Sarkozy o Royal, la Francia apre una nuova era politica
di Pierluigi Mennitti
[05 mag 07]


Comunque andrà a finire nel voto di ballottaggio, Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal hanno dato il via con questa campagna elettorale al duello che segnerà i prossimi anni della vita politica francese. Orfani prima di Mitterrand, adesso di Chirac, i transalpini hanno trovato nell’acceso confronto di questa primavera i due leader che governeranno i loro destini. In verità, forse ne hanno trovati tre, se l’accorta strategia del terzo uomo, il soprendente centrista François Bayrou, riuscirà a sfondare politicamente, dopo aver impensierito elettoralmente i due candidati forti: il suo Movimento democratico, il rassemblement che nascerà dall’Udf per aggregare tutte le forze centriste, nascerà giovedì prossimo. Ma per ora la partita è ristretta a due, il conservatore rivoluzionario che da tempo studia da presidente e l’affascinante madama che ha restituito ai socialisti l’onore perduto nelle presidenziali di cinque anni fa. Il voto del primo turno ha di fatto chiuso l’era Chirac, portandosi appresso anche tutti quei personaggi di contorno che hanno fatto, nel bene e nel male, la storia della Francia del secondo Novecento, dalle schegge più o meno impazzite del comunismo e del post comunismo al razzista-populista Jean-Marie Le Pen che solo la volta scorsa aveva centrato il ballottaggio, mandando in crisi il mondo socialista.

I sondaggi dicono Sarkozy. E lo dicono ancor di più dopo il confronto televisivo che ha opposto i due contendenti, incollato gli elettori al video così come li aveva incollati alle urne due settimane or sono. Un interesse straordinario per la nuova politica che ha strappato i francesi dall’apatia nella quale sembravano essere sprofondati. Avverrà anche da noi in Italia, quando finalmente la generazione più giovane riuscirà a prendersi la scena e a mettere in soffitta la vecchia guardia? Nel primo turno gli istituti che sondano le intenzioni di voto ci hanno preso quasi in pieno. Solo a Le Pen avevano lasciato qualche illusione in più, ma Sarkozy ha fatto il suo dovere sull’elettorato della destra, riassorbendo parte della rabbia che aveva gonfiato gli umori lepenisti. Dunque ci si può cautamente fidare, se il vantaggio per il conservatore è di nove punti a due giorni dal voto. Le Pen ha detto ai suoi di astenersi. Bairou ha suggerito ai suoi chi non votare (Sarkozy). Ma gli elettori sono restii a seguire i consigli interessati dei capi partito, l’ideologia è meno forte, l’appartenenza roba da secolo scorso, non seguiranno le indicazioni. Dunque stiamo ai dati: Sarkozy ha preso più di cinque punti di vantaggio al primo turno, sarà difficile batterlo. Difficile, non impossibile. E’ la speranza che tiene sulla corda gli aficionados di Ségolène, speranza che si trasforma in nervosismo nell’ultimo miglio.

Di Sarkozy abbiamo già detto tutto quello che c’era da dire. La sezione speciale di Ideazione, che potete leggere anche sul web, spiega vita e miracoli dell’uomo nuovo della politica europea. La sua eventuale vittoria promette di rimettere in moto il paese sia dal punto di vista economico che politico. Se la Francia si rimette a correre, come ha fatto la Germania, l’Europa potrà crescere a due motori, rasserenarsi, riallacciare un rapporto sereno con l’altra sponda dell’Atlantico, affrontare con determinazione e senza rancore le sfide difficili di questi anni. La Royal ha fatto già tanto. Ha dimostrato di non essere scesa in campo solo per mostrare un volto grazioso. Ha saputo recuperare dalle gaffe e dagli errori, ha gettato sul piatto la sua grinta e la sua personalità. E’ in svantaggio ma può ancora vincere. Ha anche cominciato a far politica, a buttare giù qualche idea, a lanciare una traccia di quello che potrà essere il socialismo nel Ventunesimo secolo. Se si pensa che solo pochi mesi fa il partito socialista francese non sapeva che pesci prendere, e che in paesi come la Germania e l’Italia il socialismo sembra essere entrato in un vicolo cieco, non è poco. Tifiamo Sarkozy, ma siamo invidiosi di una Francia che ha saputo sbloccare il proprio sistema politico. Chi l’avrebbe mai detto qualche anno fa?

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