| La memoria di Cristina Missiroli
 
 Pochi giorni sono bastati. E il fumo che copriva lo skyline di New York 
        si è diradato scoprendo un vuoto che, a due anni di distanza, le gru 
        della ricostruzione non hanno ancora colmato. Poche settimane, e l’odore 
        acre dei grattacieli squagliati che impregnava le strade di Lower 
        Manhattan è diventato solo un ricordo. Sì, persino quel nauseante fetore 
        che era rimasto appiccicato ai sopravvissuti (uomini e cose), è 
        scomparso con relativa velocità. Coperto dai soliti, rassicuranti fumi 
        puzzolenti dei tombini della metropolitana e dalle esalazioni di cipolla 
        dei venditori di hotdogs. Sommerso dalla forza della vita che continua.
 
 Alla fine, anche le immagini degli aerei che tagliano i grattacieli come 
        fossero burro hanno cominciato pian piano ad allontanarsi. Non sono mai 
        veramente sparite, non è possibile. Sono sempre lì, impresse come un 
        marchio, nella memoria collettiva dell’Occidente. E sono rimaste in 
        primo piano nella nostra coscienza per giorni, per mesi. Ma ogni orrore, 
        col tempo, si stinge. E anche le immagini di quella New York colpita al 
        cuore hanno iniziato a sbiadire, pian piano.
 
 Gli occhi di noi tutti e le telecamere del mondo si sono via via 
        spostate sui campi di battaglia del Medio Oriente. E le Due Torri in 
        fiamme sono rimaste sullo sfondo della guerra contro il terrorismo. 
        Scolorendosi e rimpiccolendosi man mano che la tensione dei 
        bombardamenti in Afghanistan e dell’avanzata anglo-americana in Iraq si 
        allentava. Poi anche quelle guerre pian piano si sono allontanate, con i 
        loro caccia e i loro carri armati. E hanno preso posto sullo sfondo 
        della vita quotidiana. Un’eco lontana, malgrado le vite dei soldati che 
        continuano a mietere. Un’eco tanto lontana che quasi ci si dimenticava 
        perché si fosse andati laggiù a combattere così lontano da casa.
 
 Poi è arrivato l’anniversario. La festa della memoria. Giornali e tv 
        rimandano in continuazione le immagini, lo strazio, il dolore, lo 
        sgomento, la distruzione, l’eroismo. Ritorna il colore nelle immagini 
        sbiadite. Ritorna l’orrore e la rabbia. Ritorna, viva, la memoria. 
        Ritorna il significato di una guerra combattuta lontano da casa. Ritorna 
        l’orgoglio di appartenere ad una società libera. E ritorna la bandiera 
        americana alla finestra della mia casa romana.
 
 12 settembre 2003
 
 missiroli@opinione.it
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