Domina l'incertezza dopo la notte elettorale
dal nostro inviato Pierluigi Mennitti
[01 ott 07]
Kiev (Ucraina) - Nella notte di Kiev, man mano che gli exit poll precisano i contorni del responso delle urne, si materializza il risultato tanto temuto: nessuna chiara vittoria e il rischio che lo stallo politico si perpetui nelle prossime settimane. Il Partito delle Regioni del premier uscente Viktor Yanukovic arriva primo, ottiene un lusinghiero 35 per cento ma difetta di capacità coalizionale. Avrebbe il diritto di giocare la prima carta e provare a formare il nuovo governo ma al momento solo i comunisti si dichiarano pronti ad appoggiarlo. Anche per l’uomo più legato alle nostalgie del passato, sarebbe un’alleanza mortale, un abbraccio destinato a tagliargli le gambe per le future ambizioni. Scambio di ruoli nel campo avversario. Julia Timoschenko può essere considerata la vera vincitrice di questo voto. Il suo “Blocco” ha raggiunto il 31,5 per cento, andando anche oltre le previsioni più ottimistiche. Hanno giocato a suo favore i mesi di opposizione al “piccolo inciucio” tra Yuschenko e Yanukovic e la massiccia dose di populismo con cui ha giocato la campagna elettorale: dalla parte della gente contro il potere politico. È riuscita a recuperare gran parte dei delusi della rivoluzione arancione e oggi è nelle condizioni di dettare il gioco al presidente della Repubblica.
Yuschenko è il vero sconfitto. Per lui una pagina amara dal punto di vista personale. Ha pagato il fallimento della politica riformista che aveva promesso dopo la vittoria ottenuta sulla piazza arancione di Maydan e il rapporto ambiguo con il suo rivale Yanukovic. Il 13 per cento ottenuto dal blocco arancione è un risultato deludente. E tuttavia il bandolo della matassa resta nelle sue mani. Prima di tutto perché tocca al presidente decidere a chi affidare l’incarico di formare il nuovo governo. E poi perché quel 13 per cento rappresenta comunque l’ago della bilancia dei fragili equilibri post elettorali. Potrà pendere verso una ritrovata alleanza con Julia Timoschenko. Oppure orientarsi verso una coabitazione con l'eterno rivale Yanukovic.
Per capire gli sviluppi politici dei prossimi giorni, bisogna però tenere presente le tante, troppe variabili di questo paese. Innanzitutto gli interessi economici degli oligarchi, che finanziano e condizionano partiti e leader politici. Da questo punto di vista risulta del tutto impropria la divisione che si fa sulla stampa europea e statunitense tra campo filo-occidentale e campo filo-russo. Gli interessi e le alleanze di questo ambiente influente e oscuro non conoscono coordinate geografiche. Poi giocheranno un ruolo decisivo le ambizioni presidenziali dei leader in campo. Il nuovo presidente sarà eletto fra due anni e tutto si muove in funzione di quel voto. Il mercato delle vacche è aperto e Yuschenko può tentare la risalita alleandosi con il miglior offerente. Una nuova alleanza arancione, con Timoschenko al governo e Yuschenko candidato per un secondo mandato? O un governo di grande coalizione, guidato da un tecnico vicino al partito delle Regioni, con i due eterni rivali pronti a sfidarsi ancora una volta nel 2009? Ma in questo caso come faranno a reggere l’ascesa che pare irrefrenabile di Julia Timoschenko?
Ecco dunque che il risultato di ieri lascia l'Ucraina nel pieno di una crisi politica che può solo approfondirsi, se gli attori in gioco non saranno capaci di trovare una rapida soluzione. La situazione stride con una società in forte sviluppo e con un’economia in pieno boom ormai da qualche anno. E mentre nelle stanze istituzionali si susseguono gli incontri ufficiali tra i politici, resta sempre aperta la tentazione della piazza. Si dice che i blu sarebbero pronti a marciare su Kiev se gli sviluppi politici non saranno di loro gradimento. Ma anche i militanti degli altri partiti non abbandonano i gazebo elettorali piazzati qua e là nella capitale. Leggende metropolitane si susseguono per le strade di Kiev. La notte elettorale è passata tranquilla ma il mattino si annuncia nebbioso e incerto.
(c)
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