I
conservatori hanno il loro candidato ufficiale. Il congresso dell'Ump
(Union pour une Mouvement Populaire) ha
designato
Nicolas Sarkozy
(51 anni) candidato ufficiale per il centrodestra nella corsa all'Eliseo. Si
confronterà con
Ségolène Royal
(53 anni), candidata ufficiale del
partito socialista
e con una lunga serie di altri pretendenti che daranno filo da torcere e
potranno condizionare il risultato finale della competizione. Tra tutti,
l'anziano leader dell'estrema destra
Jean-Marie Le Pen
(78 anni), cui i sondaggi assegnano consensi a due cifre e che già
cinque anni fa
sconvolse la corsa
all'Eliseo. Si voterà il 22 aprile, l'eventuale ballottaggio si terrà il 6
maggio.
Per la Francia è un momento molto importante, giacché l'elezione di aprile
metterà fine alla lunga
era di Jacque Chirac
e, con essa, di fatto alla generazione che (con Chirac appunto e soprattutto
con il suo predecessore Mitterrand) ha dominato la politica d'oltralpe per
quasi un trentennio. Che vinca Sarkozy o che prevalga la Royal, per la
Francia si apre una stagione nuova, nella quale saranno messe alla prova le
sensibilità di una generazione più giovane che è riuscita a scalzare i
vecchi notabili e a proporsi come protagonista per il presente e il futuro
del paese. Dopo la ripresa (almeno economica e di fiducia) della Germania,
anche la Francia sembra potersi disancorare da quello stallo istituzionale
al quale sembrava rassegnata. Qualunque sarà la direzione che prenderà la
politica francese, sarà aria fresca e farà bene all'Europa.
Non si ha difficoltà a definire Nicolas Sarkozy come uno dei politici
emergenti più brillanti d'Europa, e sicuramente il più brillante nella
costellazione del centrodestra continentale. Allo stesso tempo, non
condividiamo i giudizi tranchant che sono stati affibbiati dai commentatori
conservatori (anche italiani) alla candidata Ségolène Royal, viziati a
nostro parere da un eccesso di partigianeria. Sono due bei candidati che
danno lustro a una campagna elettorale che seguiremo con grande interesse e
che in qualche modo invidiamo un po', noi italiani, che sperimentiamo una
politica bloccata su leader anziani e su successori deboli e privi di
carisma e personalità.
E tuttavia ci sentiamo di affermare che tra i due candidati vi sia un
abisso. Sarkozy è un politico di razza, un leader di vedute ampie, che ha
preparato la corsa all'Eliseo con una strategia politca tanto spregiudicata
quanto decisa. E' nato per la politica, è ambizioso, lavora da anni con
l'obiettivo di sedere all'Eliseo, ha personalità da vendere, senso politico
ed esperienza amministrativa, qualità intellettuali, è dinamico, conosce
come pochi la macchina dei media, sfrutta tutti i sistemi di comunicazione,
soprattutto quelli più nuovi come internet e i blog. Ha anche superato,
seppur con qualche affanno, piccoli scandali familiari. Royal è arrivata
alla candidatura quasi per caso, più per esclusione che per proprie
capacità, anche se poi ha dimostrato di saper occupare con abilità la scena
mediatica. Sconta però una certa avventatezza in politica, specie quella
estera: nei recenti viaggi in Siria e Cina ha commesso alcune gaffe
rilevanti. Non sono ancora chiari i contorni del suo programma e neppure i
punti chiave, il messaggio.
Sarkozy ha tre nemici, interni. Il primo nemico è l'altra faccia del suo
carattere: dinamico sì ma anche molto impulsivo. Ostentatamente sfacciato
con qualche compiacimento populista, verso di sé e verso i suoi cittadini.
Qualche volta eccede, e può spaventare l'elettorato. La concorrenza sulla
destra di Le Pen potrebbe innervosirlo, anche se come ministro degli Interni
ha dimostrato di saper mescolare durezza e malleabilità. Il secondo nemico è
Chirac, che resta un suo acerrimo avversario e che farà di tutto per fargli
perdere la corsa, anche se la nostra impressione è che il presidente in
carica abbia le polveri bagnate e dovrà badare a garantirsi qualche
salvacondotto per gli scandali che lo attendono una volta lasciata l'augusta
poltrona di presidente della République. Inoltre, gli altri colonnelli del
partito (con l'eccezione di De Villepin) si
sono schierati
ufficialmente al fianco di Sarkozy. Il terzo nemico è la Francia stessa, e
qui possono essere guai. La sua politica, considerata di rottura rispetto
alla tradizione repubblicana, può affascinare o respingere. Sarkozy è
filo-americano in un paese che chiama il computer “ordinateur”. E’ un
liberista in un paese che ama l’intervento pubblico nell’economia. E’ un
outsider rispetto a un establishment prodotto in serie da quella sorta di
accademia della crusca dell’amministrazione che è l’Ena.
La Royal può sfruttare il vento femminile che sembra spirare sulla politica in Occidente (la Merkel in Germania, l'ascesa di leader donne negli Usa, da Hillary Clinton a Nancy Pelosi) ma questa ci pare più una rappresentazione dei media che l'elettorato percepisce di meno. Ma se alla presenza mediatica riuscirà ad affiancare un programma in sintonia con le inquietudini dei francesi, la partita – che resta apertissima – sarà anche molto interessante.
(c)
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