Tutto
quello che sai è vero
di Stefano Magni
Ideazione
di luglio-agosto 2006
La teoria del complotto
Guido Brescia
Comitati per le Libertà, Milano,
2006, pp. 85, € 8
Tempi duri per chi ha una visione limpida del mondo, vuole spiegazioni semplici e crede in quello che vede. Le teorie del complotto stanno occupando i media e il dibattito pubblico. Prima con l’uscita nelle sale de Il codice Da Vinci e poi con il rilancio delle tesi complottiste sull’11 settembre, si diffonde ancora la convinzione che «tutto quello che sappiamo è falso» e che «qualcuno vuole che noi non sappiamo». Una piccola risposta proviene dal saggio La teoria del complotto del giovanissimo Guido Brescia (classe 1983) pubblicato da una casa editrice liberale altrettanto giovane, Comitati per le Libertà (comitates@libertates.com), emanazione editoriale dell’omonimo movimento culturale. La teoria del complotto non è uno strumento pratico per confutare, con le controprove, le teorie alternative dell’11 settembre o la storia altrettanto alternativa della Chiesa, bensì uno strumento filosofico per smontare il metodo usato dai complottisti di ogni epoca per formulare le loro teorie. Come sostiene Zefiro Ciuffoletti (autore di La retorica del complotto, citato ampiamente in questo piccolo saggio), diventa difficile attaccare una teoria cospiratoria portando contro-prove o dimostrando l’assenza di prove sufficienti, perché anche queste ragionevoli mosse verrebbero interpretate come parte del complotto. «Per poter confutare le teorie cospiratorie, bisogna quindi uscire dal loro meccanismo logico». Il saggio di Brescia si divide in tre capitoli: un’introduzione filosofica e due capitoli storici. L’introduzione mostra come il miglior antidoto al complottismo sia l’individualismo metodologico elaborato dagli economisti austriaci Menger, Mises e Hayek e dal filosofo della scienza Karl Popper. L’individualismo metodologico mina alle fondamenta tutte le teorie del complotto, per due motivi: gli uomini sono dotati di conoscenza limitata e fallibile e azioni intenzionali conducono molto spesso a effetti non intenzionali. Grandi istituzioni dell’umanità, come il mercato, la moneta, il linguaggio, sono sorte spontaneamente, non sono il frutto di un piano o di un complotto. Non è umanamente pensabile che esista una cospirazione condotta da uomini talmente eccezionali da manipolare le conoscenze e la percezione di tutti gli altri. Gli esempi storici riportati nel saggio e tratti da alcuni casi classici della storia (il complotto contro Giulio Cesare e la Congiura dei Pazzi) dimostrano come le cospirazioni possano facilmente fallire e ritorcersi contro gli stessi cospiratori. Eppure le teorie cospirative su complotti, peraltro mai esistiti, continuano ad avere successo. Poniamoci anche noi, allora, la domanda dei cospirazionisti: a chi servono le teorie della cospirazione? Secondo Karl Popper: «Persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori. Infatti la sola spiegazione del fallimento del loro tentativo di realizzare il cielo in terra è l’intenzione malvagia del Demonio che ha tutto l’interesse a mantenere vivo l’inferno». Gli altri tre esempi portati da Brescia sono molto significativi: le teorie sulla cospirazione degli eretici ai tempi dell’Inquisizione, sul complotto degli aristocratici ai tempi della Rivoluzione Francese e sulla Cospirazione dei Savi di Sion nel Ventesimo secolo sono servite a giustificare alcune tra le più grandi carneficine della storia.
(c)
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