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Prove tecniche di governo
di STEFANO CALICIURI

[23 apr 08] A poco meno di una settimana dall’insediamento delle Camere, il presidente del Consiglio in pectore Silvio Berlusconi sta delineando la nuova squadra di governo. Più che sui nomi, i dubbi rimangono sulle quote da assegnare ad ogni componente della coalizione. Ovviamente il nodo più intricato è quello della Lega Nord, dopo che Umberto Bossi ha reso pubblico l’accordo che assegnerebbe al Carroccio tre ministeri più Calderoli vicepremier. In verità, l’esternazione di Bossi sembra più che altro una mossa preventiva per scompaginare i piani del Pdl e poter, eventualmente, rinfacciare in futuro a Berlusconi di non aver mantenuto i patti. Insieme al Senatur, i due che certamente dovrebbero accompagnarlo nell’incarico governativo sarebbero Maroni e Calderoli. L’incognita invece è legata a Roberto Castelli: l’ex ministro di Grazia e Giustizia vorrebbe provare la scalata al Pirellone. Ma perché questo accada il governatore Formigoni dovrebbe accettare un incarico in seno al nuovo Parlamento. Per lui si profilava un’importante ipotesi ministeriale: Sanità o Interni, ma visto che il coltello lo sta tenendo ben saldo dalla parte del manico, la richiesta è cambiata. Ora l’aspirazione è di andare ad occupare la seconda carica dello Stato: la presidenza del Senato.

Mentre la Lega Nord tira la corda da un lato, i piccoli cercano di resistere dall’altro. Sanno, infatti, che ogni posto in più assegnato ai “nordisti” corrisponderà ad uno in meno per loro. Se a Lombardo spetterà la nomina di un paio di sottosegretari, Alessandra Mussolini spera ancora in un suo “ripescaggio” ministeriale. Ieri ha diffuso alle agenzie di stampa un simpatico comunicato: “A.A.A. laureata in medicina e chirurgia, pluriennale esperienza politica a livello europeo, nazionale e amministrativo, ottime e consolidate qualità relazionali, specializzata in tematiche sociali, temperamento combattivo, ottima conoscenza di inglese e francese, bella presenza, offresi per incarico di ministro con o senza portafoglio. Esclusi perditempo. Trattative quasi riservate”. Come dire: “Buttiamola pure in caciara ma solo perché non ho voglia di perdere tempo con bilance e bilancini”.

Anche il ministero della Giustizia è un dilemma. Nessuno sembrerebbe disponibile a sacrificarsi sull’altare di Magistratura Democratica, perché in fondo il pensiero dominante all’interno del Pdl ed alleati è che appartenere ad uno schieramento di centrodestra sia “difetto imperdonabile” secondo gli “addetti ai lavori”. Matteoli, La Russa, Castelli, Maroni: tutti in tempi diversi sono stati contattati per verificarne l’eventuale disponibilità, ma tutti avrebbero risposto che preferirebbero occuparsi d’altro. L’ipotesi tecnica di transizione, giusto il tempo di dare vita alla riforma, potrebbe dunque essere la strada maestra da percorrere. Così come per la Sanità che, per motivi diversi legati più che altro a questioni di competenza, dovrebbe essere assegnata ugualmente ad un tecnico-politico, ovvero un personaggio di secondo piano dell’agone politico ma di grande spessore nel campo della ricerca sanitaria. Sembrerebbe anche sciolta la riserva circa i collegi di elezione di Berlusconi e Fini. Quest’ultimo confermerà l’Emilia Romagna, mentre il Cavaliere, dopo un’attenta analisi delle liste e degli esclusi, avrebbe optato per il Molise.


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