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Promesse elettorali: Veltroni batte tutti
di ELISA BORGHI

[11 apr 08] E anche questa è fatta. Finalmente è finita. Questa campagna elettorale che di certo non ha brillato per vivacità di idee termina qui, davanti alle file domenicali verso i seggi. Già pronta a lasciare il posto alle polemiche sui numeri, le schede confuse e la spartizione degli scranni istituzionali. Vecchi discorsi e riti del teatrino della politica. Ma prima che arrivino i vincitori e i vinti, in quel tempo sospeso che precede l’annuncio dei risultati elettorali, viene da tirare un sospiro di sollievo. A confortare è il pensiero di non inciampare più nelle tribune politiche di Rai2, nelle interviste cronometrate dalla par condicio, nei sali e scendi dal pullman, nelle battutacce sulle donne e soprattutto nelle promesse elettorali. Già, le promesse elettorali. Ingrediente base di ogni campagna che si rispetti e che anche quest’anno, a conferma di una regola che non conosce eccezioni, sono piovute sulla testa dei cittadini copiose, roboanti e bipartisan. O meglio “multipartisan", perché non c’è partito che non abbia cercato di accaparrarsi i favori degli elettori ricorrendo a questo collaudatissimo metodo.

C’è anche chi si è preso la briga di raccoglierle tutte, le promesse elettorali di questo 2008, e di catalogarle per data e nome del “promettente”. È l’opera di un blogger, che ha svolto un lavoro davvero divertente e curioso. Secondo Onemoreblog le promesse elettorali fatte dai candidati premier (e non solo) da marzo ad oggi sono state 42. Oltre a Berlusconi e Veltroni, si sono sbilanciati promettendo mari e monti agli elettori anche Gianfranco Fini (3 promesse), Giulio Tremonti e Antonio Di Pietro (a pari merito con 2 promesse ciascuno) e poi Massimo D’Alema, Enrico Morando, Daniela Santanché, Giovanna Melandri, Franco Marini e persino Matteo Colaninno, appena sbarcato nell’agone politico ma non meno aggressivo degli altri, con una promessa ciascuno. A sorpresa il “promettitore” numero uno non è Silvio Berlusconi ma Walter Veltroni. L’ex sindaco di Roma arriva fare, da solo, ben 20 delle 42 promesse complessive, mentre il Cavaliere si ferma a quota 7. In totale, sinistra batte destra 26 promesse a 16.

Ma la cosa che più interessa, al di là dei numeri, sono i contenuti e i temi sui cui i politici si sono impegnati. Al primo posto c’è l’impegno a ridurre la macchina dello Stato per costo e personale. Qui la convergenza è netta, destra e sinistra mettono entrambe in programma la riduzione degli stipendi di deputati e senatori, fronte su cui si impegnano tanto Tremonti e la Santanchè quanto Melandri e Veltroni.

Walter Veltroni concorda poi con Berlusconi sulla necessità di dimezzare gli onorevoli. Entrambi i candidati premier si impegnano su questo punto, che dunque gli italiani dovrebbero vedere per certo realizzato dal prossimo governo. Vengono poi il lavoro e le pensioni. Con Veltroni che promette a raffica, in ben 4 occasioni (Cosenza, sito del Pd, e in due interviste a La Repubblica) “la lotta alla precarietà sarà la mia ossessione” e  “se il Pd vincerà le elezioni il suo primo provvedimento in Consiglio dei ministri sarà il disegno di legge che istituisce il compenso minimo garantito”.

Sulle pensioni gli fanno eco Morando “l’adeguamento automatico delle pensioni deve essere agganciato all'indice Istat” e Berlusconi “tra i primi atti del Consiglio dei ministri adegueremo le pensioni sotto i mille euro al costo della vita: è un atto di giustizia assolutamente dovuto”. Quanto al lavoro, il Cavaliere torna sulla legge 30 dicendo che “il modo migliore di rendere omaggio a marco Biagi è quello di continuarne il lavoro di riforme, a partire dalla legge che è ampiamente inattuata”. E sempre in campo economico c’è un Tremonti che si impegna ad “abbassare i mutui”, un D’Alema che vuole “alzare i salari”, ancora un Veltroni che garantisce il “salario minimo” e poi Berlusconi e Fini con l’immancabile “abbasseremo le tasse”. Tanto il Cavaliere quanto il leader del Pd si impegnano poi sull’edilizia popolare e concordano sulla necessità di creare nuovi alloggi (“più case popolari”, è lo slogan di entrambi).

Seguono altri temi connessi all’attualità, come l’emergenza rifiuti che Berlusconi vuole risolvere spostando gli uffici del presidente del Consiglio a Napoli per tre giorni alla settimana, e poi la riforma della Sanità (Veltroni), la riforma della Giustizia (Di Pietro) e infine più sicurezza, un punto su cui in campagna elettorale non si è insistito troppo. Si sono impegnati al riguardo solo Fini, e il solito Veltroni “lotta a tutte le mafie”, mentre Franceschini intende promuovere maggiori misure per la sicurezza stradale. Le promesse meno condivise sono quella di costruire il Ponte sullo stretto di Messina (iniziativa esclusiva del Cavaliere) e l’estensione dell’assicurazione sugli infortuni alle casalinghe (un’idea veltroniana). A scorrere la lista c’è da essere ottimisti, vinca uno o l’altro il cittadino sulla carta risulta sempre vincitore. Sperando che il prossimo premier non passi alla storia come l’eroe di Collodi.


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