| Economia, la luce in fondo al tunnel di Beatrice Mauri
 
 La situazione economica della Romania, così come appare dal Country Report 
      presentato dalla Commissione europea lo scorso ottobre, presenta luci ed 
      ombre, ma i dati riportati dagli esperti fanno intravedere una società in 
      movimento. Il Pnl rumeno è cresciuto del 4,9 per cento in termini reali 
      nel corso del 2001, dopo una diminuzione durata tre anni, e tutti i 
      fattori mostrano che la previsione di crescita del 5 per cento per il 2002 
      sarà probabilmente realizzata. Nel 2001 le esportazioni rumene sono 
      cresciute dell'11,5 per cento anche se le importazioni continuano a 
      superarle, creando un deficit del 3,5 per cento del Pnl. In questo settore 
      il governo si pone come obiettivo un deficit di bilancio consolidato del 3 
      per cento del Pnl per il periodo 2003-2005. Il tasso di inflazione è in 
      diminuzione: dal 30,3 per cento del 2001 si prevede di portarlo al 22 per 
      cento entro la fine del 2002, che rimane comunque un valore al di sopra 
      della media europea. Il tasso di disoccupazione, invece, è in crescita. 
      Era del 7,1 per cento nel novembre del 2001 e si prevede che raggiunga il 
      12,4 per cento alla fine di quest'anno, ma, sebbene i dati reali sembrano 
      essere superiori a quelli governativi, si tratta di tassi simili a quelli 
      di alcuni paesi membri. Il quadro generale, insomma, fa ritenere che gli 
      sforzi della Romania per raggiungere la stabilità macroeconomica stiano 
      dando buoni frutti, malgrado l'economia sommersa.
 
 Anche il settore privato è in crescita e oggi copre il 67,1 del Pil del 
      paese, anche se i problemi per gli imprenditori che scelgono di aprire 
      un'attività in Romania non sono pochi. La corruzione rimane, in questo 
      campo, uno dei principali ostacoli allo sviluppo, che rischia di incidere 
      notevolmente sui bilanci delle aziende ed è incentivata da una pubblica 
      amministrazione assurdamente burocratica e obsoleta. A questo fa da 
      contraltare una struttura legale ancora da completare che offre ben poca 
      protezione agli operatori. Anche la rete delle infrastruttur0e rimane molto 
      carente, soprattutto in alcuni settori fondamentali allo sviluppo, come 
      quello dei trasporti e delle forniture energetiche, che in Romania hanno 
      un costo elevatissimo. Un discorso a parte merita il settore agricolo che, 
      sebbene quasi interamente in mano privata, è ancora totalmente incapace di 
      competere su un mercato più vasto. Si tratta di un settore che potrà 
      diventare molto importante per la Romania e bisognerà sviluppare delle 
      adeguate politiche di mercato e di sfruttamento proficuo del territorio. 
      Una cosa non facile, tanto che il paese non ha ancora nemmeno aperto il 
      capitolo di negoziato con l'Unione Europea sull'agricoltura, considerato 
      fra quelli fondamentali.
 
 Le privatizzazioni delle grandi compagnie statali, invece, sono bloccate, 
      non tanto per mancanza di buona volontà da parte del governo quanto per 
      mancanza di acquirenti. E' urgente anche una radicale ristrutturazione del 
      sistema bancario e di quello assicurativo. Aspetti necessari per lo 
      sviluppo di istituzioni che aiutino il corretto svolgimento di un'economia 
      di mercato senza il quale la Romania non potrà compiere il salto di 
      qualità da frontiera del Far East a membro effettivo della comunità 
      europea. Insomma, l'era del paese selvaggio volge al termine ma quanto 
      rapida sarà questa ultima transizione è cosa che dipende esclusivamente 
      dai rumeni. E dal loro governo.
 
 22 novembre 2002
 
 beamauri@hotmail.com
 
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