ci opereremo per restare la forza politica più 
        forte nel centro dell’Europa, per rimanere fedeli ai nostri valori 
        fondamentali, adattandoli alle nuove sfide. Il nostro impegno politico 
        sono i popoli dell’Europa e continueremo, come abbiamo fatto nel 
        passato, a lavorare per loro rappresentandoli in Europa.
 
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        luglio 2003
 
 bamennitti@ideazione.com
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