| Medio Oriente, alle origini del caos di Alessandro Bezzi
 
 Chi davvero conosce la storia del Medio Oriente? Pochi, riteniamo. 
              Eppure, da almeno tre decenni, le vicende che accadono in quella 
              parte del mondo riguardano da vicino anche il nostro paese. Alcuni 
              esempi? Gli shock petroliferi, che negli anni Settanta piegarono 
              le economie occidentali, e dunque anche quella italiana, allora 
              come oggi troppo dipendente dall'oro nero. La guerra civile che 
              sconvolse il Libano, l'ex Svizzera del Medio Oriente e che, agli 
              inizi degli anni Ottanta, vide il primo impegno fuori dai confini 
              nazionali di alcuni contingenti italiani: un episodio che segnò il 
              ritorno dell'Italia sulla scena politica mondiale. E ancora la 
              Guerra del Golfo, la reazione degli Stati contro Saddam Hussein, 
              che negli anni Novanta rappresentò la prima guerra dopo la caduta 
              del Muro di Berlino. Anche in quella occasione l'Italia era 
              presente.
 
 Eppure del Medio Oriente tanti parlano ma pochi conoscono. Il 
              conflitto Israele-palestinesi, la nascita e lo sviluppo di veri e 
              propri Stati islamici, la diffusione del fondamentalismo: l'agenda 
              della politica estera, ormai, passa da questi territori. Cosa di 
              meglio, dunque, che approfondire la storia di queste aree? Di 
              libri, sugli scaffali, ne sono usciti tanti dopo l'11 settembre. 
              Ma per attenderne uno che approfondisse alla radice le dinamiche 
              politiche che hanno creato il Medio Oriente moderno, s'è dovuto 
              attendere che la Rizzoli riportasse in libreria - a dieci anni di 
              distanza dalla prima edizione - il voluminoso "Una pace senza 
              pace", 728 pagine scritte da David Fromkin. Avvocato, newyorkese, 
              collaboratore della rivista di geopolitica Foreign Affairs, autore 
              di numerosi saggi su temi di storia e politica internazionale, 
              Fromkin racconta con lo stile narrativo che caratterizza i buoni 
              divulgatori americani gli avvenimenti racchiusi nello spazio di 
              otto anni, dal 1914 al 1922, che segnarono il passaggio 
              dall'Impero Ottomano al Medio Oriente moderno.
 
 Il libro è denso di notizie e informazioni, puntuale nella 
              ricostruzione, ricco nei riferimenti bibliografici, serissimo per 
              l'aderenza alle fonti. L'autore ha setacciato per anni gli archivi 
              pubblici e privati delle potenze occidentali, le uniche che sedute 
              al tavolo della spartizione del vecchio Impero Ottomano 
              determinarono le scelte che ancora oggi rendono instabili queste 
              aree. Fromkin non risparmia critiche alle decisioni dei paesi 
              occidentali che hanno badato (come era consuetudine in quegli 
              anni) troppo ai loro interessi, cercando di proteggere le vie del 
              commercio che portavano verso l'estremo Oriente (come la Via della 
              seta). Risultato? Il Medio Oriente divenne parte periferica ma 
              integrante del Grande Gioco dell'Asia, paesi e frontiere furono 
              "invenzioni", linee tracciate su carta geografica muta o vuota.
 
 Il libro è uscito negli Stati Uniti in prima edizione nel lontano 
              1989. Tredici anni possono essere tanti e possono modificare i 
              punti di vista e le interpretazioni di un autore. Le vicende 
              contemporanee dell'area più instabile del globo, che rappresenta 
              la minaccia più grave alla pace mondiale, meritano una conoscenza 
              delle origini ben superiore a quella che oggi hanno le opinioni 
              pubbliche occidentali. Ai lettori italiani che dovessero riuscire 
              a divorare le oltre 700 pagine di questo libro resta anche la 
              sfida di confrontarsi con una posizione, quella di David Fromkin, 
              piuttosto originale.
 
 24 maggio 2002
 
 
 
 
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