Il sospetto che
l’Unione Europea non sia veramente europea viene a galla sempre più
spesso. “Eurabia” è un termine ormai famoso, inventato dalla
giornalista Bat Ye’Or e lanciato in Italia da Oriana Fallaci, per
indicare la progressiva islamizzazione della politica e della
società europea. Adesso arriva anche Eurrs, acronimo che sta per
Unione Europea delle repubbliche socialiste sovietiche. Ma non è uno
scherzo, né una provocazione fine a se stessa: è un fatto storico.
Ce lo spiega un libro documentatissimo scritto dall’ex dissidente
sovietico Vladimir Bukovskij e dal giovane ricercatore russo Pavel
Stroilov, edito da Spirali questo mese: l’Unione Europea è un
progetto avviato nel 1987 in linea con gli interessi sovietici. Il
26 febbraio 1987 il Comitato centrale del Pcus decise la sua
politica europea per gli anni a venire. L’Urss era già in crisi da
due anni per il ribasso dei prezzi petroliferi e non reggeva la
corsa agli armamenti rilanciata da Reagan. Gorbaciov aveva bisogno
della tecnologia e degli aiuti occidentali per far sopravvivere
l’Unione Sovietica.
Fu in questo contesto che il
Cremlino mise da parte la sua ostilità al processo di
integrazione europea e concepì il progetto di Casa comune
europea: istituzioni comuni per le “due Europe” e un unico
sistema misto socialista-democratico dall’Atlantico agli
Urali. Il piano poteva avere successo solo formando un
fronte comune con i socialisti democratici europei.
L’intento del progetto, ovviamente, era quello di
conquistare l’egemonia ideologica sovietica sull’Europa ed
espellere del tutto l’influenza americana. “Non penso sia
compito nostro aggiungere qualcosa all’esperienza
socialdemocratica – ricordava Gorbaciov ad Alessandro Natta,
allora segretario del Pci – Dovremmo cercare punti di
contatto, è anche possibile arrivare a temporanee alleanze.
Ma sono i comunisti la vera alternativa ai partiti
borghesi”. I socialisti democratici di tutta l’Europa
occidentale, soprattutto Mitterrand e i socialdemocratici
tedeschi, aderirono con entusiasmo al progetto sovietico per
la Casa comune europea. Ma non solo i socialisti furono
attratti dal “nuovo” corso del Cremlino: anche i centristi
Kissinger, Valéry Giscard d’Estaing, Yasuhiro Nakasone e
David Rockefeller appoggiarono il progetto di Gorbaciov,
tanto da proporre un allargamento del futuro sistema comune
al Giappone e in qualche misura anche agli Stati Uniti in
modo da costituire un unico blocco politico per l’emisfero
settentrionale.
Da qui si spiega il disappunto
o lo scetticismo mostrato dalle classi politiche occidentali
di fronte alle rivoluzioni pacifiche dell’Est europeo. I
popoli dell’Est “rovinarono” tutti i piani di avvicinamento
tra i due blocchi concepiti alla fine degli anni Ottanta. In
piena disgregazione del blocco orientale, Mitterrand
scriveva a Gorbaciov che “ragionando freddamente, è
interesse della Francia che nell’Europa dell’Est esista una
forza centrale. Se ci sarà un crollo, se torneremo alla
situazione che esisteva da voi prima di Pietro il Grande,
sarebbe una catastrofe storica”. I documenti pubblicati in
Eurrs sono solo la punta di un iceberg. Bukovskij e Stroilov
sono riusciti a recuperare centomila pagine di memorandum,
rapporti, trascrizioni di conversazioni, ordini e resoconti
di riunioni, tutti segretissimi e provenienti dalla
Fondazione Gorbaciov di Mosca. Stroilov ha messo in gioco la
carriera (e anche la sua libertà) per procurarseli:
riuscendo ad entrare nel database della Fondazione e
spedendoli a gruppi all’amico Vladimir a Cambridge. Adesso
Pavel Stroilov, che ha rischiato di essere scoperto e
incriminato, vive in Inghilterra e ha definitivamente
cambiato patria: dopo due anni è riuscito ad ottenere
l’asilo politico che inizialmente gli era stato negato.
