Sarkozy, lineamenti di Ostpolitik
di Alessandro Marrone
[12 ott 07]
Nella sua visita a
Mosca, avvenuta il 9 e 10 ottobre, il presidente francese Sarkozy ha avuto
modo di parlare a lungo con il suo omologo Putin. Quello che si sono detti i
leader di due delle tre maggiori potenze dell’Europa continentale non si sa
esattamente, ma ciò che è filtrato pubblicamente offre importanti spunti di
riflessione. La presidenza Sarkozy si è rapidamente contraddistinta anche
per la linea molto più ferma adottata nei confronti della Russia, rispetto
all’acquiescenza del predecessore Chirac. Il nuovo presidente ha apertamente
contestato a Putin le limitazioni imposte ai diritti civili e politici in
Russia ed una certa “brutalità” della Russia nell’agire sul mercato delle
risorse energetiche. Il contestuale avvicinamento francese alle posizioni
americane su diversi temi, a partire dalla questione iraniana, ha
ulteriormente urtato il nazionalismo russo, e non deve perciò stupire che un
giornale moscovita abbia titolato il suo pezzo sull’arrivo di Sarkozy a
Mosca “La visita del vassallo dell’America”.
In questo clima i due presidenti hanno parlato soprattutto di Iran,
ammettendo l’esistenza tra loro di una certa “divergenza di analisi”. Come
riporta l’International Herald Tribune del 10 ottobre, sebbene Sarkozy abbia
“elogiato Putin come una persona pragmatica e non dogmatica, che ama il suo
paese”, il leader francese “ha riproposto la sua politica di sanzioni per
ottenere che l’Iran non si doti di armi nucleari”. Nel riaffermare che per
la Francia un Iran nucleare è inaccettabile, ha ribadito che occorre fare di
tutto per evitare che si arrivi alla fine alla drammatica scelta tra “un
Iran con la bomba o un bombardamento dell’Iran”. Mosca ha sempre osteggiato
le sanzioni all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, aiutando
inoltre Teheran a costruire l’impianto nucleare di Busherhr. Durante
l’incontro il presidente russo ha affermato che le sanzioni
radicalizzerebbero ulteriormente la posizione di Ahmadinejad. Con la sua
comprovata abilità diplomatica, Putin ha così strumentalizzato una mezza
verità per sostenere una mezza bugia. Se è generalmente riconosciuto nella
comunità internazionale che un attacco militare occidentale all’Iran
coalizzerebbe intorno alla posizione radicale di Ahmadinejad un ampio
sostegno popolare, non ci sono motivi per credere che l’adozione di sanzioni
sortirebbe lo stesso effetto. Anzi, i rincari dei prezzi dei beni di consumo
e la difficile situazione economica in cui versa l’Iran anche a causa delle
attuali sanzioni Onu sono una delle cause del forte calo di popolarità
dell’attuale leadership iraniana, ed un ben studiato ed efficace
rafforzamento del blocco da parte occidentale potrebbe indebolire
ulteriormente la posizione di Ahmadinejad, posizione che è già radicale di
per sé e non certo a causa delle recenti sanzioni.
Sarkozy ha dato del tu a Putin rivolgendosi al leader russo, come sembra
andare di moda nei vertici mondiali da qualche anno a questa parte, come al
“mio amico Vladimir”. La cordialità tra i due presidenti e l’accento posto
sulle questioni che vedono Parigi e Mosca d’accordo non hanno tuttavia
nascosto le differenze di vedute, ad esempio su Iran e Kosovo. Anzi, come
riporta Le Figaro dell’11 ottobre, “prima di lasciare Mosca Sarkozy ha
voluto incontrare i membri dell’associazione Memorial, impegnata nella
difesa dei diritti umani in Caucaso”. Inoltre in conferenza stampa,
riferisce sempre Le Figaro, interpellato sulla sua vicinanza alle posizioni
americane e sul bisogno di un mondo multipolare, il presidente francese ha
risposto che “io sono un amico degli Stati Uniti, ma amico non vuol dire
vassallo. Il mondo d’oggi non può essere retto da una sola potenza, e potrei
dire la stessa cosa per quanto riguarda la Russia riguardo ai suoi vicini”.
Questa stoccata alla “politica di vicinato” russa, basata sulla forza e
l’intimidazione, è forse uno dei segni più importanti della nuova politica
francese verso la Russia e l’Est europeo. Mentre Chirac ebbe l’arroganza di
commentare a proposito delle posizioni dei paesi dell’Europa orientale che
“i nuovi membri dell’Unione hanno perso una buona occasione per tenere la
bocca chiusa”, Sarkozy si è molto impegnato, in ambito comunitario e
internazionale, per riprendere un buon rapporto con Varsavia, Praga e le
altre capitali dal Baltico ai Balcani. Non a caso prima di partire per Mosca
Sarkozy ha ricevuto all’Eliseo il presidente polacco ed il primo ministro
ceco, entrambi ai ferri corti con la Russia per la loro adesione al progetto
americano di costruzione dello scudo antimissilistico, considerato da Putin
una minaccia.
Secondo un’analisi pubblicata da Le Monde il 9 ottobre, “Sarkozy attribuisce
grande importanza al punto di vista dei paesi dell’Europa centrale, tanto
che sta ridefinendo la stessa posizione francese nei confronti della
Russia”. Le Monde nota inoltre come Sarkozy è recentemente stato anche in
Ungheria e in Romania, affiancando Angela Merkel “nell’adottare toni più
critici nei confronti di Mosca e nel mostrare pronta solidarietà verso i
vecchi satelliti dell’ex Urss”. Probabilmente Sarkozy mostra tale
comprensione verso le ragioni dei paesi dell’Est europeo anche per avere il
loro consenso alla nuova versione del Trattato sulle istituzioni europee,
che Parigi e Berlino ritengono fondamentale per far uscire l’Ue dallo stallo
in cui si trova dal 2005. Per contenere il ritorno della pressione russa
sull’Europa e per avere una Unione europea più forte e funzionale, non resta
dunque che sperare che la nuova politica franco-tedesca abbia successo. E
rammaricarsi della scomparsa politica dell’Italia dal contesto europeo
registrata da un anno a questa parte.
(c)
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