| Angry, angry Lowry di Rich Lowry
 
 In una riunione sindacale pomeridiana a New York Howard Dean cerca di 
        essere incoraggiante. Parla dei progressi compiuti durante la 
        rivoluzione dei diritti civili, nonostante alcune terribili battute 
        d’arresto. Dean ricorda come abbiamo “perso” Martin Luther King Jr., 
        abbiamo “perso” Robert Kennedy e abbiamo “perso” le ragazze per 
        l’esplosione di una bomba nella chiesa di Birmingham, Alabama, negli 
        anni Sessanta, ma prima che riesca a concludere il suo ritornello con 
        un’esplosione di ispirata retorica, una voce si alza dal retro della 
        sala: “Perdiamo George Bush!”
 
 Così vanno le cose sul pianeta Dean. Anche quando l’ex governatore del 
        Vermont cerca di essere stimolante, provoca nel suo pubblico 
        un’invocazione – per implicazione - all’omicidio del presidente degli 
        Stati Uniti. La regola per la gente di Dean è: non essere incoraggiante 
        se invece puoi essere arrabbiato. Dean ha conquistato il primo posto 
        nella corsa alle primarie democratiche, battendo il tasto del rancore 
        liberal verso il presidente Bush. La gente di Dean non si limita ad 
        applaudire o fare gesti – mostra i denti.
 
 La riunione sindacale di New York non rappresenta il pubblico tipico di 
        Dean. Lo slancio di Dean e la sua prodigiosa capacità di sembrare 
        sinceramente irritato gli sono valse il sostegno dell’American 
        Federation of State, County and Municipal Employees e del Service 
        Employees International Union, enormi sindacati con una forte 
        partecipazione di minoranze. Così, in questi ultimi giorni, Dean ha tenuto una serie di 
        riunioni sindacali in tutto il paese che gli hanno permesso di penetrare 
        in un nuovo elettorato.
 
 Finora le riunioni di Dean hanno avuto le caratteristiche demografiche 
        di un concerto di Phish: giovani liberal bianchi. Questo ha dato alla 
        candidatura di Dean un certo carattere imberbe: Ben & Jerry sono furiosi 
        e ora non ci stanno più! La gente nella sala della SEIU di New York è 
        più vecchia, nera o ispanica. E in quel giorno Dean stesso è diverso per 
        procura.
 
 “Dean è uno di noi”, dice Dennis Rivera, il pezzo grosso della SEIU 
        locale, sottolineando che il Dott. Dean era un “lavoratore della sanità” 
        proprio come i membri del suo sindacato – non fa niente che nessuno di 
        loro è un dottore laureato a Yale proveniente da una ricca famiglia di 
        Manhattan. L’unica cosa che Dean condivide davvero con il suo pubblico è 
        la rabbia. Il manifesto di Dean che la gente agita nella sala lo ritrae, 
        non sorridente come la maggior parte dei politici, ma con un’aria 
        belligerante. Quando sale sul palco con le maniche della camicia bianca 
        arrotolate, sembra uno che muore dalla voglia di fare a botte.
 
 Il capo dell’AFSCME Gerald McEntee, introducendo Dean, definisce Bush 
        “contro i lavoratori, contro la famiglia e anti democratico”. Dean 
        inizia da qui. Riferendosi ai tagli fiscali, dice che Bush ha dato 
        tremila miliardi di dollari a Enron e Ken Lay. Paragona i risultati di 
        Bush sull’occupazione a quelli di Herbert Hoover e lo accusa di giocare 
        sulle divisioni razziali del paese. E, naturalmente, lo accusa di aver 
        ingannato la nazione portandola alla guerra contro l’Iraq.
 
 Per essere un candidato che ha come cavallo di battaglia l’opposizione 
        alla guerra in Iraq, Dean ha poco da dire sulla politica estera. 
        Sciorina un elenco di paesi stranieri – Francia, Italia, Israele, ecc. – 
        solo per dire che hanno una copertura sanitaria universale mentre gli 
        Stati Uniti no. La sua analisi della crisi della Corea del Nord è che 
        semplicemente a Bush “non piace” Kim Jong II abbastanza da intavolarci 
        negoziati – un’accusa risibile. La sua critica sulla conduzione della 
        guerra in Iraq è rivolta quasi completamente al fatto che le spese per 
        sostenerla deviano risorse dalle priorità interne.
 
 Ma la politica non c’entra. Dean è la rabbia contro Bush personificata. 
        Esprime e legittima lo scontento della folla perché sembra possibile che 
        la sua campagna del “people power” possa portare questa rabbia alla 
        vittoria. E alla fine del suo discorso Dean dice alla gente: “La forza 
        per cambiare il paese è nelle vostre mani, non nelle mie”. Poi inizia a 
        salmodiare: “You have the power” Dicendolo indica la folla con entrambe 
        le mani, come un direttore che guida la sua orchestra ad un finale 
        straordinario.
        Dean con la sua campagna energica e ben finanziata è il maestro 
        dell’anti-bushismo.
 
        (da
        
        
        
        Townhall.com. Traduzione di Barbara Mennitti)
 16 gennaio 2004
 
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