Abbiamo incontrato Bukovskij e Stroilov a Milano, in
occasione della presentazione del loro rocambolesco lavoro.
E abbiamo iniziato col chiedere a Bukovskij cosa ne pensa
del nuovo corso dell’Europa. Visto che due vecchi leader
europeisti come Schröder e Chirac sono ormai in pensione e
due nuovi leader, quali Sarkozy e Brown sono più scettici
nei confronti del progetto.
La Casa comune europea di
sovietica memoria è definitivamente fallita? “Il progetto è
fallito – ci risponde Bukovskij – ma siccome stiamo parlando
di un governo non responsabile di fronte all’elettorato, la
costruzione della Casa comune sta continuando imperterrita.
È un progetto che è stato bocciato dall’opinione pubblica in
tutti i modi: è fallito nel referendum, è un fallimento
economico, è fallito perché sta creando una corruzione
immensa. Sarkozy e Brown non fermeranno questo processo.
Sarkozy non si oppone al progetto di costruzione di uno
Stato europeo, è solo un po’ più conservatore e prudente
rispetto al suo predecessore. Non ha mai detto di essere
contrario all’Unione Europea. Stessa cosa per Brown:
mantiene una posizione molto forte contro l’introduzione
dell’euro in Gran Bretagna. Se non altro non vuole essere
privato di tutti gli strumenti fondamentali che gli
permettono di controllare l’economia. Con l’adozione
dell’euro si rinuncia al controllo dell’economia e ci si
affida a una politica economica decisa da altri. Ma è contro
l’Unione Europea in sé? Non mi sembra. Non lo ha mai detto.
Probabilmente solo i conservatori sono realmente consapevoli
del pericolo e vogliono esplicitamente fermare questo
assurdo processo di costruzione europea. Assurdo, perché è
assolutamente inutile che si continui a dichiarare la
necessità di ‘rinnovare il processo costituente’ quando
l’opinione pubblica l’ha già bocciato più e più volte”.
L’Europa dell’Est, invece,
sembra più scettica. Forse proprio perché genuinamente
anticomunista. Ed è l’anticomunismo polacco ad esser messo
sul banco degli accusati dagli intellettuali e dai media
italiani e occidentali in generale. Ora, paradossalmente, il
nuovo governo democratico polacco, diretto discendente dei
dissidenti antisovietici degli anni Ottanta, è accusato di
condurre una caccia alle streghe. Mentre l’ex dittatore
Jaruzelski, che governò col pugno di ferro dal 1981 al 1988
(e che una caccia alle streghe la condusse per davvero, ai
danni dei dissidenti di Solidarnosc) viene difeso dalla
stampa, anche quella italiana, come “salvatore della
patria”. Si dice che se non avesse imposto la legge
marziale, la Polonia in subbuglio sarebbe stata invasa dai
sovietici, come la Cecoslovacchia tredici anni prima. Ma
Bukovskij, documenti alla mano, smonta questa tesi:
“Ridicolo. I documenti che ho anche pubblicato in ‘Gli
archivi segreti di Mosca’ (Spirali, Milano 1999, ndr)
dimostrano che l’Unione Sovietica non aveva nemmeno preso in
considerazione l’idea di invadere la Polonia.
In compenso ci sono altri
documenti che attestano l’esistenza di una campagna di
disinformazione per far credere agli americani e agli
europei occidentali che esistesse il pericolo di
un’invasione, così da legittimare il colpo di Stato.
