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TRANSEUROPA. UN CONTINENTE IN PRIMA PAGINA



[31 mag 08]
Chissà se la nuova diplomazia italiana appena insediatasi alla Farnesina vorrà riprendere una sua politica nei confronti dell’Europa dell’est. Ai tempi dei due precedenti governi Berlusconi, le parole furono tante, i fatti un po’ meno. E con il duo D’Alema-Prodi non sono arrivate neppure le parole: calma piatta. Il rischio, piuttosto concreto, è di trovare la piazza già affollata e di misurare ancora una volta l’occasione perduta. Non giova ai rapporti con la Romania la tensione che nelle ultime settimane l’Italia mostra indiscriminatamente verso la propria immigrazione e anche gli altri Paesi dell’area orientale e sud-orientale ci osservano con qualche preoccupazione.

Sarkozy punta ad est.
Chi invece sembra aver invertito la rotta rispetto agli anni passati (per di più riprendendo le linee guida di una politica estera tradizionalmente rivolta ad est) è la Francia. Il presidente Nicolas Sarkozy, dopo aver dovuto ridimensionare il progetto di un gruppo ristretto che rilanciasse le politiche dell’Europa mediterranea per l’opposizione della cancelliera Merkel, si è dedicato all’est. In preparazione del semestre di presidenza europeo, prima ha lanciato segnali di apertura all’Ucraina, poi in visita a Varsavia ha dichiarato di voler aprire il mercato del lavoro francese ai lavoratori provenienti dall’Europa centro-orientale (Bbc) e ha proposto alla Polonia un partenariato strategico (Le Monde). Finisce così l’incubo dell’idraulico polacco, così presente ai tempi del presidente Chirac, e si apre una nuova stagione: Sarkozy ha intenzione di offrire il partenariato strategico anche alla Repubblica Ceca, nella riunione del gruppo di Visegrad che si terrà a Praga a metà giugno. Se si somma il nuovo attivismo francese alla ormai consolidata presenza tedesca, per l’Italia si fa dura.

Ma la corruzione corrode le loro economie.
Tuttavia lo scenario est-europeo appare meno in salute rispetto a qualche anno fa. Del rallentamento economico (dovuto soprattutto all’assalto dell’inflazione) abbiamo parlato la settimana scorsa. Questa volta invece si torna sul tema della corruzione, non più confinata alle solite nazioni di Romania e Bulgaria. Anche il resto dei nuovi membri, sostiene l’Economist, soffre dello stesso male.

Il pentolone bollente del Caucaso.
Mentre il presidente Dmitry Medvedev ha fatto i suoi primi viaggi all’estero, facendo tappa in Kazakistan e in Cina (chi vuole capire capisca, quelli di
Rian aiutano) la situazione in Caucaso rimane elettrica e trova spazio nelle diverse salse: all’Izvestia si chiedono quali conseguenze potrebbe avere per Mosca una riunione delle due repubbliche dell’Ossezia, quella del Nord, che fa parte della Federazione Russa, e quella del Sud, formalmente dipendente dalla Georgia, de facto indipendente. Il precedente dell’indipendenza del Kosovo nei Balcani rischia di rimbalzare con pericolose conseguenze sino nel Caucaso. La Nesavissimaya Gazeta parla di una vera e propria guerra d’informazione contro la Russia dopo la pubblicazione di alcuni sondaggi firmati Gallup secondo cui oltre il 62 per cento dei cittadini armeni avrebbe una posizione negativa nei confronti di Mosca. Il giornale russo dà voce ad alcuni esperti che mettono l’accento sul fatto che i risultati di certe ricerche devono essere presi con le molle e i punti di partenza sono sempre piú motivati politicamente. Tra Armenia e Russia i rapporti sono sempre stati relativamente buoni e a qualcuno in Occidente non è andato giù che nella piccola repubblica non ci sia stato un regime change favorevole e il gruppo di Levon Ter Petrossian sia rimasto alle recenti presidenziali a bocca asciutta. E’ in ogni caso la partita sempre aperta tra Russia e Georgia a dominare i commenti. Il sito russo Gazeta.ru cita Alexei Muchin, direttore del centro sull’informazione politica di Mosca, secondo il quale la patata è talmente bollente che in questo momento non ha nemmeno senso che i due presidenti Medvedev e Saakashvili si siedano a un tavolo per cercare di risolvere i problemi. Tanto piú che a Tbilisi i problemi interni dopo le elezioni parlamentari vinte dal partito del presidente (qui il commento di Radio Free Europe) sono ancora tutti da risolvere. L’opposizione, scrive Eurasianet, ha annunciato di voler aprire un parlamento alternativo e le proteste contro elezioni che a pochi sono sembrate veramente democratiche continua, nota Civil Georgia (Quello che scrive l’Osce è tutto relativo, visti i fantomatici rapporti sullo sviluppo della democrazia in Kazakistan dove in parlamento vi è un solo partito rappresentato, quello di Nursultan Nazarbayev). L’analisi di Transition online, riassume il tutto.

Il grande gioco dell’Artico.
I rappresentanti di Danimarca, Russia, Canada, Stati Uniti e Norvegia si sono incontrati in Groenlandia per mettere a punto un compromesso che eviti la corsa all’oro nero nell’Artico. Con il progressivo riscaldamento della terra e il conseguente scioglimento dei ghiacci, l’area artica è divenuta obiettivo strategico di tutte queste nazioni che su tale spazio vantano diritti. La questione riguarda anche le rotte di navigazione futura, ma la concorrenza più agguerrita riguarda i diritti di sfruttamento delle aree petrolifere che sarebbero presenti nel sottosuolo artico. Dell’intera questione ci parla diffusamente il sito della Bbc. Dei contrasti che persistono, invece, ci racconta la Süddeutsche Zeitung.

All’Eurofestival spuntano nuove geopolitiche.
Da qualche anno il festival musicale Eurovision è diventato una sorta di barometro geopolitico del continente. L’Italia continua a non parteciparvi, snobbando l’evento in nome di una presunta superiorità musicale. In verità è un appuntamento trash, nel quale la qualità della musica spesso cede all’eccentricità dei cantanti, veri o presunti. Autoescludersi dalla partecipazione, tuttavia, lascia il nostro Paese al margine di una competizione alla quale bisognerebbe accostarsi con maggior rilassatezza, senza prenderla troppo sul serio. Quello che invece sembra funzionare, è l’alleanza più o meno strategica che lega le diverse nazioni, con solidarietà geografiche che non ci si aspetterebbe (tipo Repubbliche Baltiche e Russia o Croazia e Serbia), e con l’eterno confronto finale fra blocco orientale e blocco occidentale. La guerra fredda prosegue a ritmo di pop. Questa volta ha vinto la Russia. Qui rimandiamo allo speciale (in italiano) della rivista europea Café Babel.

Charme e lusso sovietico.
Si avvicina l’estate e il tempo dei viaggi. Dal continente arrivano nuove curiosità. Mosca è una delle mete più gettonate degli ultimi mesi. E nella capitale russa protagonista di una crescita impressionante, si è aperto il primo albergo della catena Hilton. Russia Profile ci racconta la particolare atmosfera di lusso sovietico che si respira nelle stanze restaurate.

(Ha collaborato Stefano Grazioli per il paragrafo sul Caucaso)


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