| Dino Risi: "La ragazza che vorrei..." di Ivo Germano
 
 A far la storia dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta è 
              stato il gran bel cinema di Dino Risi, da “Una vita difficile” a 
              “Il sorpasso”, solo per citare alcuni titoli che, ancora, fanno 
              impazzire al solo ricordarli. Da medico stanco di curare uomini 
              incurabili nelle ipocondrie e delusioni, nelle frustrazioni del 
              dovere e del piacere, Risi si è trasformato in spiritaccio 
              icastico e antidogmatico, sfrontato ed eterodosso. Monelleria 
              cinematografica e destino esistenziale per uno che ha sempre 
              voluto danzare con la vita, anche solo volendo una ragazza. 
              Proprio “Vorrei una ragazza” è una bella raccolta di epigrammi e 
              aforismi risiani, salaci e quasi contundenti, dove lo stile 
              cinematografico insuffla la rapida lettura.
 
 A guidarci nel raccontare Risi è la presentazione del suo amico e 
              critico cinematografico del Giornale, Maurizio Cabona. Asciutta 
              presa in consegna del patrimonio antropologico del cinema di Risi 
              “Si raccontano molte cose dei grandi registi, quasi sempre le 
              stesse. Talora anche i loro film si assomigliano. E poi la gente 
              onesta nemmeno va al cinema. Io, che di rimbalzo ho a che fare coi 
              film, non col cinema, a mia madre ho detto che suono il violino in 
              un casino. Alla vigilia della sua chiusura, per legge Merlin, ho 
              incrociato per la prima volta Dino Risi, quando girava Venezia, la 
              luna e tu? No, allora avevo sette anni, Risi devo averlo 
              incontrato dopo. Ma avevo già visto Poveri ma belli. Così oggi, 
              quando si stupisce della mia memoria, gli ricordo che lo conosco 
              da una vita”.
 
 Una vita mai banale, per chi vagamente somigliante all’Avvocato, 
              ha incrociato destino e successo con Vittorio Gassman, cui 
              aristocraticamente è dedicato il libro, consapevoli che, di riffa 
              o di raffa, tocca curiosamente esercitarsi nella nobile arte della 
              scoperta e dell’intuizione, “Da bambino non sognavo grandi cose 
              pompiere, equilibrista, calciatore, paracadutista no sognavo una 
              lunga sera nelle braccia di una cameriera”. Oppure, svelando 
              un’anatomia di se stesso “C’è in me un poeta e un assassino un 
              vecchio ed un bambino un genio ed un cretino”. Da non perdersi poi 
              la laudatio dell’agio e della confortevolezza quotidiana, quasi 
              eroica e reattiva gozzaneria post-contemporanea delle pagine 
              78-80. Esercizio di nostalgia e di perdita, per un Fellini non più 
              seduto a Piazza del Popolo e per quel filo di seta sottile e 
              bianca che si chiama vita.
 
 C’è che il desiderio, l’istinto da maschio selvatico, ma dolce e 
              malinconico sono gli ingredienti che si ritrovano in ogni riga di 
              questa raccolta. Risi ne è, in qualche maniera, l’amanuense che 
              ricopia e salva emozioni e vibrazioni, perché “la vita è un film a 
              suspense. Non si sa quando arriva Lei, né da che parte”. Nella 
              consapevolezza che il futuro arriva sempre troppo presto. Bene, 
              bravo, bis, a garantircelo una splendida Monica Bellucci in 
              copertina. Già, la ragazza che vorrei…
 
 5 luglio 2002
 
 ivogermano@libero.it
 
              
              Dino Risi, "Vorrei una ragazza", Asefi Editoriale, Milano, 2002, 
              pp. 153, € 7,50.
 
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