(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza
Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com
Francia, Sarkozy
in tv
“Un discorso umile”. Un titolo che nasconde un giudizio articolato. La
stampa francese viviseziona temi e risposte del colloquio. Lo fa
Liberation, in un articolo in cui divide punto per punto gli argomenti
discussi. Mentre
Le Figaro si lancia nell’analisi. Sarkozy ammette di aver commesso degli
errori ma si dice determinato a condurre in porto le riforme.
Cinquantacinque, ne ha messe in cantiere, perché la nostra è una società
complessa e tutto si tiene. Sul suo intervento anche il punto di
Le Monde, che pare guardingo nel giudicare il nuovo stile del
presidente: modesto sì, non è apparso più quel prestigiatore che ogni giorno
tirava fuori un coniglio dal cilindro e tuttavia schiavo di quelle riforme
che sono la sua trincea politica. Critica, ovviamente,
l’opposizione: nessun annuncio concreto, ha sintetizzato la Royal. A
completare la situazione, l’ultimo sondaggio di Le Parisienne (citato da Le
Figaro), secondo il quale i francesi vorrebbero il centrista Bayrou come
capo del governo a Matignon. Cioè il principale avversario di Sarkozy: altro
che coabitazione.
Eliseo, il
bilancio del primo anno
Dal trionfo al disamore. E’ la parabola sarkosiana raccontata dal dossier
preparato da Le Figaro che approfondisce il bilancio del primo anno. Una
rapida discesa nel gradimento degli elettori, dopo la grande speranza che
essi avevano riposto nella “rottura”.
Il dossier ripercorre i mesi turbolenti, dalla luna di miele culminata
nella grande vittoria alle politiche e dalla costituzione di un governo
innovativo, passando per le frizioni con il suo primo ministro, ai sondaggi
che lo hanno visto in caduta libera, al tentativo di questi giorni di
rispolverare la sua immagine riformista, nonostante i francesi non appaiano
più troppo affascinati dalla “rottura” (e sempre ammesso che la vittoria di
un anno fa sia stata determinata solo da una voglia di discontinuità
rispetto all’esperienza di Chirac). Un lungo archivio che prende le mosse
dalla straripante vittoria elettorale e si conclude con l’intervista
televisiva di giovedì scorso. Un anno, appunto.
Berlino vota per
salvare l’aeroporto del “ponte aereo”
“Adesso la parola passa al popolo. Non ci faremo imbavagliare”. La campagna
referendaria è giunta al termine e 2 milioni e mezzo di berlinesi aventi
diritto al voto daranno domenica la loro opinione sulla chiusura
dell’aeroporto di Tempelhof, il terzo aeroporto berlinese che la giunta
guidata da Klaus Wowereit (Spd e Linke) ha già deciso di chiudere.
L’importanza storica dello scalo è dovuta soprattutto alla storia del ponte
aereo, a cavallo tra il 1948 e il 1949: per aggirare il blocco di Berlino
Ovest operato dai sovietici, gli americani realizzarono uno spettacolare
ponte aereo (Luftbrücke) che per quasi un anno rifornì la città di
viveri e generi di prima necessità, costringendo poi i sovietici ad
abbandonare la prova di forza. Dal fallimento della Blockade, si aprì una
nuova fase nel conflitto attorno a Berlino e, di fatto, il settore
occidentale si avviò verso una relativa tranquillità (almeno fino alla
costruzione del Muro nel 1961). Il quotidiano
Berliner Morgenpost dedica alla storia dell’aeroporto – più ampia del
capitolo del ponte aereo – un ampio dossier.
