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Ingrid Betancourt: misteri e motivi di una liberazione
di ANGELO M.
D'ADDESIO
[08 lug 08] Dopo sei anni, quattro mesi e nove giorni di prigionia, Ingrid Betancourt, uno dei simboli della storia colombiana, fatta di sofferenze, sequestri, scandali presidenziali e proteste è tornata in libertà, insieme con altri quattordici ostaggi (tre contrattisti dell’esercito Usa, sette alti effettivi dell’esercito colombiano e quattro alti membri della polizia colombiana). Un’operazione pensata da tre mesi dall’esercito colombiano, ovvero da quando erano stati individuati i movimenti di Ingrid e dei suoi carcerieri, grazie alle strumentazioni fornite dagli Usa con il Plan Colombia e dalle strategie in stile Mossad, fornite da Israele. Chiedersi come e perché è stata liberata Ingrid Betancourt significa interrogarsi sul presente e sul futuro dell’ex senatrice e quindi su quello del suo Paese. Il ministro della Difesa colombiana Santos ha spiegato i dettagli di un’operazione denominata “scacco matto” dove alcuni luogotenenti delle Farc sono stati ingannati da un falso comunicato del nuovo leader, Alfonso Cano, attratti in un elicottero dell’esercito camuffato, per un presunto spostamento dei prigionieri e poi bloccati dalle forze colombiane in quel di San José de Guaviarie.
Tutto è anche testimoniato da un video diffuso dall’esercito volutamente per smentire le voci di un accordo. E’ difficile però pensare alle Farc così ingenue ed arrendevoli ed è altrettanto facile che, dopo la morte del fondatore Marulanda, l’assassinio dei suoi vice Raul Reyes e Ivan Rìos, le divisioni interne che hanno portato alla resa di importanti luogotenenti come Nelly Avila Moreno e Pablo Montoya, ci sia chi propenda per accordi, esili garantiti o richieste, forse premature, di amnistia oppure aspiri solo a soldi facili per la fabbrica del narcotraffico. Ecco perché le Agenzie simpatizzanti delle Farc, sottolineano tutti gli scabrosi motivi politici e militari che avrebbero portato ad una liberazione così tempestiva e la Radio Svizzera Romanda ha accolto l’arrivo di Ingrid in Francia, con la notizia di un possibile riscatto di 20 milioni di dollari pagato congiuntamente dagli Usa, magari con la partecipazione francese. La cosa certa è che senza una lotta così feroce di Uribe e le sue mirate alleanze, le Farc sarebbero ancora in piedi e che anche per questo, lo scorso 2 luglio si è aperta una nuova pagina nella storia colombiana. Le richieste pressanti di pace, la mobilitazione affinché gli altri 700 ostaggi ancora in mano alle Farc vengano liberati o rilasciati sono molto forti. Nessun riflettore potrà essere spento sugli altri prigionieri delle Farc, né su Ingrid, di cui il 48 per cento dei cittadini colombiani in un sondaggio sul quotidiano colombiano El Pais chiede la candidatura per le presidenziali del 2010.
Lei glissa intelligentemente, valorizzando il suo ruolo di ambasciatrice di pace (che la candida al Nobel), invitando alla solidarietà, tutti gli Stati per un accordo umanitario e politico in Colombia, creando primi contatti con i Paesi vicini avversi come Ecuador (Ingrid ha gettato acqua sul fuoco, dicendo che Correa è un amico della Colombia e che i due Paesi devono trovare una nuova intesa) e Venezuela. Ingrid ha detto di volersi dedicare solo alla famiglia, eppure a Bogotà ha dichiarato apertamente che non gli dispiacerebbe tornare alla politica attiva, pur smentendo la candidatura alla presidenza ed ha ringraziato il presidente Uribe, lodando la sua strategia dura e sottolineando come la sua rielezione sia stata una panacea per la Colombia. Un parere che va oltre la mera cordialità, visto che Uribe è tuttora nell’occhio del ciclone per una compravendita di voti che avrebbe permesso la modifica della Costituzione e quindi la sua rielezione. E’ stata rapita la vecchia Ingrid anti-uribista, propensa al contatto con le Farc ed è ritornata la nuova Ingrid che guarda ad una Colombia “americana ed europeista” quindi internazionale più che sudamericana e che sembra voler salvare della stagione dell’“Uribismo”, il ruolo forte del governo nella sicurezza, nella lotta al narcotraffico ed alla guerriglia, proponendo per la nuova Colombia, una maggiore attenzione ai temi socio-economici ed una stagione senza l’ombra del paramilitarismo (cui è accusato di essere vicino Uribe e parte dello stato maggiore dell’esercito), sotto il segno della modernità e dell’autonomia. La nuova stagione di Ingrid, rende la sua liberazione, importante per tutti, dalla Colombia all’intero continente sudamericano, dagli Usa alla Francia e forse proprio per questo sarà destinata a rimanere piena di misteri.
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