La geografia del "no"
di Stefano Caliciuri
[30 maggio 05]

I francesi hanno deciso: la Costituzione europea, così com’è, non va bene. E per questo l’hanno bocciata attraverso il referendum di domenica 29 maggio. Il 54,86 per cento dei votanti, dunque, non ha minimamente tenuto conto degli accorati appelli di Chirac e Sarkozy che invece avrebbero voluto una ratifica popolare del Trattato. Per la prima volta nella sua storia la Francia ha votato no ad un referendum: non era mai successo fino a ieri, neanche per altre consultazioni di stampo europeista come l’adesione al trattato di Maastricht o l’accettazione dell’ingresso del Regno Unito. Guardando la geografia del voto, un dato appare subito evidente: politologi, sociologi e commentatori, che alla vigilia davano per vincente il sì, hanno sbagliato previsione perché hanno preso a campione la sola città di Parigi senza tenere conto di tutte le zone periferiche. Infatti, tra i soli tredici dipartimenti in cui ha prevalso la fiducia verso l’Europa, proprio il Settantacinquesimo (quello della capitale) ha ottenuto il picco assoluto di preferenze: 66,45 per cento di favorevoli alla Costituzione.

Situazione del tutto capovolta invece a Calais, estremo Nord transalpino, naturale punto di collegamento con l’isola britannica e probabilmente anche per questo fortemente influenzata e permeata di scetticismo: il 69,50 per cento dei residenti non ha accettato i contenuti del documento di unità continentale. Oltre al dipartimento del Basso Reno, che ha Strasburgo per capoluogo e quindi “euro-parassita” per natura, per trovare un’altra porzione omogenea di Francia favorevole alla Costituzione bisogna spostarsi nell’estremo occidente, nei dipartimenti atlantici, dove i Sì hanno prevalso mediamente di due punti percentuali; Rodano e Alta Savoia chiudono la lista dei dipartimenti a sostegno della ratifica, ma rappresentano soltanto due sparute isolette all’interno di un immenso arcipelago di no.

Guardando l’andamento del referendum anche all’interno delle colonie è interessante notare come solo la città di Réunion (per la statistica: grazie al fuso orario è stato il primo posto al mondo in cui è stato effettuato un acquisto con la nuova moneta comunitaria) si è espressa contro la Costituzione europea, mentre è stata avallata da tutti gli altri possedimenti (Guyana, Guadalupa, Martinica e Saint Pierre). Nonostante il 59 per cento dei francesi abbia dichiarato di aver votato non pensando alla politica interna ma pensando esclusivamente alla Costituzione europea, un francese su tre lo ha fatto con l’esclusivo intento di dare un giudizio all’operato del governo.

Di conseguenza, la bocciatura della Costituzione europea ha avuto come reazione immediata il cambio di equilibri all’interno dell’ormai ex governo Raffarin. Chirac vorrebbe nominare come primo ministro Nicolas Sarkozy, ma il leader dell’Ump potrebbe rinunciarvi, vedendo attorno a questa mossa la volontà di estrometterlo dalla corsa all’Eliseo della primavera del 2007. D’altronde, un recente sondaggio ha dimostrato che avrebbe l’appoggio del 38 per cento dei francesi; soltanto uno su sette invece ridarebbe la fiducia a Chirac. La scalata alla poltrona di capo dello Stato sembrerebbe, a questo punto, una partita interna ai conservatori, visto che il primo tra i socialisti, Lionel Jospin, si ferma al 20 per cento dei consensi.

30 maggio 2005

stecaliciuri@hotmail.com



 


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