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[25 mar 08]
Ricette per un
biennio di fuoco
Da molto tempo - comprensibilmente - e almeno per altre tre settimane
piene - ancora più comprensibilmente - tutta la nostra attenzione è
stata e continuerà ad essere concentrata sul momento elettorale. Forse,
però, è il caso di fare un piccolo esercizio ulteriore, e di cominciare
a ragionare sulla fase che si aprirà dopo le elezioni, chiunque ne
risulti vincitore. In questo senso, non ha affatto torto Silvio
Berlusconi quando dice di essere preoccupato all'idea di tornare al
governo: in effetti, oltre ad una crisi economica mondiale di
proporzioni gigantesche, il nuovo esecutivo e la nuova maggioranza
dovranno anche fare i conti con una serie impressionante di insidie
interne.
Dopo un anno da questo voto, cioè nel 2009, ci saranno infatti le elezioni europee (con un sistema integralmente proporzionale, e quindi con un forte incentivo alla frammentazione, alle spinte centrifughe e alla disarticolazione dei partiti maggiori) e anche i referendum elettorali (se per caso li si volesse evitare, non basterebbe una legge elettorale qualunque: per non andare al voto, occorrerebbe accogliere la direzione di marcia referendaria e comunque non stare al di sotto dell’“asticella bipartitica” fissata dai quesiti). Un altro anno dopo, nel 2010, sono previste sia le elezioni regionali (un duro test sulla solidità della coalizione vincitrice delle politiche che, per non avere grane, dovrà aggiudicarsi almeno la metà più una delle regioni), sia gli eventuali referendum di Beppe Grillo, se il comico genovese dovesse raccogliere le firme (può raccoglierle da metà ottobre 2008 e consegnarle tra fine 2008 e metà gennaio 2009: in questo caso, la Consulta si pronuncerebbe a inizio 2010, e il voto si svolgerebbe tra aprile e giugno di quell'anno).
In dettaglio, per restare sull'iniziativa di Grillo, al di là dei quesiti sull'ordine dei giornalisti e sui finanziamenti all'editoria, il cuore del “pacchetto” sarebbe la richiesta di abolizione della legge Gasparri. Roba da mettere il Paese a ferro e fuoco, di tutta evidenza. E anche qui, altrettanto evidentemente, non basterebbe cambiare qualche virgola alla legislazione vigente: o si accoglie pienamente il senso del quesito, oppure si va allo scontro nelle urne. Tertium non datur. Per tutte queste ragioni, il vincitore delle elezioni farà bene non solo - ovviamente - a cercare di governare al meglio, ma anche ad aprire subito il cantiere delle riforme costituzionali e - con esso - un ombrello in grado di proteggere la legislatura dalle intemperie politiche. Può essere un modo saggio di impostare un biennio davvero delicatissimo.
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