Il cancelliere
di ferro Otto von Bismarck non ne sarebbe stato entusiasta. Da
qualche giorno un suo pronipote, il conte Carl-Eduard von Bismarck,
46 anni, deputato della Cdu al Bundestag, è su tutte le prime pagine
dei quotidiani tedeschi per un primato non proprio invidiabile:
essere il deputato più pigro e assenteista di tutto il Parlamento.
Subentrato nel maggio 2005 agli sgoccioli della precedente
legislatura, l’augusto pronipote è stato poi eletto direttamente a
settembre dello stesso anno nella regione più a nord della Germania,
lo Schleswig-Holstein. Ma al Bundestag l’hanno visto poco: ha
marcato visita a più della metà delle sedute parlamentari, dodici su
ventuno. E non è il caso di usare il condizionale: a testimoniarlo
ci sono i resoconti stenografici delle sedute plenarie. Il caso è
stato sollevato dal quotidiano di Lubecca, Lübecker Nachrichten, e
portato alla gloria nazionale dalla prima pagina della Bild: il
pronipote-conte non s’è visto a nessuna delle sedute importanti che
hanno caratterizzato la legislatura in corso. Assente durante il
dibattito sulla fondamentale riforma del sistema sanitario, uccel di
bosco nel delicato voto per l’invio dei Tornado in Afghanistan.
Momenti nei quali la sua Cdu (che fu anche il partito del più famoso
prozio) avrebbe avuto bisogno, se non del suo sostegno, almeno del
suo voto.
E i cristiano-democratici non fanno quadrato attorno a lui. Anzi. La notizia sembra aver aperto un vaso di pandora, almeno in quella fetta di partito che lavora e opera nell’Herzogturm-Lauenburg, il collegio elettorale che ha eletto Carl-Eduard al Bundestag, una lunga lingua di brughiera che si estende tra Lubecca e il delta dell’Elba. A prenderla più sul serio sono i giovani del partito che, per bocca dei loro rappresentanti, hanno chiesto senza troppe cerimonie le dimissioni del pronipote del primo cancelliere di Germania. “Non possiamo più sopportare le sue assenze al Parlamento, nel collegio elettorale e neppure le sue promesse mancate ai cittadini di questa regione” tuona uno dei giovani leader di area, un certo Christopher Voigt. “Il vaso è colmo, non ne possiamo più, è stato eletto per fare politica, non per curare i propri interessi” gli fa eco Sebastian Bigdon, un altro responsabile giovanile. Se i giornali accusano Carl-Eduard von Bismarck di disertare le aule berlinesi, quelli della sua zona rincarano la dose contestandogli il disinteresse per l’attività politica nella sua regione. E rivelano un’assidua presenza a New York, dove vivono moglie e figlio. Il pronipote prova a difendersi. Manda a dire che le sue assenze sono giustificate da un certificato medico che esibirà al momento opportuno. Vittima di un grave incidente stradale, il Bismarck giovane avrebbe trascorso gli ultimi tempi in clinica per dolorose cure di riabilitazione alla schiena.
E se le scartoffie dei resoconti stenografici parlamentari lo accusano da un lato, quelle dei medici lo assolveranno dall’altro. Poi rispedisce le critiche ai mittenti, e in particolare a un certo Klaus Schlie, segretario cristiano-democratico del suo collegio elettorale, che starebbe brigando contro di lui fin da quando, nel 2002, venne preferito per la candidatura al Bundestag. Quando c’è di mezzo un nobile, i litigi assumono sempre un tono surreale. Tanto più che a sbirciare senza indulgenza la biografia del famoso prozio, quell’Otto che trasformò la Prussia da uno Stato vassallo dell’Austria in una potenza mondiale moderna, si scopre che anche la sua carriera di aristocratico e di politico sembrava tutt’altro che promettente. Studi approssimativi, disprezzo per la carriera militare, insofferenza per il lavoro di funzionario statale, abitudini personali discutibili. Lo salvava un’incrollabile, ferrea ambizione. Difficile però da rintracciare nei certificati medici del suo pronipote.
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