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              Teatro. Un perfetto esercizio di stiledi Maria Teresa Petti
 
 Esilarante e surreale. Imprendibile e irrefrenabile. “Esercizi di 
              stile” è uno spettacolo da gustare con spirito divertente e 
              divertito. Immaginate tre attori e una scenografia essenziale. 
              Immaginate una semplice storiella trasformarsi in un’evoluzione 
              acrobatica di idiomi, voci, situazioni, vocaboli. Immaginate i tre 
              protagonisti che, come trasformisti, si moltiplicano sulla scena 
              con rocambolesche inversioni di rotta e imprevedibili salti nel 
              buio e che raccontano in sessanta modi diversi lo stesso episodio.
 
 “Esercizi di stile” nasce dall’omonimo testo di Raymond Queneau. 
              Lo scrittore francese lo pubblicò nel 1947, come espressione di un 
              genere surrealista meta-letterario, frutto di una pratica 
              sperimentale che trasformava la letteratura in un terreno di 
              relativismo linguistico. Il libro è di per sé affascinante per chi 
              ama la lingua, la scrittura e la lettura. Un vero allenamento 
              filologico, una suggestiva esibizione del linguaggio. Di grande 
              effetto, il testo francese è stato tradotto in italiano nel 1983 e 
              giocato sulla scomposizione e ricomposizione del nostro idioma. 
              Novantanove variazioni col pretesto del racconto di un banalissimo 
              episodio, per divertirsi, da veri giocolieri della lingua, 
              attraverso vari generi letterari, figure retoriche, scomposizione 
              della sintassi e della grammatica, fino allo smembramento e alla 
              ricombinazione del singolo sintagma.
 
 L’opera letteraria fu messa in scena a Parigi 16 anni fa 
              dall’attore e regista Jaques Seiler. Lo stesso che ha curato la 
              regia della versione italiana, riproposta dal 1996 al Teatro 
              dell’Orologio di Roma, al momento in replica fino al 7 dicembre. Un’interpretazione mirabile, quella 
              attuale, di Gigi Angelillo, Ludovica Modugno e Francesco Pannofino 
              che si alternano vorticosamente sulla scena. Lo spettacolo, 
              realizzata con la traduzione e l’adattamento di Mario Moretti, dà 
              al testo una dimensione in più, l’esercizio di stile diviene anche 
              un’esibizione di capacità espressiva, gestualità, intonazione 
              della voce. I tre attori-giocolieri passano con estrema bravura da 
              un personaggio all’altro, ognuno con la propria carica emotiva e 
              presenza scenica. Si esce divertiti e in qualche modo meravigliati 
              per un testo letterario che dalla carta prende vita e si fa 
              teatro.
 
              
              5 dicembre 2003
 petti@ideazione.com
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