Jaruzelski arrivò persino a telefonare a Mosca, prima di
prendere il potere, chiedendo l’aiuto delle truppe
sovietiche, nel caso l’esercito polacco si fosse rifiutato
di rispondere agli ordini. Mosca gli rispose che doveva
cavarsela da solo. Jaruzelski negò tutto al momento della
pubblicazione del mio libro in Polonia, ma non mostrò mai
prove contrarie. Né si deve credere ai piani di invasione
che sono stati pubblicati su diversi giornali per dimostrare
che il suo ruolo fu utile a salvare la Polonia da
un’eventuale aggressione sovietica. Quelli erano piani di
emergenza, elaborati al momento della nascita di
Solidarnosc. Per metterli in pratica, l’Urss avrebbe dovuto
mobilitare almeno duecentomila riservisti, sequestrare
camion al settore agricolo e mettersi sul piede di guerra.
Solo pochi mesi dopo gli stessi piani furono accantonati.
Alla fine del 1980 era già chiaro a tutti che Mosca non
aveva più alcuna intenzione di intervenire nella crisi
polacca. Nel 1981 nessuno discusse questa possibilità”.
Per salvarci da un’Europa che
calca le orme del vecchio regime, tratta direttamente con la
Russia saltando a piè pari gli interessi dei nuovi membri
liberati dal comunismo, Bukovskij suggerisce un progetto
alternativo a Eurrs: un’unione euro-atlantica. L’iniziativa
deve partire dagli Stati Uniti, i quali “devono capire che
l’Unione Europea è un progetto ideologicamente ostile e che
urge un ripensamento della politica europea. Per fare ciò
occorre agire in maniera vigorosa e chiara, altrimenti
l’Europa sarà condannata a un nuovo incubo ideologico, dal
quale stavolta gli Stati Uniti potrebbero non essere in
grado di tirarla fuori”. Ci viene spontaneo, però, chiedere
a Bukovskij se è possibile avere fiducia nell’attuale classe
dirigente americana. E anche da questo punto di vista, l’ex
dissidente mostra tutto il suo scetticismo. Stando a quanto
scrive Michael Ledeen in “The War Against the Terror
Masters”, Bukovskij negli anni Ottanta incontrò l’ex
direttore della Cia, Bill Casey, per presentargli un piano
di azione contro l’Unione Sovietica. Casey gli rispose
“Penso che il piano sia perfetto. Meglio che non lo faccia
vedere alla Cia, perché lo rovinerebbero”.
Adesso un
esponente della vecchia burocrazia della Cia, Robert Gates,
è segretario alla Difesa. “Credo che sia un netto
peggioramento – ci spiega Bukovskij – Non conosco bene
Robert Gates, ma ho avuto uno scontro molto duro con lui
all’epoca del collasso dell’Unione Sovietica. Nel 1991 Gates
era direttore della Cia e dichiarò che il collasso dell’Urss
era molto pericoloso, perché non sapeva che fine avrebbero
fatto le sue numerose testate nucleari, chi le avrebbe
controllate e come. Io gli risposi per iscritto, sul New
York Times, che non lo capivo: Gates si sentiva al sicuro
quando tutte le armi nucleari sovietiche erano nelle mani di
una cinquantina di leader comunisti che volevano distruggere
l’America? E quando le armi nucleari sono controllate da
governi democratici responsabili di fronte ai parlamenti e
all’opinione pubblica, allora c’è da aver più paura?”. E il
tandem George Bush-Condoleezza Rice? “Bush
è troppo assorbito dalla ‘guerra contro il terrorismo
globale’ e trascura tutto il resto. Ha completamente
dimenticato quel che è la Russia e la considera persino un
alleato nella guerra contro il terrorismo islamico: un
concetto completamente sbagliato, fondato su un grave errore
di analisi. Il suo segretario di Stato, in questo secondo
mandato, è Condoleezza Rice, che io ho conosciuto molto bene
all’Università di Stanford. All’epoca della Guerra Fredda
era sinceramente anti-sovietica e anticomunista. Ma da
quando è arrivata alla Casa Bianca, sembra che abbia
iniziato a ragionare come Bush senior. È una costante: la
gente cambia quando arriva al potere”.
(c)
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