Politiche familiari, più leggi meno piazze
di Pierluigi Mennitti
[16 mag 07]


Alla fine l’ha spuntata la pasionaria bianca: Ursula von der Leyen, ministra della Famiglia della Grosse Koalition tedesca. Una delle donne che Angela Merkel ha voluto portare con sé, prima nel gruppo che ha gestito la campagna elettorale del 2005 e poi al governo per rinnovare la squadra dirigente della Cdu. Nobile, come testimonia il suo lungo cognome, ricca e a suo modo affascinante. Mamma di sette bambini. Felice e in carriera, grazie anche alle collaboratrici domestiche che si può permettere. Eppure attenta e sensibile alle necessità delle donne che devono confrontarsi con ben altri budget. Per questo ha fondato la sua politica familiare su valori assolutamente tradizionali, su criteri pragmatici e moderni. Ne aveva fatto un punto d’onore all’inizio della sua esperienza governativa: il settimanale Der Spiegel l’aveva ritratta in copertina, “Ich bin Deutschland”, l’eroina delle donne conservatrici. Lei ha spiazzato tutti coloro che leggono la politica con i paraocchi. Proposte concrete per rilanciare la natalità: non slogan o manifestazioni più o meno oceaniche, ma un lungo, paziente lavoro politico per dare alle donne qualcosa di tangibile.

Ecco l’idea per la famiglia degli anni Duemila, adattata alla sensibilità di una coalizione di governo eterogenea: aumentare e migliorare la qualità degli asili nido. Lavoro e indipendenza economica sono la base dell’emancipazione femminile, una conquista per la donna occidentale. Carriera e bambini, però, non sempre vanno d’accordo. Ecco dunque la soluzione: spingere governo federale ed enti locali a finanziare e potenziare strutture di accoglienza per i bambini, fin dal loro primo anno di età. La proposta è stata approvata dopo un vertice lunghissimo, protrattosi fino a notte fonda e dopo mesi di polemiche, contrasti e confronti. La combattiva ministra, di solidi principi cristiano-democratici, ha dovuto pure sottoporsi alle accuse della parte più conservatrice dell’episcopato cattolico tedesco, che per bocca del vescovo di Augusta, Walter Mixa, l’aveva tacciata di “socialdemocraticismo”, ribadendo che una moderna politica della famiglia richiede che i genitori dedichino più tempo ai loro figli, piuttosto che affidarli a un asilo.

Ursula von der Leyen ha tenuto duro. Ha portato avanti la sua proposta tra i distinguo un po’ imbarazzati dei socialdemocratici, le prudenze dei suoi compagni democristiani e l’opposizione sorda dei sindaci che non vedono di buon occhio l’idea di contribuire con le loro casse esangui alla crescita degli asili. Ha incontrato il ministro delle Finanze, strattonato a destra e a sinistra per la destinazione del “tesoretto tedesco” (che è assai più consistente di quello italiano) e gli ha strappato una promessa. Poi il vertice dell’esecutivo ha approvato. Ora ci sono due settimane per dar corpo alla nuova legge, approfondendola nei dettagli. La ministra sa che nei prossimi 14 giorni si gioca gran parte della sua credibilità. Ma ha stoffa da vendere. Si possono condividere o meno i suoi valori tradizionali, ma per dare alla famiglia moderna un aiuto concreto, siamo certi che non andrà in piazza a manifestare, piuttosto lavorerà di fino per completare la sua proposta: più asili e (forse) più figli per tutti.

(c) Ideazione.com (2006)
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