Nel vuoto di Ground Zero la vita continua
di Domenico Naso
[11 set 07]

E’ il cuore pulsante di una delle metropoli più rumorose al mondo eppure il silenzio è raggelante. Persino le squadre di manovali che stanno lavorando per la ricostruzione sembrano meno chiassose del normale. E’ la prima impressione che regala il World Trade Center, l’area di Manhattan su cui sorgevano le Torri Gemelle. Sono passati sei anni dall’11 settembre 2001, dal duplice schianto degli aerei, dalle scene di morte e disperazione, dalla reazione compatta e rabbiosa degli Stati Uniti. Eppure, nonostante il tempo trascorso, ciascuno di noi ricorda esattamente quel pomeriggio italiano di fine estate, i luoghi, le persone con cui eravamo, le sensazioni, la paura, il dolore. Non si può dimenticare l’evento che ha segnato l’inizio del XXI secolo e ha cambiato, forse per sempre, il corso della Storia.

Il pellegrinaggio a Ground Zero è incessante: i turisti affollano lo slargo recintato scattando nervosamente fotografie, quasi a voler bloccare in un’istantanea le incertezze del mondo. E’ gente proveniente da ogni angolo del pianeta quella che con le mani stacca un pezzetto di recinzione per fotografare anche i lavori di ricostruzione, segno di un’attività frenetica volta a riempire il vuoto (fisico e spirituale) di Ground Zero. Un ragazzo francese depone un fiore accanto alla rete metallica, una donna musulmana in chador scorre l’interminabile lista delle vittime. Qualcun altro si fa fotografare accanto alle inferriate per sentirsi parte della Storia. Viviamo nell’epoca dell’immagine e quella fotografia, mostrata a parenti ed amici al ritorno in patria, sarà il simbolo della vacanza, più della foto alla Statua della Libertà o quella scattata dall’alto del Rockfeller Center.

Ma la memoria non sempre è genuina e sincera. Ne è testimonianza la ronzante presenza di venditori di fotografie dell’attacco alle Torri. Sono decine, tutti dotati di raccoglitore a mo’ di catalogo da sottoporre all’attenzione del turista di turno. E in un luogo laicamente sacro come Ground Zero non è esagerato paragonare la scena a quella dei mercanti nel Tempio di biblica memoria. Ma nessuno li scaccia, nonostante il cattivo gusto di mercanteggiare il dolore. D’altronde New York e l’intera nazione hanno ricominciato a vivere già da un pezzo, pur senza dimenticare un solo fotogramma di quella terribile giornata.

E infatti il segno della vita che continua è lì, qualche metro più sotto. Una rampa di scale divide il tempo che si è fermato da quello che incessante prosegue il suo corso. E’ la stazione del treno che ancora si chiama World Trade Center da cui partono i treni metropolitani diretti a Newark. “Welcome to the World Trade Center”, recita un disadorno e quasi anonimo schermo. Sembra un controsenso, una forzatura. E invece non lo è, perché nonostante il silenzio irreale e il vuoto lasciato dal crollo delle Twin Towers, a Ground Zero la vita continua.

 


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