| Narrativa. Inghilterra vittoriana in 
              giallo di Carlo Roma
 
 Walter Hartright, insegnante di disegno ventottenne, cammina 
              spedito verso la sua misera residenza londinese sulla strada che 
              dalle campagne piega verso i sobborghi periferici della città. La 
              notte, avvolta dall'impenetrabile silenzio della brughiera, è 
              pesante ed afosa, l'aria è umida. E' mezzanotte e la luna 
              rischiara un cielo senza stelle, in un'atmosfera immobile e 
              sospesa. Hartright esita sulla via, si ferma. Dopo qualche giorno 
              trascorso insieme alla madre e alla sorella nel piccolo villaggio 
              di Hampstead, non desidera rientrare alla sua vita di stenti e 
              difficoltà. E' un uomo giusto, esuberante e tenace. Un vecchio 
              amico di famiglia italiano, il signor Pesca, in visita a Hampstead 
              dopo una lunga assenza, gli ha proposto un'occasione professionale 
              presso una villa poco distante da Londra, a Limmeridge House, nel 
              Cumberland, alle dipendenze del signor Fairlie. Spinto da questa 
              possibilità inaspettata Walter si affretta a tornare a Londra e a 
              presentarsi al suo nuovo datore di lavoro. Assaporando a pieni 
              polmoni la freschezza e la serenità dei dintorni della città, 
              Hartright procede con molta calma fino a quando "in un solo 
              momento, ogni goccia di sangue mi si gelò nelle vene: una mano, 
              con tocco delicato e improvviso, s'era posata sulla mia spalla". 
              Una giovane donna vestita di bianco, illuminata dalla luce lunare, 
              lo osserva con estrema attenzione e con una punta di terrore negli 
              occhi trepidanti. Dall'aspetto pallido e malinconico, dalla una 
              voce tremante e dai gesti rapidi e meccanici, la donna, alla 
              sorpresa di Walter, si affretta a scusarsi e a giustificarsi. "Non 
              penserete che abbia fatto qualcosa di male? Io non ho fatto 
              proprio nulla di male. Ho avuto un incidente... E' colpa della 
              sfortuna se mi trovo qui da sola, a quest'ora di notte...Perché 
              pensate che abbia fatto qualcosa di male?"
 
 Perché una donna giovane, nell'Inghilterra della seconda metà 
              dell'Ottocento, si avventura, impavida e solitaria, all'una del 
              mattino, senza il sostegno di un uomo? Cosa le è capitato di tanto 
              grave da fuggire e da chiedere aiuto al primo sconosciuto 
              incontrato lungo la via? Certo è che gli occhi insicuri della dama 
              in bianco nascondono sofferenze, soprusi e violenze di ogni tipo. 
              In un perfetto ambiente nobiliare, fra dimore sontuose e in un 
              clima formale ed affettato, si dipana la tragica vicenda di Anne 
              Catherick, giovane dalle origini umili e semplici. Colpevole di 
              conoscere la verità più nefanda ed infamante di Sir Percival Glyde, 
              promesso sposo di una delle nipoti di mister Fairlie, la bella e 
              ricca Laura, alla quale è unita soltanto da una sorprendente 
              somiglianza, Anne è costretta a soccombere dinnanzi le angherie 
              dei potenti. Sir Percival, infatti, con l'appoggio determinante 
              del misterioso, spietato Conte Fosco, simpatico italiano dai modi 
              gentili e sentimentali, la sottopone ad un ben congegnato inganno. 
              Fino allo svelamento, dopo le pazienti indagini di Walter 
              Hartright, del terribile intrigo e dell'individuazione dei 
              colpevoli.
 
 Nella lotta manichea fra il bene ed il male, sulla quale si basa 
              il romanzo "La donna in bianco" (1860) di Wilkie Collins, si 
              stagliano le figure di eroi positivi e eroi negativi. La 
              distinzione è netta, come è evidente, allo stesso modo, la 
              semplicità, l'onestà e la forza morale dei personaggi vincenti i 
              quali, al termine di un percorso di formazione, saranno capaci di 
              sconfiggere il male e di ripristinare l'armonia perduta. 
              L'impianto narrativo, a metà strada fra il romanzo poliziesco e la 
              novel of sensation, presenta una molteplicità di punti di vista: i 
              narratori, testimoni e protagonisti di singole porzioni della 
              materia narrativa, si alternano lasciando la parola, di volta in 
              volta, agli altri protagonisti sulla scena. In un amalgama 
              sapiente di fili che si intrecciano e di storie che si 
              accavallano, Collins riesce nell'intento di condurre per mano il 
              lettore sino allo scioglimento delle ultime battute in un 
              crescendo di episodi drammatici. Ci consegna, infine, un 
              interrogativo aperto che racchiude in sé il senso ultimo della sua 
              opera: "Perfino gli uomini migliori non sono sempre coerenti nel 
              far del bene: perché dovrebbero esserlo quelli peggiori, nel far 
              del male?"
 
 10 maggio 2002
 
 crlrm72@hotmail.com
 
 Wilkie Collins, La donna in bianco, Fazi Editore, € 19,38, pp. 
              780.
 
 
 
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