Da qui l’esigenza di rafforzare gli studi di settore e la convegnistica sull’argomento, creando un Osservatorio che ha sede negli uffici centrali di Roma.
Nel più recente convegno di Bari i riflettori sono stati puntati sul nostro paese, nella consapevolezza che il fenomeno ha dimensioni globali e si è andato caricando di tensioni nel corso dell'ultimo anno. Se, infatti, nei primi mesi successivi agli attentati alle Torri di New York la crisi politica internazionale è stata accortamente gestita in modo da non provocare effetti devastanti sul mercato mondiale dell'energia, la svolta americana che ipotizza la guerra preventiva contro l'Iraq coinvolge uno dei più importanti paesi produttori di petrolio. La decisione - non dichiarata, ma perseguita - di tenere il petrolio fuori dalla guerra rischia di essere travolta. Il risultato è che sono di nuovo in discussione gli equilibri che, dopo la prima fase della reazione al terrorismo, si erano costituiti con il ritorno della Russia ad un importante ruolo internazionale.
In questo quadro emerge più chiaramente la debolezza strutturale dell'Italia che, disponendo di una industria prevalentemente di trasformazione, deve considerare l'energia uno dei fattori primari della produzione e della formazione dei costi: l'esposizione diventa elevata sul fronte della sicurezza degli approvvigionamenti e del prezzo del greggio. E' urgente perciò tracciare un quadro preciso delle condizioni del paese, che denunzia ritardi nella capacità di produzione, nella diversificazione delle fonti, nella gestione delle competenze amministrative, nella tutela dell'ambiente. Il confronto fra studiosi, operatori e uomini del governo, avvenuto a Bari, è stato un momento importante anche per la vita dell’Osservatorio. E' opportuno che si discuta, perché per anni in Italia ognuno ha proceduto per la propria strada senza che fossero chiari gli obiettivi d'interesse generale. Dobbiamo in primo luogo chiederci se ha ancora un senso parlare di politica pubblica dell'energia per definire i ruoli che debbono avere in questo settore lo Stato ed il mercato. A noi sembra impossibile rinunciare ad una politica nazionale dell'energia, pur sottolineando che essa deve essere coerente con la politica dell'Unione Europea ed inserita nel quadro globale. La realtà mondiale con cui l'Italia deve confrontarsi è complessa, perché in essa si mescolano tendenze nuove ed atteggiamenti tradizionali, rispetto ai quali la classe dirigente del nostro Paese deve compiere scelte operative, concrete ed immediate.
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