Il futuro
dell’ambiente è stato al centro del G8 appena tenutosi in Germania.
La crisi dello smaltimento dei rifiuti è uno degli snodi delle
politiche del territorio nel Mezzogiorno. Ci sono state nelle ultime
settimane vere e proprie inondazioni di parole. Pochi si sono
accorti, però, che una soluzione concreta sta diventando la molla
perché anche da noi si introduca una tecnologia nuova per l’Italia,
ma non per paesi come il Giappone e la Germania: la pirolisi. Questa
è una delle conclusioni più importanti, sotto il profilo tecnologico
ed economico, delle linee guida sulle migliori tecnologie in fatto
di smaltimento dei rifiuti nel rapporto congiunto della Commissione
interministeriale dei ministeri dell’Innovazione, presentate
(nell’ignoranza dei non addetti ai lavori e nel silenzio dei media)
poco più di un mese fa, a Palazzo Vidoni, dai ministri Luigi
Nicolais e Alfonso Pecoraro Scanio. Occorre “promuovere – dice il
documento - uno o più progetti guida su pirolisi e combustione di
bassa temperatura dei rifiuti solidi urbani con sperimentazione di
piccole unità di smaltimento (dell’ordine di una decina di
tonnellate al giorno) da sperimentare sul campo per realtà
rappresentative di piccoli bacini”.
La
pirolisi, infatti, non produce diossine (a differenza degli
inceneritori), allo stesso tempo trasforma il 90 per cento
del rifiuto in energia senza bruciarlo (a differenza del
solo 50 per cento degli inceneritori - la parte restante
deve essere depositata nelle discariche), è riproducibile in
economia di scala ed è conveniente finanziariamente. Il
documento è arrivato in un momento in cui la Campania
rischiava un’epidemia e sul Lazio grava la minaccia di
diventare una seconda Campania, quando a fine anno verrà
chiusa la discarica di Malagrotta (nei pressi di Roma); la
Giunta regionale non è riuscita a varare un nuovo piano di
smaltimento di rifiuti ed a ottenerne l’approvazione
governativa. Il documento Nicolais-Pecoraro Scanio tratta
della riduzione dei rifiuti solidi urbani tramite la
reintroduzione di vuoti a rendere (così come facevano i
nostri padri) o la promozione di punti vendita di beni
liquidi sfusi “alla spina” (per esempio i detersivi), la
riduzione degli imballaggi per le bibite soprattutto nella
ristorazione, un servizio di compostaggio domestico e la
raccolta dei rifiuti “porta a porta”.
Nel
documento si enfatizza l’esigenza di diffondere la raccolta
differenziata. Da un lato, però, è difficile cambiare le
abitudini degli italiani, nel breve termine. Da un altro, al
Sud e nelle isole, laddove la raccolta differenziata è
minima sarà difficile risolvere l’emergenza solo con questi
indirizzi programmatici. Lo ammette lo stesso documento,
aprendo la porta alla nuova tecnologia. In Germania vi sono
due stabilimenti di pirolisi:a Hamm (di proprietà del
colosso dell’energia elettrica tedesco Rwe) e a Burgao. Nel
mondo gli stabilimenti sono più di quaranta ed hanno dato
buona prova. È tema “tecnico”? O è la politica che i
cittadini si aspettano in questo primo scorcio di
Ventunesimo secolo?
(c)
Ideazione.com (2006)
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