Punto militare. "Non sparate, ci arrendiamo"

Il primo segnale è arrivato domenica scorsa, al confine tra Irak e Kuwait, quando una dozzina di terrorizzati soldati iracheni -  convinti che la guerra fosse appena cominciata - ha tentato di arrendersi alla 16
ª Air Assault Brigade dei paracadutisti britannici, in quel momento impegnata in una esercitazione di routine. I militari iracheni, sventolando bandiera bianca, sono stati costretti a tornare indietro. "I ragazzi in prima linea - ha raccontato un ufficiale ai giornalisti - non potevano credere a quello che stava accadendo. Si trattava di una semplice esercitazione e, all'improvviso, gli iracheni sono sbucati fuori dal nulla con le mani alzate, gridando in inglese la loro volontà di arrendersi".

Sta forse iniziando a dare i suoi primi frutti, dunque, la strategia tesa a negoziare una "resa segreta" con il maggior numero possibile di militari iracheni. Secondo la CNN, questi negoziati non sono condotti dal Pentagono, ma direttamente da "ambienti interni" all'amministrazione Bush. E in alcuni casi le trattative sarebbero già ad un punto avanzato. La decisione di rendere pubblico questa vulnerabilità del regime di Baghdad, naturalmente, è un tassello importante della guerra psicologica combattuta dal governo americano contro Saddam, anche se dettagli più precisi non possono essere rivelati per evitare rappresaglie da parte del rais.

"Per ora stanno comunicando con noi privatamente - ha confermato il segrtario alla Difesa, Donald Rumsfeld - ma al momento giusto saremo in grado di farlo pubblicamente, per dare istruzioni su come comportarsi per farci comprendere, senza equivoci, la loro volontà di arrendersi". Codici segreti di comportamento, insomma, che vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di volantini lanciati dagli aerei alleati in suolo iracheno (qualcuno parla addirittura di 11 milioni), alle trasmissioni radio ed alle e-mail che spingono gli ufficiali dell'esercito di Baghdad alla diserzione.

Non è fatta solo di propaganda, però, la pressione crescente esercitata nei confronti del regime iracheno. Uno studio di GlobalSecurity.org ha rivelato che negli ultimi tre mesi l'aviazione statunitense ha effettuato 120 attacchi aerei contro postazioni militari all'interno della no-fly zone. Nei 34 mesi precedenti, gli attacchi erano stati 110. Una serie di operazioni che da gennaio coinvolge non solo i sistemi radar e le postazioni missilistiche, ma anche i centri di comunicazioni e le centrali di smistamento dei cavi in fibra ottica. Secondo la televisione israeliana, che avrebbe intercettato una comunicazione riservata tra il Pentagono e le forze militari dislocate nel Golfo, il via alle operazioni militari dovrebbe essere dato martedì 18 marzo. Altri parlano di lunedì 17. Una sola cosa è certa: il tempo a disposizione di Saddam ormai sta scadendo. (a.man.)

14 marzo 2003

mancia@ideazione.com

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