Da lunedì pomeriggio, gli spin-doctor della sinistra (e i loro alleati tafazziani del centrodestra) stanno diffondendo la "lieta novella" di un forte ridimensionamento della CdL alle ultime elezioni amministrative. Fino ad oggi non avevamo avuto il tempo di fare qualche conteggio serio, ma la sensazione che si trattasse della solita favoletta ad uso e consumo del partito trasversale degli analfabeti era abbastanza forte. Almeno da quando abbiamo sentito parlare di un serrato "testa a testa" tra Letizia Moratti e Bruno Ferrante per la poltrona di sindaco di Milano (basandosi sugli exit-poll taroccati dei soliti noti), mentre in realtà la sfida si era conclusa con un margine piuttosto comodo per il candidato del centrodestra. La Moratti ha vinto con 5 punti percentuali di vantaggio, esattamente lo stesso scarto registrato tra le due coalizioni nella provincia di Milano alle elezioni politiche di aprile. Per i più disattenti, si tratta di quasi 34mila voti di vantaggio (su 680mila espressi). Calcolando, poi, la semplice somma aritmetica dei voti raccolti dai partiti che alle politiche si sono presentati alleati, la CdL ha raccolto l'11,3% dei voti in più rispetto al centrosinistra. Se questo è un "testa a testa", Prodi è un bell'uomo.
Scottati dal caso-Milano, dunque, abbiamo deciso di comparare i risultati delle politiche 2006 con alcuni dati (omogenei geograficamente) di quest'ultima tornata amministrativa. Questa operazione è stata possibile soltanto per le elezioni regionali in Sicilia e per quelle provinciali che si sono svolte a Campobasso, Imperia, Lucca, Mantova, Pavia, Ravenna, Reggio Calabria e Treviso (sul sito del Viminale i dati delle politiche non sono disaggregati per comune, ma per provincia). Abbiamo semplicemente fatto la somma aritmetica dei voti ottenuti dai partiti della CdL e dell'Unione, disinteressandoci del risultato ottenuto dai candidati alla presidenza delle province. Quello che ci interessava, infatti, era cercare di capire i movimenti dell'elettorato dal 9-10 aprile ad oggi. Vale la pena di ricordare che, in ogni provincia, l'affluenza è stata sensibilmente inferiore a quella registrata alle elezioni politiche (il dato nazionale è inferiore al 60%, rispetto all'85% di aprile): circostanza che - di fatto - penalizza fortemente la performance del centrodestra. Ci aspettavamo un massacro, con la CdL in rotta in tutte le province esaminate e in forte arretramento anche in Sicilia. Ma è andata davvero come ci hanno raccontato?
Sicilia
Il forte calo della CdL alle regionali siciliane è una truffa mediatica.
Più o meno come il "testa a testa" di Milano. Alle politiche
di aprile il centrodestra (compreso l'esule di AN, Nello Musumeci), aveva
raccolto il 59,1% dei voti. Alle regionali (compreso Musumeci), la CdL è
arrivata al 58,2%. La grande offensiva dei professionisti dell'antimafia
contro Cuffaro e il macabro utilizzo di un cognome eccellente come quello
di Borsellino a fini elettorali, ha scalfito la maggioranza strutturale
del centrodestra in Sicilia di un misero 0,9%. Davvero un bel risultato...
UPDATE. Da StarSailor (che è meglio del sito del Viminale), scopriamo
che la somma dei voti di lista della CdL arriva al 61,5% (+1,4% rispetto
alle politiche), mentre l'Unione si ferma al 36,0% (-4,5%). Trend: CdL +5,9%.
Campobasso
Sommando i voti dei partiti alleati alle ultime elezioni politiche, il centrosinistra
ha raggiunto il 52,4% (contro il 53,4% di aprile), mentre il centrodestra
si è fermato al 45,6% (contro il 46,5% di aprile). Il vantaggio del
centrosinistra è dunque sostanzialmente stabile, ed è passato
dal 6,9% al 6,8%.
Trend: CdL +0,1%.
Imperia
Alle politiche, il centrodestra aveva raggiunto il 61,5% dei voti contro
il 38,4% della sinistra. Alle provinciali, la CdL è salita al 63,7%
mentre l'Unione è scesa al 36,3%. Il vantaggio per il centrodestra
è dunque passato dal 23,1% al 27,4%.
Trend: CdL +4,3%.
Lucca
A Lucca la CdL, che alle politiche aveva raccolto un sorprendente 48,8%,
crolla al 40,1% (complice anche la corsa in solitario della Lega e la candidatura
di un esterno che supera il 6%). In ogni caso, il vantaggio dell'Unione
cresce dal 2,1% al 13,4%.
Trend: Unione +11,3%.
Pavia
La CdL, che alle politiche aveva superato il 55%, non va oltre il 53,7%
(ed evita per un soffio il ballottaggio per la presidenza della provincia).
Cresce lievemente la sinistra, che passa dal 44,2% al 45,5%. Il vantaggio
della CdL scende dall'11,5% all'8,2%.
Trend: Unione +3,2%.
Ravenna
Le percentuali bulgare raggiunte dall'Unione alle politiche (64,0% contro
35,9%) crescono addirittura alle politiche (66,5% contro 33,2%). Il vantaggio
della sinistra sale dal 28,1% al 33,3%.
Trend: Unione +5,2%.
Reggio
Calabria
La CdL crolla anche a Reggio Calabria (l'unica provincia che ha cambiato
"colore" rispetto al 2001). Il 3,1% che separava le due coalizioni
alle politiche (51,3% contro 48,2%) è cresciuto fino al 16,8% (57,3%
contro 40,5%). La Calabria è sempre più rossa. Come un peperoncino.
Trend: Unione +13,7%.
Treviso
Se il Triveneto non ci fosse, il Berluska lo avrebbe già inventato.
La CdL, che già godeva di un ampio margine (+22,4%) a Treviso nelle
elezioni politiche (58,3% contro 35,9%), aumenta il vantaggio fino al 31,1%
(60,0% contro 28,9%). Senza contare la decina di punti percentuali raccolti
dall'ex leghista Panto che corre da solo.
Trend: CdL +8,7%.
Mantova
Centrosinistra in (lieve) crescita anche a Mantova, dove passa dal 51,1%
delle politiche al 52,1% delle provinciali. Questo dato, insieme al calo
della CdL dal 48,8% al 47,2%, porta il vantaggio dell'Unione dal 2,3% al
4,9%.
Trend: Unione +2,6%.
Conclusioni
Rispetto alle politiche, la CdL mantiene le proprie posizioni a Campobasso,
cresce in Sicilia, a Imperia e Treviso, perde qualcosa a Pavia e Mantova,
perde molto a Lucca, Ravenna e Reggio Calabria. Ferme restando tutte le
critiche possibili e immaginabili (e anche qualcosa di più) all'organizzazione
sul territorio dei partiti del centrodestra e al bizzarro metodo di selezione
della sua classe dirigente, i numeri ci dicono che in una tornata amministrativa
(come quella delle provinciali) in cui l'affluenza è stata inferiore
del 25% rispetto alle politiche, la CdL ha sfoderato una performance niente
affatto malvagia, che certifica uno stato di salute più che discreto
a livello nazionale. Cercheremo, nelle prossime settimane, di esaminare
in dettaglio l'andamento delle elezioni comunali, dove l'affluenza è
stata maggiore, concentrandoci soprattutto sui comuni minori, in cui il
centrodestra ottiene risultati molto più lusinghieri di quelli raggiunti
nelle grandi città. Aspettatevi sorprese.
(c)
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