L’esito del voto referendario non potrà incidere direttamente sulla decisione del Senato berlinese. Potrà solo essere un elemento di pressione politica. E politica è diventata difatti la battaglia. Un passo indietro. Berlino ha tre aeroporti. La chiusura di Tempelhof, il più piccolo e oggi relegato ai voli regionali e privati, era stata già decisa dal precedente governo locale di Grande Coalizione (borgomastro: il cristiano-democratico Eberhard Diepgen) in favore della costruzione di un unico grande aeroporto internazionale alle porte della città. La giunta di sinistra guidata da Wowereit ha solo confermato quella decisione prevedendo per il nuovo aeroporto l’ampliamento e ristrutturazione dell’attuale scalo di Schönefeld. In sostanza, anche l’aeroporto di Tegel (ex Berlino Ovest) entro qualche anno chiuderà. Polemiche a parte sull’utilità di un unico grande scalo rispetto a tre più piccoli, la particolarità di Tempelhof ha infiammato l’opinione pubblica, divisa tra chi vorrebbe salvare l’aeroporto simbolo della storia cittadina e chi invece considera ormai superato un aeroporto cittadino, con piste piccole rispetto alle esigenze degli aerei odierni. Secondo il quotidiano di sinistra Taz, Tempelhof sta di nuovo dividendo Berlino e gli elettori voteranno secondo il sentimento e non secondo la ragione: si voterà pensando al ponte aereo e ignorando le questioni economiche. La vicenda, comunque, è scivolata in politica. La Cdu, che aveva condiviso la chiusura, ci ha ripensato e in campo negli ultimi giorni è scesa addirittura Angela Merkel. Il sindaco Wowereit ha fatto della difesa della scelta un punto fermo, sfidando l’apparente impopolarità. Il voto di domenica ci dirà come la pensano i berlinesi. Sentendo aria di sconfitta, il co-leader della Linke, Gregor Gysi, ha detto che il governo locale deve tenere conto dell’opinione della gente. Il sindaco, invece, assicura che tirerà dritto e accusa la cancelliera di ingerenza. Il Tagesspiegel racconta gli ultimi giorni di questa curiosa campagna referendaria e offre nei link collegati una serie di commenti e analisi.
Germania, nei
sondaggi crolla anche la Csu
Politica in transizione, anche in Germania. La caduta della Csu, la costola
bavarese della Cdu, sembra inarrestabile. La
Süddeutsche Zeitung rende noto l’ultimo sondaggio, secondo il quale il
partito orfano di Edmund Stoiber sarebbe al 44 per cento, ben sei punti
sotto la soglia della maggioranza assoluta. La Csu governa da sola
ininterrottamente la Baviera dal dopoguerra. Il dato metterebbe per la prima
volta in forse un governo conservatore nel Land più ricco della Germania. In
più il calo regionale della Csu potrebbe riflettersi negativamente nel
risultato complessivo di Cdu-Csu alle elezioni politiche del 2009. Angela
Merkel ha di che preoccuparsi. Gli
analisti politici mettono in relazione la crisi di fiducia nei
cristiano-sociali con gli ultimi controversi anni del governo di Stoiber,
con la debolezza della nuova leadership e con il più generale calo dei
consensi per i partiti tradizionali di massa. Problemi contingenti, dunque,
ma anche un’interessante questione strutturale che coinvolge l’intero
sistema partitico tedesco.
Ucraina, Julia
Tymoshenko ha i mesi contati?
Ritorniamo, di tanto in tanto, in Ucraina. La politica viaggia sempre sul
filo dell’instabilità e molti analisti sono convinti che il governo di Julia
Tymoshenko abbia i mesi contati. Le alleanze dei boiardi dell’economia si
modificano rapidamente alle spalle della politica e gli eterni tre leader in
campo – il capo del governo Timoschenko, il presidente della Repubblica
Yushchenko e quello dell’opposizione Yanukovic – proseguono una guerra di
tutti contro tutti (e tutti e tre contro i poveri ucraini) in vista delle
elezioni presidenziali del 2010. Guerra alla quale partecipano volentieri
tutti i capetti emergenti nei vari partiti e partitini. Risultato?
Instabilità continua. Vi ricorda qualche altro paese? Intanto dall’agenzia
di stampa
Unian un esempio dell’ultimo contrasto fra Tymoshenko e Yushchenko, a
testimonianza del fatto che l’alleanza arancione è ormai solo un ricordo,
mentre
l’ultimo contrasto concerne lo
State Property Found dell’Ucraina. Dalla rivista
Zerkalo Nedeli un’analisi approfondita di Yulia Mostova. E come sempre,
è il costume a dare il senso della crisi di un paese: leggete,
sempre da Unian, questo divertente reportage dal concorso Miss Ucraina:
pettegolezzi, invidie, raccomandazioni e concorrenza fra lingua russa e
ucraina.
Chernobyl, 22
anni fa
Intanto, il ventiduesimo anniversario dello scoppio del reattore nucleare di
Chernobyl, offre a
Radio Free Europe l’opportunità di fare un bilancio dell’attività degli
ecologisti negli Stati dell’ex Unione Sovietica. Dopo la crescita dei
movimenti negli anni successivi al disastro nucleare, i risultati odierni
sono piuttosto magri. I movimenti si scontrano con regimi divenuti sempre
più autoritari. I destini ambientali di queste regioni sono sempre più a
rischio.
Le riflessioni di un filosofo sul mondo che cambia. _____________ Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere. _____________ _________________ IL POST I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione. _____________ IDEAZIONE DOSSIER Analisi, approfondimenti e reportage.
IDEAZIONE VINTAGE |
|
|
|
|
|
|