In gran parte del mondo industrializzato, essere giovani rappresenta un valore aggiunto. Vuol dire essere dinamici, intraprendenti, curiosi. Ma anche capire il proprio tempo e adoperarsi per migliorare il mondo con la grinta e la tenacia di chi ha ancora tutta la vita davanti. Questo è vero in tutti i settori della vita e dovrebbe esserlo ancora di più in politica, ambiente che si nutre di nuove idee e senza queste spinte propulsive diventa asfittico e autoreferenziale. In Italia il trend sembra invertito: la gioventù è considerata un difetto da cui ci si corregge di giorno in giorno. Un luogo comune recita che questo accade perché le nuove generazioni sono deboli e prive di idee.
Per dimostrare il contrario, un’intera generazione, quella nata negli anni Settanta, è pronta e mettersi in gioco con formazione e competenza. La raccolta di interviste curate da Stefano Caliciuri e contenuta nel volume Giovani nel merito (Rubbettino editore, ppg. 108, 12 euro, da oggi in libreria) vuole essere un appello ai nostri governanti perché non brucino irrimediabilmente la generazione che hanno allevato. Ma allo stesso tempo vuole fornire proposte concrete in grado di rispondere ai bisogni del nostro tempo. Undici profili. Undici proposte. Undici Giovani nel merito, non “figli di…”, ma capaci di formarsi e crescere con mezzi propri. Francesco Pasquali, Amedeo Canale, Daniele Capezzone, Beatrice Lorenzin, Daniele Fabbro, Simone Baldelli, Laura Ravetto, Marco Casella, Mauro D’Attis, Nicola Formichella, Carlo Stagnaro, affrontano le maggiori criticità dell’Italia del presente proponendo soluzioni liberali al servizio dell’Italia del futuro.