Global Talking - Una rubrica di Barbara Mennitti

[19 giu 08]

Italiani, più telefonini per tutti

Meglio un paio di scarpe trendy o un telefonino di ultima generazione? Gli italiani sembrano non avere dubbi e scelgono il secondo. Almeno secondo quanto riferiscono le statistiche contenute nella relazione annuale della Banca d’Italia, che fotografa i cambiamenti delle abitudini di spesa delle famiglie italiane fra il 2000 e il 2007. Stiamo diventando un popolo che spende sempre più in tecnologia e comunicazione, complice anche la progressiva diminuzione dei prezzi del settore, a discapito dei beni più tradizionali come il vestiario, lo svago, le vacanze, le sigarette e anche la cultura e l’istruzione.

Nonostante i tempi “di magra”, infatti, i dati di Bankitalia fanno registrare un’impennata impressionante della spesa delle famiglie nel settore delle comunicazioni. L’aumento registrato è di oltre il 70 per cento, dato che ha fatto passare la spesa complessiva dai 19 miliardi di euro del 2000 ai quasi 33 del 2007. Questo nonostante l’inflazione nel settore sia stata negativa per il 26 per cento. Sembra, anzi, che sia stato proprio il calo dei prezzi ad ingolosire gli italiani, facendo volare i consumi. E non è un dato che sorprende, basta guardarsi in giro o entrare in uno dei tanti punti Tim o Vodafone sparsi per il Paese per rendersi conto che fra l’italiano e il telefonino c’è una storia d’amore eterno. Come testimonia anche il fatto che l’Italia detiene il primato del più alto numero di cellulari in rapporto alla popolazione. In netta crescita anche i consumi degli articoli audiovisivi, di quelli fotografici e dei computer. Nei sette anni in questione la spesa è cresciuta del 19,5 per cento, raggiungendo la cifra ragguardevole di 24,3 miliardi di euro, anche in questo caso nonostante l’inflazione sia scesa del 6,4 per cento.

Ma vediamo quali sono i settori che hanno fatto le spese di questo boom di acquisti tecnologici. Primo fra tutti, e questa è una buona notizia, il settore dei tabacchi dove in questi sette anni i prezzi sono cresciuti di un esorbitante 49 per cento e la spesa degli italiani è diminuita del 7,1. Stesso discorso per abbigliamento e calzature che hanno registrato un aumento costante dei prezzi fino ad arrivare ad un +15,9 per cento. La spesa in questo settore è scesa del 3,2 per cento, ma bisogna sottolineare che, in entrambi i casi, al netto dell’inflazione il dato sarebbe molto più vistoso. In crisi anche le vendite di mobili ed elettrodomestici: i prezzi sono aumentati del 13,1 per cento, mentre la spesa nel settore è passata dai 43,2 miliardi del 2000 ai 41,5 del 2007.

Ma la vera Cenerentola dei consumi delle famiglie italiane è la cultura: libri e giornali risentono evidentemente della concorrenza spietata di internet e tv. Il calo della spesa è pari a un drastico 8 per cento a fronte di un’inflazione del 18 per cento. Diminuiscono dell’1,5 per cento, ma al netto di un’inflazione del 23 per cento il dato è molto più incisivo, anche le spese per l’istruzione, le vacanze organizzate e i servizi ricreativi e culturali. Insomma, stiamo diventando un popolo di incolti tecnologici? Forse no. In fondo anche su Internet le offerte culturali ed educative sono molteplici, variegate e spesso interattive. Forse è solo la cultura che sta cambiando forma.

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