Giuseppe Tucci
di Alessandro Grossato
E' giustamente considerato come il più grande orientalista
italiano del Novecento, e fra i massimi tibetologi a livello
internazionale. È stato giornalista, scrittore, archeologo,
antropologo, esploratore, Accademico d'Italia, presidente onorario
di numerose istituzioni di grande prestigio in tutto il mondo,
vincitore del "Premio Nehru", e ha meritato ben cinque lauree
honoris causa. Concittadino del gesuita e sinologo Padre Matteo
Ricci, Giuseppe Tucci nasce a Macerata il 5 giugno 1894 e muore a
San Polo dei Cavalieri, vicino a Tivoli, il 5 aprile 1984. Dotato
di eccezionali qualità naturali e di un'ottima preparazione
classica, giovanissimo conosce già una decina di lingue europee.
Nel 1915 parte per la Grande Guerra, congedandosi col grado di
tenente. Nel 1919 si laurea in Lettere e Filosofia.
Lavora prima come bibliotecario della Camera dei deputati, ma già
tra il 1925 e il 1930 insegna italiano, cinese e tibetano presso
le Università indiane di Calcutta e Shantiniketan, dove fra
l'altro incontra il poeta Tagore e Gandhi. Dal 1930 diviene
docente di lingua e letteratura cinese all'Università di Napoli, e
dal 1932 insegna religione e filosofia dell'Estremo Oriente
all'Ateneo di Roma. Nel 1933 fonda assieme a Giovanni Gentile, che
ne è il primo presidente, l'Istituto italiano per il Medio ed
Estremo Oriente (Is.M.E.O.), con lo scopo di "promuovere e
sviluppare i rapporti culturali fra l'Italia e i paesi dell'Asia
Centrale, Meridionale ed Orientale ed altresì di attendere
all'esame dei problemi economici interessanti i Paesi medesimi".
L'attenzione rivolta anche agli aspetti politico-economici è
documentata, oltre che dalle numerose pubblicazioni dell'Istituto
come i periodici Bollettino dell'Istituto italiano per il Medio ed
Estremo Oriente (1935) e Asiatica (1936-1943), dallo specifico
interesse di Tucci per la geopolitica dell'Asia in un periodo
cruciale della sua storia, e dalla sua amicizia personale con Karl
Haushofer, che invita a tenere importanti conferenze su questa
materia.
Tucci concentra i suoi viaggi di ricerca nella vasta regione
himalayana, quale naturale crocevia storico fra tutte le diverse
culture dell'Asia, raccogliendo sistematicamente materiale
archeologico, artistico, letterario, di documentazione storica e
altro. Risultati eccezionali vengono così ottenuti dalle sue
lunghe spedizioni in Tibet fra il 1929 e il 1948, anno in cui l'Is.M.E.O.
riprende in pieno la sua attività postbellica sotto la sua diretta
presidenza, destinata a durare fino al 1978. Tra il 1950 e il 1955
egli organizza nuove spedizioni in Nepal, seguite dalle campagne
archeologiche in Pakistan ('56), in Afghanistan nel ('57) ed in
Iran ('59). Sempre nel 1950 avvia il prestigioso periodico in
lingua inglese East and West, e nel 1957 fonda il Museo Nazionale
di Arte Orientale di Roma.
Tra i suoi numerosi ed importanti scritti ricorderemo solamente,
sia i sette volumi di Indo-tibetica (Accademia d'Italia,
1932-1942) che i due di Tibetan Painted Scrolls (Libreria dello
Stato, 1949) per la loro ampiezza documentaria, e la Storia della
filosofia indiana (Laterza, 1957) per la sua portata innovativa,
specie per quanto riguarda la logica indiana. Ma Giuseppe Tucci ci
ha soprattutto trasmesso la sua appassionata ed intelligente
dimostrazione dell'unità culturale dell'Eurasia, e una lucida
consapevolezza del fatto che, giunti come siamo ad un capolinea
della storia, essa dovrà tradursi anche in un'effettiva unità
geopolitica.
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